Quel "posto occupato" da una donna che non c'è più. Massacrata dalla violenza

Quel “posto occupato” da una donna che non c’è più. Massacrata dalla violenza

Rosaria Brancato

Quel “posto occupato” da una donna che non c’è più. Massacrata dalla violenza

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domenica 11 Agosto 2013 - 07:49

Posto occupato è nato a Rometta, il 29 giugno, da un'idea di Maria Andaloro ed in meno di due mesi l'iniziativa ha fatto il giro del mondo raccogliendo adesioni ovunque. Il cartello con il logo-simbolo appare ovunque, dai banchi di un Consiglio comunale alla prima fila di un teatro o di un convegno, Per non dimenticare la strage.

Sabato 29 giugno 2013, anfiteatro della villa comunale di Rometta, due posti sui gradoni in prima fila occupati da un paio di scarpe rosse, un mazzo di chiavi, un cellulare, una borsa. Poi, una macchia rossa su un fondo bianco. Un foglio con sopra scritto: posto occupato. Quello è il posto occupato da una donna che non tornerà mai più ad occuparlo o non potrà mai farlo perché la violenza ha incrociato il suo sguardo, spegnendolo per sempre. Il primo posto occupato è proprio questo dell’anfiteatro della villa comunale di Rometta, la sera del 29 giugno. L’idea, il progetto che in meno di due mesi ha attraversato l’Italia e l’oceano per diffondersi a macchia d’olio è della messinese Maria Andaloro, editore della rivista online “La Grande Testata”. Quella sera d’inizio estate Maria ha messo sul posto di prima fila un paio di scarpe rosse per ricordare a tutti che quel posto sarebbe potuto appartenere ad una donna qualsiasi che però non c’è più. Perché è stata uccisa.

Maria Andaloro non vuole che si parli solo di lei ma di un progetto che “cammina sulle sue gambe”, o meglio, sulle gambe delle migliaia di persone che stanno aderendo, giorno per giorno, ovunque.

“Si occupa un posto in un cinema, un teatro, un treno, sulla metro o a scuola, per lasciare un segno della nostra presenza: con un giornale, una borsa, un mazzo di chiavi, un cappello. Quel posto è mio, tornerò ad occuparlo. Per molte, troppe donne, non sarà più così. Ciascuna di quelle donne, prima che un marito, un ex, un amante, uno sconosciuto decidesse di porre fine alla sua vita, occupava un posto nella società, sul tram, a scuola, in metropolitana. E noi quel posto vogliamo riservarlo a loro, affinché la quotidianità non lo sommerga, per simbolizzare un'assenza che avrebbe dovuto essere presenza se non ci fosse stato l'incrocio fatale con un uomo che ha manifestato la sua bestialità, ammantandola di un "amore" che altro non è che disprezzo. Con un definitivo e ultimo gesto per sancire un presunto diritto di proprietà”.

E’ nato così posto occupato, e in poche settimane è arrivato ovunque correndo in rete. Per aderire o saperne di più basta andare su postoccupato@lagrandetestata.com o su facebook, scaricare e stampare la locandina del “posto occupato” (il logo è di Magra Di Gennaro), e metterla sulla poltrona di un cinema, sul banco di scuola, sul posto in consiglio comunale, su uno dei posti al tavolo dei relatori, ai tavolini del bar, ovunque si voglia ricordare che là è il posto di una donna che è stata massacrata.

