"Io sono Giordana, massacrata dall'ex e da una giustizia che non funziona"

“Io sono Giordana, massacrata dall’ex e da una giustizia che non funziona”

Rosaria Brancato

“Io sono Giordana, massacrata dall’ex e da una giustizia che non funziona”

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mercoledì 09 Maggio 2018 - 07:36

"Dalle parole ai fatti" il tema del convegno organizzato dal Cirs e che si è concluso, dopo le testimonianze, con la firma del protocollo "gruppo zero".

Io sono Giordana, uccisa a 20 anni con 48 coltellate dal suo ex fidanzato. Uccisa dalla magistratura che dopo le denunce non l’ha saputa difendere. Uccisa da uno sconto di un terzo della pena. Uccisa da un processo per stalking nei confronti dell’assassino avviato quando lei era ancora viva e nel quale devo continuare a difendermi. Io sono Giordana ed oggi vi dico cosa non funziona nel sistema”.

Dal 7 ottobre del 2015 la voce di Giordana Di Stefano è quella di Vera Squadrito, la mamma due volte mamma che da quel giorno cresce una bimba che oggi ha 6 anni, rimasta orfana di madre e con un padre, Luca Priolo, condannato per l’omicidio.

48 coltellate nel silenzio della giustizia” racconta Vera Squadrito in un altro silenzio, quello della sala del Palacultura attonita nell’ascoltare le storie delle violenze sulle donne, in occasione dell’incontro promosso dal Cirs dal titolo “Dalle parole ai fatti. Pe dare voce al silenzio: la parola alle donne”.

Il convegno, moderato dalla giornalista Elisabetta Reale, è stato anche l’occasione per presentare il “gruppo Zero” (che riunisce 29 associazioni), ovvero zero violenze. E anche zero tolleranza. E’ questa infatti la filosofia della rete regionale tra centri antiviolenza, sportelli di ascolto, case rifiugio, che si pone come obiettivo il contrasto alla violenza di genere, la tutela della donna, cambiamento sociale ed illustrata da Mariella Miroddi, assistente sociale responsabile della casa rifugio del Cirs. Ad aprire i lavori è stata la presidente del Cirs Maria Celeste Celi che ha ricordato come l’attenzione delle istituzioni su queste tematiche debba essere costante ma soprattutto “prima” e non dopo le violenze, evidenziando quindi l’importanza della prevenzione. La sfida prioritaria per il Cirs oggi a Messina, come spiegato dalla vicepresidente Aura Notarianni è salvare la Casa Famiglia messa in vendita dall’Ipab e per la quale è in corso una raccolta fondi.

Giordana ha conosciuto l’uomo che l’avrebbe uccisa a 15 anni. L’ha visto alto, bello, biondo, educato, di buona famiglia- ha continuato Vera Squadrito– Perché è sempre così, la violenza è prima di ogni altra cosa un fatto culturale. Dopo un primo periodo sereno ha invece iniziato a controllarla per denigrarla, colpire la sua dignità. Le vietava di vestirsi in modi che a lui non piacevano o di andare a danza. La insultava con parolacce indicibili. Le ha tolto la dignità. Quando, a 16 anni è rimasta incinta le ha detto: se mi ami devi abortire. Giordana ha risposto: io non uccido”.

Da quel momento è iniziato il calvario che l’avrebbe portata alla morte. Ma Giordana non era sola: con lei c’era la famiglia che l’ha aiutata a denunciare le persecuzioni, le telefonate, i messaggi, i tentativi d’introdursi nell’abitazione.

Lui le diceva: morirai presto. Ma ci hanno lasciati soli. La prevenzione deve iniziare sin dal momento della denuncia, perché una denuncia non può diventare una morte annunciata, cadere nel vuoto. Le leggi ci sono ma i tempi sono troppo lunghi. Purtroppo sappiamo che moltissime delle vittime di femminicidio avevano denunciato il loro stalker. Questi assassini sono tutti uguali, non amano nessuno se non loro stessi, sono narcisi. Dobbiamo fermare questo cancro che è soprattutto culturale. Mia figlia è stata uccisa dalla magistratura che l’ha umiliata non ascoltandola, che non ha garantito la pena certa anzi, ha premiato l’assassino che ha avuto uno sconto di pena. Io sono per la pena certa vissuta all’interno di un carcere. L’assurdo è che io mi devo difendere ancora in un processo per stalking contro quell’uomo nonostante io mia figlia, l’abbia sepolta dal 2015…..Cosa devo dire in Tribunale alle udienze? Ho sepolto mia figlia”.

Vera Squadrito si è poi soffermata su un altro problema, evidenziato durante il dibattito, e cioè quello della “violenza assistita”, quella cioè alla quale “assistono” i bambini, i figli delle madri uccise, quelli che la legge chiama “orfani speciali” ma che finora non sono tutelati in alcun modo soprattutto psicologicamente.

Io vivo nel terrore di quando quell’uomo uscirà dal carcere e vorrà vedere sua figlia, che oggi è la mia seconda figlia, rimasta orfana a 4 anni. Che farà a questa bambina? Chi la proteggerà? Non va bene che in questo sistema loro diventano le persone da recuperare e noi i carnefici. Io sono stata condannata all’ergastolo dalla morte di Giordana”.

Vera Squadrito ha concluso leggendo uno scritto della figlia Giordana, datato 24 novembre 2014, appena 10 mesi prima di essere massacrata con 48 coltellate. E’ una lettera indirizzata alle madri, ai padri, agli uomini, alle istituzioni.

Non si fa male solo coi gesti ma anche con le parole. Ogni 2 giorni una donna viene uccisa, è raccapricciante. Donne, non vi fidate di chi dice di amarvi e vi dà schiaffi, di chi oggi vi tira una matita. Non ve le tenete le botte. Non tenetevele mai.”

Altre due testimonianze hanno agghiacciato i presenti: quella di Giovanna Zizzo mamma della piccola Laura Russo massacrata dal padre mentre dormiva e di Grazia Biondi dell’associazione Manden diritti civili e legalità “Mai più vittima”. Grazia Bondi ha subito per 9 anni dal marito ogni forma di violenza. Ha scritto una lettera alle istituzioni per sensibilizzarli contro “chi calpesta la dignità umana e la legalità, verso chi non ha mezzi per potersi difendere se non rivolgendosi alle istituzioni stesse”. Ancora oggi attende giustizia “perché è meglio morire lottando, piuttosto che restare inermi”.

A conclusione dell'incontro è stato firmato il protocollo del "gruppo Zero" che vede insieme 29 associazioni

Rosaria Brancato

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