Chiusura in bellezza per Taobuk al Teatro Antico di Taormina

Chiusura in bellezza per Taobuk al Teatro Antico di Taormina

Chiusura in bellezza per Taobuk al Teatro Antico di Taormina

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sabato 28 Settembre 2013 - 12:35

L’intero staff è già al lavoro per realizzare la quarta edizione che si svolgerà nel settembre 2014 con grandi novità in nome delle belle lettere e della bella letteratura

Due straordinari appuntamenti hanno chiuso in bellezza il Taobuk ieri sera nella location più prestigiosa di Taormina, il teatro Antico. A salire sul palco sono stati prima Walter Veltroni con il suo libro “E se noi domani, l’Italia che vorrei” (Rizzoli), presentato con l’intervento della sociologa Graziella Priulla e, a seguire, la giornalista cinese Xue Xinran ha presentato, con la partecipazione della giornalista Maria Lombardo e la traduzione di Alessandro Adorno, il libro “Le testimoni silenziose” (Longanesi).

Si conclude così la terza edizione del Festival Internazionale del Libro di Taormina, ideato e diretto dalla presidente del Taormina Book Festival Antonella Ferrara, con il sostegno di un comitato scientifico presieduto da Franco Di Mare, sostenuto e promosso dal Comune di Taormina guidato da Eligio Giardina.

“Siamo estremamente felici del bilancio di questa terza edizione –ha affermato la presidente Ferrara-. Non ci aspettavamo una simile affluenza nel corso di tutta la settimana del Taobuk. E’ stato un evento di grande qualità sia per quanto riguarda gli ospiti, sia per quanto riguarda il programma che è stato oggetto di uno studio lungo più di un anno. E’ stato davvero il Festival delle Belle Lettere e della bella letteratura con nomi prestigiosi come il premio strega Walter Siti, l’israeliano Eshkol Nevo, Andrea Vitali, Donato Carrisi, Diego De Silva, Daria Bignardi, Paola Mastrocola, Veltroni e la Xinran. Diamo a tutti appuntamento per il prossimo anno, certi già da ora che la prossima edizione sarà ancora più ricca di questa che si è appena conclusa”.

“Siamo soddisfatti di aver sostenuto un così bell’evento –ha dichiarato il sindaco Giardina- abbiamo ereditato questo Festival dalle scorse amministrazioni e lo abbiamo voluto sostenere con forza anche quest’anno, convinti della validità del progetto che ha fatto convergere insieme istituzioni pubbliche e aziende private, ravvivando ulteriormente l’economia taorminese. In questi sette giorni ci siamo resi conto ancor di più che la cultura paga, e a ricordarcelo è stata la grande affluenza di pubblico ai vari appuntamenti. Taobuk dunque si è confermato come sinonimo di cultura a Taormina”.

Tornando ai libri, Walter Veltroni, nel suo racconto, esprime preoccupazione per la democrazia e per la sinistra come ha spiegato, anche alla luce degli ultimi avvenimenti di questi giorni: “Vorrei una sinistra riformista –ha affermato l’autore- una sinistra positiva, coraggiosa, aperta, non ideologica, non impaurita dal nuovo perché se dovesse perdere un’altra occasione, oltre quella di febbraio scorso, per rispondere a un bisogno d’innovazione e governabilità del Paese, il Paese stesso pagherebbe un prezzo altissimo. In un momento in cui l’Italia dovrebbe assestarsi –affonda il colpo Veltroni- in questi giorni assistiamo, al contrario, ad una tale dissennatezza che fa veramente rabbia, il Paese è in uno stato di tale crisi che meriterebbe attenzione e cura degli interessi generali. Invece è una saga, soprattutto nel centro-destra, di un personalismo esasperato che sta trascinando il Paese verso l’instabilità”. Nel corso dell’incontro c’è stato spazio anche per parlare del Veltroni politico, scrittore o giornalista : “quando ho smesso di fare politica o meglio di avere incarichi politici non ho avuto nessuno scompenso –ha dichiarato- in quanto ho sempre cercato di riempire la mia vita di altro perché la politica è un mezzo e non un fine. Se diventa un fine, poi si incomincia ad avere idee sbagliate sul potere. Personalmente la politica è stato quindi un mezzo per fare quello in cui credevo e continuo a farlo anche adesso. Però la vita di una persona è fatta anche di altre cose -.ha concluso- come la fantasia, le storie, il racconto”.

Molto interessante e attuale è stato anche l’incontro con la scrittrice cinese e giornalista del “the Guardian” Xue Xinran, che ha parlato, incalzata dalle domande di Maria Lombardo, della storia della Cina dalla caduta dell’ultimo imperatore, nel 1911, all’avvento della rivoluzione culturale sino ai nostri giorni, e lo ha fatto attraverso le testimonianze degli stessi cinesi, raccolte nel libro come recita il titolo del volume, “Le testimoni silenziose”: “Dal 1911 la gente della Cina ha paura di parlare –ha spiegato la Xinran- a causa di tutte le guerre che si sono succedute, a causa del clima politico, ed ecco perché testimoni silenziosi. Io ho speso più di vent’anni per intervistare le persone di una o due generazioni fa, cercando di aprire il loro cuore e di dare loro fiducia per poter finalmente parlare e rivelare le loro storie”.

Sul momento attuale e sul fenomeno migratorio che sta interessando la Cina la Xinran ha affermato: “se vi fermaste a parlare con le persone che vanno verso gli altri paesi, compreso l’Italia, la maggior parte delle quali viene dal sud-est della Cina –ha detto- scoprireste che hanno un livello di istruzione molto elevato, ma sono persone semplici, che vogliono vivere la propria vita in famiglia e fare un lavoro semplice e dignitoso ed è per questo che, avendo perso i punti di riferimento nella società cinese, emigrano. Non è tuttavia un fenomeno nuovo –ha ricordato la scrittrice- già nel XVII secolo i cinesi emigravano verso il Brasile o gli Stati Uniti”. La scrittrice ha poi parlato delle sofferenze sue e della sua famiglia, l’infanzia con i nonni credendo di non avere più una madre e svelato che crede molto nel silenzio, nel perdono e nell’amore perché, ha chiarito “le nostre madri e le nostre nonne hanno sofferto tanto affinché noi potessimo credere in queste tre parole”.
Di dolore, violenza e sofferenza, ma soprattutto di coraggio si è parlato con la giornalista del Corriere della Sera Viviana Mazza, protagonista dell’incontro che si è svolto in mattinata con gli studenti di alcune scuole delle province di Catania e Messina.

Si chiama “Storia di Malala” il libro da lei presentato, edito da Mondadori. Malala è una ragazzina pakistana alla quale è stato negato il diritto allo studio. Dopo essere stata ferita dai talebani al ritorno dalla scuola, la piccola ha trovato il coraggio di raccontare la sua vicenda diventando presto un’eroina per tutti coloro che credono che lo studio sia un diritto innegabile per tutti, non solo maschi. “Certi diritti da noi sono acquisiti da tempo e per questo ci sembrano scontati –ha detto la scrittrice- ma invece ci sono parti del mondo dove ancora questi diritti sono una chimera. Sono quindi felice di essere qui a raccontare questa storia, perché è giusto che i ragazzi conoscano il valore di ciò che hanno e vengano informati su ciò che i loro coetanei a volte sono costretti ad affrontare nel resto del mondo per raggiungere le stesse condizioni che qui da noi sembrano assolutamente normali e naturali”.

L’intero staff è già al lavoro per realizzare la quarta edizione che si svolgerà nel settembre 2014 con grandi novità in nome delle belle lettere e della bella letteratura.

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