Dagli attentati ai rappresentanti dello Stato ai blitz antimafia, passando per la morte di Lorena Mangano

Dagli attentati ai rappresentanti dello Stato ai blitz antimafia, passando per la morte di Lorena Mangano

Alessandra Serio

Dagli attentati ai rappresentanti dello Stato ai blitz antimafia, passando per la morte di Lorena Mangano

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domenica 01 Gennaio 2017 - 07:35

Cresce l'allarme per la recrudescenza della mafia e aumenta la capacità dei clan di infiltrarsi a tutti i livelli nella vita pubblica. Lo stato, però, conferma i tagli alla giustizia. La cronaca del 2016 in pillole

La cronaca dell’anno che va a concludersi dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, che nel messinese è sempre essenziale che la presenza dello Stato si faccia sentire. Anche se il fatto di sangue eclatante registrato è stato soltanto uno, l’omicidio del ventunenne Giovanni De Francesco a Camaro, il 9 aprile scorso, l’atto intimidatorio al presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, il 18 maggio, il progetto di attentato ai danni della PM di Barcellona Federica Paiola e le minacce indirizzate al Pm della DDA Vito Di Giorgio hanno fatto capire in maniera eclatante che la criminalità organizzata nella zona è sempre forte.

Malgrado questo, il Governo ha confermato i progetti di riforma all’apparato giudiziario che riducono la presenza dello Stato. A cominciare dai tagli negli uffici giudiziari. Accantonata la “minaccia” di sopprimere la Corte d’Appello di Messina, dal Ministero è arrivata la mannaia di una cospicua riduzione di organico sia in Procura che negli uffici giudicanti, sia nei Tribunali del distretto che in Corte d’Appello. E nel 2017 l’importante evento del G7 a Taormina, insieme al crescere dell’impatto del fenomeno migratorio in città, richiederà invece uno sforzo aggiuntivo in tema di ordine pubblico.

Le principali operazioni scattate nel 2016, ancora una volta raccontano di una criminalità organizzata potente, in grado di infiltrarsi a tutti i livelli, sia nella vita amministrativa e politica che nei business “puliti”. E per la prima volta si “certificano” gli affari delle agromafie.

Il 26 febbraio scorso la Polizia ha posto i sigilli alla Pianeta Mare dei Bonaffini, l’attività ittica avviata dalla nota famiglia messinese dopo il sequestro e la confisca della Pescazzurra e altre attività riconducibili allo stesso gruppo. Colpita dal sequestro plurimilionario di tre anni fa, la famiglia aveva riorganizzato le attività sotto una nuova sigla ma di fatto sempre dello stesso ramo di azienda si trattava. Una “manovra” che non è sfuggita al nucleo della Questura che si occupa dei reati economici e del riciclaggio dei proventi criminali nell’economia.

Il 9 aprile l’omicidio De Francesco. Ai carabinieri del Nucleo Investigativo servono pochi giorni per fare piena luce sulla vicenda, scoprendo che il giovanissimo, figliastro di un pregiudicato”, è stato freddato da una vecchia conoscenza che cercava di rifarsi una vita, Adelfio Perticari, ma ha reagito nel peggiore dei modi, dando fuoco alla pistola, all’ennesimo atto di violenza di De Francesco contro il figlio.

Il 2 maggio, la Polizia ha arrestato i medici Giovanni Cocivera e Giuseppe Luppino, ginecologo e primario al Papardo, accusati di praticare aborti illegali.

Dieci giorni dopo scatta il blitz forse più importante dell’anno in corso, l’operazione Matassa.

Dopo anni di “silenzio”, si tornano a mappare gli affari più recenti dei principali clan cittadini, da Santa Lucia sopra Contesse a Camaro, scoprendo che alcuni boss storici, come Carmelo Ventura nel rione di centro città, sono ancora rispettati e attivi nei loro settori d’affari, cercando di aggirare i sequestri e i divieti imposti dalla giustizia. Le indagini che portano ai 35 arresti sono state compiute attraverso una vasta attività di intercettazione telefonica che ha svelato agli investigatori della Squadra mobile come i vecchi nomi dei clan e i nuovi reggenti e i gregari avessero ottimi rapporti con alcuni ambienti politici cittadini, tanto che i candidati alle elezioni regionali del 2012 e alle comunali del 2013 hanno fatto proseliti anche e soprattutto in quei quartieri. Due di loro, i consiglieri comunali Giuseppe Capurro e Paolo David, rimangono invischiati nel blitz, incastrati proprio dalle telefonate coi i soggetti seguiti dagli agenti. Nel processo che ne seguirà, il cui inizio è fissato a febbraio prossimo, compaiono anche i referenti politici più alti, i deputati Francantonio Genovese e Franco Rinaldi, accusati di voto di scambio. P

oco dopo – il 25 maggio – è la volta di un altro eclatante blitz della Polizia, l’operazione Vecchia Maniera che porta agli arresti di un nome storicamente noto alle forze dell’ordine, il costruttore Tindaro Marino, considerato colletto bianco della zona dei Nebrodi, e del pentito Carmelo Bisognano, ex capo di Mazzarrà Sant’Andrea passato alla collaborazione con la giustizia nel 2009. Attraverso alcuni gregari, l’ex boss aveva cercato di usare Tindaro Marino, che ha sul groppone una grossa confisca, per riavviare l’attività imprenditoriale al riparo dalle luci della giustizia.

