Chiesto rinvio a giudizio per falsa invalida che percepiva 827 euro al mese

Chiesto rinvio a giudizio per falsa invalida che percepiva 827 euro al mese

Redazione

Chiesto rinvio a giudizio per falsa invalida che percepiva 827 euro al mese

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lunedì 08 Ottobre 2012 - 12:40

La Procura ha chiesto il rinvio per una falsa invalida di Venetico che percepiva da anni 827 euro al mese. La donna risultava invalida al 100% ma la Polizia l'ha filmata mentre usciva da sola, attraversava la strada e faceva la spesa. Lo stesso provvedimento avanzato per la figlia che l'avrebbe aiutata ad ordire la truffa.

Per lo Stato era invalida al 100%, praticamente non era in grado di badare a se stessa e condurre una vita normale. E per questa sua condizione d’infermità totale una 73enne di Venetico percepiva dal primo gennaio 2005 una pensione d’invalidità di 827 euro mensili compresi 487 euro a titolo d’indennità d’accompagnamento. In realtà la signora conduceva una vita abbastanza normale come hanno potuto accertare gli uomini della Digos che l’hanno seguita e filmata La donna usciva da casa senza alcun accompagnatore, attraversava la strada e faceva la spesa. Gli investigatori l’hanno pedinata per giorni dopo una segnalazione giunta all’INPS di Messina. La 73enne complessivamente dal 2005 ad oggi avrebbe indebitamente percepito dall’istituto di previdenza 64.000 euro. Ora il sostituto procuratore Camillo Falvo ha chiesto il rinvio a giudizio per la falsa invalida e per la figlia 50enne, accusata di aver sostenuto la madre nell’ordire la truffa ai danni dell’INPS.
Ma potrebbero emergere anche responsabilità a carico dei medici che hanno rilasciato i certificati in cui riportavano una serie di patologie da cui la donna sarebbe stata affetta. A seguito di queste certificazioni sarebbero stati tratti in inganno il consulente nominato dal giudice del lavoro di Messina ed il giudicante che le ha riconosciuto la indennità di accompagnamento.
La donna, al cospetto del consulente tecnico che doveva verificare le sue condizioni, avrebbe simulato una totale compromissione delle sue facoltà mentali, mostrandosi disorientata e del tutto estranea rispetto all’ambiente che la circondava e mostrando segni di grave demenza. La figlia avrebbe inoltre riferito che la madre aveva difficoltà nel parlare, che la situazione era peggiorata nel tempo e che ormai trascorreva le sue giornate in casa rifiutandosi di uscire e di relazionarsi con altre persone. Circostanze che però sono risultate totalmente false a seguito delle indagini compiute dalla Digos poiché la donna, come dimostrato dai filmati, usciva di casa per sbrigare le faccende personali senza alcun accompagnatore

5 commenti

  1. E pensare che la truffa è sostanzialmente depenalizzata … Basse pene, prescrizione breve .. avanti così

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  2. Ma non capisco perche non rendere pubbliche le liste di chi prende pensioni di invalidità, almeno si avrebbe un maggior controllo quello dei cittadini.

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  3. Non riesco a capire la differenza che passa tra una pensione di invalidità percepita fregando l’inps ed una pensione di anzianità raggiunta con i benefici dell’esposizione all’amianto, sempre fregando l’inps. Forse perchè a falsificare le carte non sono semplici dottori ma personaggi di grosse aziende che non si possono toccare neanche con il pensiero, e non tralasciando che la maggior parte di questi pensionati (grazie all’amianto e a qualche curriculum fasullo che attesta l’esposizione) ancora lavora come consulente oppure in nero.

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  4. “Ma potrebbero emergere anche responsabilità a carico dei medici che hanno rilasciato i certificati in cui riportavano una serie di patologie da cui la donna sarebbe stata affetta.”
    Domando al giornalista che ha scritto l’articolo “perchè potrebbe”, quei medici che hanno rilasciato i certificati sono i prima che vanno messi alla sbarra e giudicati e magari radiati dall’albo perchè due sono le cose, o non sanno fare il loro mestiere o hanno rilasciato certificati falsi macchiandosi di falso ideologico e truffa. Basta con mettere solo in evidenza il “falso invalido-a” , è scontato che ci stanno dei complici che devono ugualmente essere messi alla berlina e non “potrebbe emergere”.

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  5. ripristinerei le vergate nella schiena e i lavori forzati,ma vistà l’età della –signora- da tramutare in lavori sociali proprio ha contatto con i veri portatori di handicap che lei stessa ha truffato ed umiliato.Per tutti gli altri complici ci vorrebbe il licenziamento in tronco col minimo della pensione e possibilmente un po di galera.

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