L’iniziativa è finita sulle pagine dei quotidiani nazionali e sull’Huffington post di New York, sta facendo il giro del mondo camminando attraverso i singoli posti occupati: una panchina, un posto in treno. Moni Ovadia ha dedicato un appello,Lorenzo Amurri, Roberta Torrem Alessandra Celletti hanno aderito all’iniziativa, ma al di là dei nomi noti è la bellezza delle adesioni singole che fa capire come ognuno di noi, con un gesto, può fare qualcosa per svegliare dall’indifferenza. Lo si può fare ad un singolo evento, (un festival, un concerto, un convegno, una mostra, etc) oppure a qualcosa di permanente. L’Università di Camerino ad esempio ha dedicato tre posti occupati (in biblioteca, in segreteria, in aula), a Giardini Naxos, San Pier Niceto ci saranno posti occupati in Consiglio Comunale, il sindaco Accorinti lascerà la sua poltrona, il Rotary di Catania ha acquistato tre sedie, il Giardino Corallo ha una sedia in prima fila, un supermercato di San Benedetto del Tronto ha un carrello occupato. La violenza cancella le donne dal posto al cinema, in ufficio, al teatro, in una sala d’attesa, in autobus e in aereo, nella panchina al parco e in auto. A casa nostra. Ci sono famiglie, madri, nonni, che riuniti davanti alla tv guarderanno quel posto vuoto sul divano occupato per anni da una donna, una figlia, una sorella, una zia, che qualcuno ha ucciso, bruciato, accoltellato, ferito a morte. Nonostante le denunce, nonostante le preghiere, nonostante gli appelli, nonostante ogni nonostante che si possa dire. Nonostante nessuno potesse immaginare che finiva così. Però è finita. Magari dopo 20 anni di botte o dopo un raptus. Però è finita e quel posto non sarà mai più occupato, quella ragazza non tornerà mai più sui banchi di scuola e non potrà mai occupare una stanza in un ufficio o un posto sul palcoscenico. Il guaio è che ce le scordiamo. Le notizie scorrono come l’acqua e dimentichiamo in fretta persino i nomi.

“Spesso la notizia finisce insieme a tante altre, frullata con 50 notizie e non se ne accorge più nessuno- dice Maria Andaloro- Spero che se questa iniziativa si diffonde i violenti si sentano accerchiati da Parigi a Lampedusa, vedendo dappertutto quei cartelli e si faccia qualcosa,oltre la legge, sul territorio, per la prevenzione, per cambiare la cultura, anche per aiutare chi compie questi gesti. Io non odio i maschi, odio la violenza che non ha un sesso. E’ violenza”.

In autunno sarà la volta dell banco occupato. Abbiamo dimenticato in fretta Fabiana, 16 anni, accoltellata e poi bruciata viva a Coregliano Calabro dal fidanzatino a maggio. Lei a settembre non tornerà sul suo banco. In Sicilia, a Palermo, nell’ottobre del 2012 è stata uccisa Carmela Petrucci, 17 anni, mentre difendeva la sorella dalle coltellate dell’ex. Un anno prima, nel 2011, a Licodia Eubea è stata massacrata Stefania Noce, 17 anni. I loro banchi sono vuoti. Poi ci sono le giovani madri, o le compagne che hanno subito botte per 20 anni, come Maria Immacolata Rumi. Sono centinaia.

Nel 2012 le vittime del femminicidio sono state 122, un caso ogni due giorni. E’ una strage vera e propria. Venti giorni fa nello stesso giorno ci sono stati due femminicidi. Poche ore dopo resta solo la statistica. Spariscono dai giornali e restano solo i familiari a piangere. Ma le stragi, e la mafia ce lo insegna, non si fermano solo con la legge o con l’inasprimento delle pene. Servono, ma non bastano. Occorre agire sul contesto, sulla mentalità, sui modelli. C’è una rivoluzione culturale da fare. Posto occupato guarda a questo aspetto, a quello di sbattere in faccia un simbolo, un foglio bianco con la macchia rossa della vita strappata. Ci vuole ricordare il valore potente e immenso della vita che, lentamente, è arrivata a valere poco o nulla, ad essere merce, oggetto, negli scaffali dei giorni, da gettare via, accartocciare e magari sostituire.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. demometacratico 11 Agosto 2013 08:39

    Posto occupato, iniziativa lodevole. Complimenti.

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  2. Grazie, grazie, grazie, le donne ringraziano Posto occupato, specie quelle di tutti i Sud del mondo, quelle che più hanno sofferto in silenzio per anni, che adesso riescono ad affrontare situazioni difficili con maggiore coraggio.

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