I giovani e l'Europa che verrà, una scommessa da vincere

I giovani e l’Europa che verrà, una scommessa da vincere

I giovani e l’Europa che verrà, una scommessa da vincere

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martedì 25 Ottobre 2016 - 06:24

La Brexit, la crisi dei migranti, il terrorismo internazionale: tutte questioni che spaventano. Ma solo l’Unione può salvarci dal declino. E l’Erasmus è forse il progetto da cui partire per capire davvero a che serve l’Europa

Un incontro a più voci per raccontare le luci e le ombre del progetto europeo ma soprattutto per tentare di immaginare come sarà l’Europa fra 10 anni e quale sarà il ruolo dei giovani. Si è parlato di tutto ciò sabato 22 al Palacultura, in una tavola rotonda dal titolo “I giovani e l’Europa che verrà: sogni, limiti e utopie”, organizzata dalla F.U.C.I. di Messina nel programma degli eventi della II edizione del Festival Letterario “Bookbang” e moderata dal giornalista Claudio Staiti. A guidare le riflessioni sono stati tre docenti del nostro Ateneo: il professor Giuseppe Bottaro, docente di Storia delle dottrine politiche e sociali al Dipartimento di Scienze Politiche, la prof.ssa Francoise Zaccaria, docente di Storia della Cultura Francese al Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne e il dott. Marco Longobardo, docente a contratto di Diritto dell’Unione Europea al Dipartimento di Giurisprudenza. Insieme a loro, la dott.ssa Maria Franzò, presidente AEGEE (Associazione degli Stati generali degli Studenti dell'Europa).

Nel 2026, il capitolo “Brexit” sarà solo un ricordo e l’uscita del Regno Unito, salvo novità, un fatto già acquisito. La crisi economica, ce lo auguriamo tutti, superata. Ma resteranno senz’altro ancora aperte (del tutto o in parte) le altre due grandi questioni ad oggi più che dirimenti, e cioè il terrorismo internazionale (e la questione sicurezza) e il contenimento dell’imponente flusso migratorio. Il 2026 sarà il momento giusto per analizzare come i governi nazionali ed europei avranno nel frattempo affrontato queste due crisi. Il terrorismo internazionale, ad esempio, rischia di farci tornare al dilemma se scegliere la sicurezza o la libertà. «Esiste un problema di identità – ha detto Francoise Zaccaria a proposito del caso dei terroristi poi scoperti essere francesi o belgi di seconda generazione – questi giovani non si riconoscono nel paese in cui sono nati perché sono stati a lungo marginalizzati e vedono nella prospettiva fondamentalista il solo modo per affermarsi». La questione terrorismo unita alla questione migranti fa pensare che sarà considerato ancora per molto tempo un’utopia parlare di Stati Uniti d’Europa. In tal senso, il professor Bottaro, mettendo a confronto gli Stati Uniti d’America con gli eventuali Stati Uniti d’Europa, ha ricordato come «nel primo caso si sia deciso all’inizio che le politiche estere, economiche e della difesa sarebbero spettate allo stato federale, mentre in Europa tutto ciò non è avvenuto ed è molto difficile che riesca a realizzarsi in corso d’opera». In ogni caso, sarà necessario recuperare il rapporto fra cittadini e Istituzioni europee, ridando linfa al valore comune della solidarietà. Su questo punto, Marco Longobardo ha spiegato che «la piega presa dal mondo negli ultimi anni è quella dell’egoismo e l’Europa non è da meno. Per parlare veramente di “comunità” europea, occorrerà prima far sviluppare a chi ci abita una diversa mentalità, altrimenti i trattati decisi e approvati in sede europea saranno stati inutili». Il progetto Erasmus – che nel 2017 compirà 30 anni e, nella sua storia, ha visto superare la cifra di 2 milioni di studenti sparsi in oltre 30 paesi, 4mila istituzioni universitarie coinvolte e un budget di oltre 2 miliardi di euro – può forse rappresentare una delle chiavi per arrivare a questo cambio di mentalità. «Oggi sembra quasi scontato poter svolgere un periodo di studio all’estero e vedersi riconosciuti nel proprio paese gli esiti di quel lavoro – ha detto Maria Franzò, praticante legale e presidente di AEGEE – ma ciò fu frutto di un lungo lavoro di insistenza da parte del fondatore di AEGEE, Franck Biancheri, che può considerarsi il vero e proprio ispiratore del progetto. Bisogna partire da ciò che di buono è stato fatto e continuare nella direzione di unione dei popoli».

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