Quando le regole non fermano il rito. E quel filo del "non detto" fatto di simbologie

Quando le regole non fermano il rito. E quel filo del “non detto” fatto di simbologie

Rosaria Brancato

Quando le regole non fermano il rito. E quel filo del “non detto” fatto di simbologie

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sabato 16 Aprile 2016 - 23:43

A volte le regole non riescono a fermare i riti, le simbologie. Ma al filo del "non detto" si può rispondere con gesti concreti, come hanno fatto nel caso del libro di Riina Junior i sindaci di Benevento e Palermo. Esempi diversi non possono stare nello stesso "scaffale"

Avevo deciso, nei giorni scorsi, di dedicare la rubrica domenicale all’intervista di Vespa a Riina junior ed a quelle centinaia di cartelli affissi davanti alle librerie di tutta Italia: qui non si vende e non si ordina il libro di Salvatore Riina.

Poi, venerdì mattina ho sentito i botti esplosi al corteo funebre di Giuseppe De Francesco. All’inizio pensavo fosse una processione religiosa. Dopo i fuochi c’è stato un silenzio surreale e poi le sirene delle volanti. Il pomeriggio del giovedì il questore Cucchiara aveva vietato i funerali pubblici per il ventenne ucciso a Camaro sabato scorso. In quel momento, tra un colpo di petardo e il clamore dei motorini, ho pensato ad un’altra ordinanza, quella del sindaco di Benevento Fausto Pepe, dal forte valore simbolico, che vieta la vendita del libro nel territorio del suo Comune. Ieri pomeriggio ho sentito di nuovo quei botti, più forti e più a lungo. Mi son detta: non è possibile, stavolta sarà davvero una processione religiosa. Invece no. Non c’erano solo i botti, c’erano stati anche i palloncini rosa e bianchi che si erano librati nell’aria all’uscita della chiesa di San Luigi ed un corteo partito proprio da lì, dal cuore di Camaro e formato da ragazzi con le magliette tutte uguali, rosse, con stampata la foto del ventenne ucciso e la scritta “Giuseppe vive”, c’erano i cartelli con le sue immagini, decine di motorini a far da cordone, c’erano le voci in un unico coro e c’erano le saracinesche abbassate al passaggio. C’era stata la messa funebre, celebrata senza bara, da padre Nino Caminiti, ed il corteo ha raggiunto ugualmente il cimitero, bloccando per quasi un’ora il percorso.

Insomma, dopo il divieto di funerali pubblici ieri pomeriggio c’è stato un corteo funebre senza la salma. Quel che doveva essere è stato. Nonostante il provvedimento,nonostante le prime denunce nei confronti di quanti venerdì mattina avevano esplosi i fuochi d’artificio davanti al cimitero.

Così ho pensato che poche ore prima del corteo dei ragazzi di Camaro altri loro coetanei erano a Palermo, davanti alla sede Rai, insieme al sindaco Leoluca Orlando, per protestare contro l’intervista di Vespa al figlio di Riina. Orlando ha avviato azioni legali contro la Rai: “ Sono presente alla manifestazione quale sindaco della città per protestare contro un comportamento indecente da parte del servizio pubblico. Non possiamo accettare che la Rai sia genuflessa di fronte ai mafiosi e che applicato agli assassini mafiosi la par-condicio con le loro vittime”.

In questi casi pesa di più il “non detto”, la simbologia sottesa, il rito. Mi ha colpito quanto ha dichiarato a Gabriele Quattrocchi a proposito del libro di Riina Nino Crapanzano, della libreria Ciofalo: “Non si tratta soltanto di essere d’accordo o meno, questo libro potrebbe anche nascondere dei messaggi”.

E’ il farsi “strumento” , canale di diffusione del messaggio, che inquieta ed al quale i librai si stanno ribellando.

Il questore aveva vietato i funerali pubblici perchè aveva compreso cosa sarebbe accaduto. Ma le regole, le istituzioni, non hanno fermato la simbologia.

Mai avrei pensato che a Messina sarebbe accaduto qualcosa di simile a quanto visto a Roma, il 20 agosto scorso, per i funerali di Luciano Casamonica, con banda, petali di rose lanciati dall’elicottero, musica del Padrino. A Roma non c’era alcun provvedimento di divieto. Nel nostro caso invece abbiamo assistito ad un funerale pubblico senza la bara. Colpisce la stragrande presenza di giovani, tutti con la stessa maglietta, come una divisa, lo stesso coro. Colpisce come abbiano attraversato il viale Europa, via Catania, per arrivare fino al cimitero, ripercorrendo gli stessi passi di quel funerale del giorno prima che non era stato come avevano voluto. Anche la celebrazione nella chiesa di San Luigi, e che don Nino Caminiti ha deciso ugualmente di fare 24 ore dopo il funerale effettivo. E’come un altro stato dentro lo Stato, altre regole dentro le regole. Una sfida, ma soprattutto un messaggio. Così doveva essere e così è stato. L’ordinanza del questore ha solo ritardato di 24 ore quel rito fatto non solo perché da lassù qualcuno vedesse, ma soprattutto perchè qualcuno vedesse quaggiù. Quel corteo non è soltanto un gesto che ignora uno “specifico provvedimento”. E’ un’intera zona che usa lo stesso linguaggio per ignorare qualcosa che va oltre l’ordinanza di due giorni fa. Dovevano vedere tutti, dai magistrati, ai messinesi, dagli amici ai nemici.