Il 30 maggio 2016, circa un mese dopo l’attentato ai danni del presidente del Parco, scatta l’operazione Senza Tregua: 23 arresti sui Nebrodi che dimostrano come il clan tortoriciano dei Bontempo Scavo è ancora attivo e fa affari con le estorsioni e la droga.

Il 25 giugno è la volta di un altro scandalo nel settore sanitario: tre medici pubblici vengono accusati di aver diagnosticato falsi tumori per impiantare protesi non strettamente necessarie.

La stessa notte la Provincia viene scioccata dalla morte di una giovanissima, la ventritrenne Lorena Mangano di Capo d'Orlando, falcidiata mentre era alla guida della sua utilitaria con due amici a Messina, da due auto lanciate in una folle corsa clandestina in pieno centro. Il 5 luglio vengono arrestati per omicidio stradale i due conducenti, il finanziere Gaetano Forestieri e il pasticciere Giovanni Gugliandolo.

IL 30 giugno sono i Carabinieri a infliggere un duro colpo ad un altro clan sempre vivo, quello di Giostra: in manette un nome di peso e storica caratura, quello di Luigi Tibia, che attraverso i suoi fedelissimi cercava di mettere le mani sui beni che gli erano stati confiscati e persino “espandersi” ancora di più nel settore ristorazione e lidi. Nel blitz denominato Totem finisce anche l’amministratore giudiziario nominato dal Tribunale per curare i beni sequestrati, giudicato troppo “morbido” nei confronti delle pretese dei criminali.

L’operazione è del Nucleo Investigativo dei Carabinieri, che indaga anche su altri affari poco chiari che si sarebbero consumati nella gestione dei patrimoni sequestrati e nelle vendite fallimentari. Sotto la lente c’è l’operato di un magistrato e di diversi appartenenti alle forze dell’Ordine. ù

Il 20 luglio 2016 si torna sui Nebrodi, dove i Carabinieri fanno scattare l’operazione Triade, scoprendo un vasto traffico di droga, anche pesante, gestita dai tortoriciani e dai barcellonesi. In manette anche un consigliere comunale di Terme Vigliatore, Francesco Salamone.

Il 3 ottobre scatta a Milazzo una vasta inchiesta contro l’assenteismo al Municipio: ben 75 gli impiegati coinvolti, per 59 scattano le misure cautelari adottate dalla magistratura. L’indagine è della Guardia di Finanza e della Procura di Barcellona. La Polizia di Taormina e la Procura di Messina, invece, scoprono una analoga vicenda a Furci Siculo, dove viene imposto l’obbligo di firma a 17 dipendenti del Comune. Gli indagati sono ben 65, più della metà dell’intera pianta organica.

Il 14 dicembre scatta la seconda offensiva dello Stato sui Nebrodi: l’operazione Interferon. Dopo mesi di controlli alle attività agro alimentari della zona, con il sequestro di centinaia di chili di carne sospetta di essere infetta o non tracciata, la Polizia arresta per associazione diversi macellai, allevatori e imprenditori. Nella retata finiscono anche 11 veterinari, accusati di favorirli nei controlli, un poliziotto e il comandate dei vigili urbani di un comune dei Nebrodi. “Dopo questa indagine siamo diventati vegetariani”, raccontano in Questura per dare il senso di quanto era pericolosa la gestione della filiera produttiva da parte dei soggetti arrestati.

L’anno si chiude con una gambizzazione a Barcellona: Filippo Genovese, 29 anni, soggetto noto, viene raggiunto da 5 colpi di fucile alle gambe, La vigilia di natale. Il giovane era stato coinvolto nell’operazione antidroga Triade.

2 commenti

  1. Non dimentichiamo un altro episodio che ha sconvolto i Messinesi la tragedia di LAURETTA LOMBARDO (un altro Angelo che si aggiunge alla Mangano ).Buon Anno a tutti e un augurio che queste tragedie non si ripetano più.

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  2. Non dimentichiamo un altro episodio che ha sconvolto i Messinesi la tragedia di LAURETTA LOMBARDO (un altro Angelo che si aggiunge alla Mangano ).Buon Anno a tutti e un augurio che queste tragedie non si ripetano più.

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