Ecco perché Vespa ha sbagliato, perché si è fatto megafono del “non detto”. Abbiamo bisogno di gesti concreti, inequivocabili. Come quel gesto del sindaco di Benevento: “questa ordinanza ha un valore morale, è un atto di rispetto verso chi ha perso la vita in questi anni per combattere le mafie. So che è illegittimo e non ha fondamento giuridico ma la mia è una provocazione al clamore mediatico, vieto la vendita di un libro che offende quanti si battono per la legalità ogni giorno”. Ma è di questo che abbiamo bisogno, di atti che si toccano con le mani e con il cuore, che si ascoltano, che si fanno esempio.

Se accettiamo che il libro che tende a “normalizzare” la vita di un boss mafioso, quasi a renderlo esempio, stia in uno scaffale accanto a quei libri che narrano altri esempi, finiamo, con il normalizzare tutto.

Magliette con simboli diversi non possono convivere. Il 21 marzo migliaia di giovani hanno attraversato le nostre strade con la maglietta di Libera. Non possiamo mettere tutto nello stesso armadio e aspettare che siano i nostri figli a decidere da soli quale maglietta prendere. E’ compito di una comunità impedire che questo accada.

Rosaria Brancato

16 commenti

  1. Cara ROSARIA questa vicenda mi riporta indietro nel tempo,negli anni cinquanta,nel quartiere emblematico di GIOSTRA,dove i ragazzini del secondo dopoguerra si sfidavano violentemente per strada per poi giocare insieme nel campetto di San Matteo. Di GIUSEPPE si dice che fosse un bambino rissoso,chi non lo è stato della mia generazione,ma cosa ha fatto la differenza tra i pochi che divennero ladri e killer, e i tanti avvocato, professore, chirurgo, operaio specializzato, tecnico, architetto, notaio, commerciante, geometra, ferroviere, ragioniere, accademico, prete. Il nostro papà, a differenza di quello di Giuseppe, una scuola nozionistica ma rigorosa, l’oratorio di San Matteo, una società messinese vivace e aperta, una prospettiva di vita.

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  2. Cara ROSARIA questa vicenda mi riporta indietro nel tempo,negli anni cinquanta,nel quartiere emblematico di GIOSTRA,dove i ragazzini del secondo dopoguerra si sfidavano violentemente per strada per poi giocare insieme nel campetto di San Matteo. Di GIUSEPPE si dice che fosse un bambino rissoso,chi non lo è stato della mia generazione,ma cosa ha fatto la differenza tra i pochi che divennero ladri e killer, e i tanti avvocato, professore, chirurgo, operaio specializzato, tecnico, architetto, notaio, commerciante, geometra, ferroviere, ragioniere, accademico, prete. Il nostro papà, a differenza di quello di Giuseppe, una scuola nozionistica ma rigorosa, l’oratorio di San Matteo, una società messinese vivace e aperta, una prospettiva di vita.

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  3. Quasi ogni giorno si da vita a dibattiti e tavole rotonde per capire il perché la migliore gioventù messinese va via da questa città. La risposta la abbiamo davanti agli occhi, quello che è accaduto a Camaro è l’evidenza di una città ormai morta, abbandonata alla barbarie e senza più regole.
    Si faccia una passeggiata sul viale S.Martino sabato sera, dia un’occhiata ai giovani messinesi che incontrerà. Tutto qui, non servono dibattiti e tavole rotonde, basta guardarsi attorno.

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  4. Quasi ogni giorno si da vita a dibattiti e tavole rotonde per capire il perché la migliore gioventù messinese va via da questa città. La risposta la abbiamo davanti agli occhi, quello che è accaduto a Camaro è l’evidenza di una città ormai morta, abbandonata alla barbarie e senza più regole.
    Si faccia una passeggiata sul viale S.Martino sabato sera, dia un’occhiata ai giovani messinesi che incontrerà. Tutto qui, non servono dibattiti e tavole rotonde, basta guardarsi attorno.

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  5. ROSARIA permettimi di rendere omaggio ai quei papà messinesi, ritornati malconci dalla guerra, che hanno contribuito a ricostruire la nostra città, educando in modo esemplare i loro figli, vivaci come e più di GIUSEPPE. Come non ricordare quel papà carbonaio che ha cresciuto uno splendido professore di lettere nel liceo più conosciuto della città, o il papà scalpellino con i 4 figli divenuti architetto, fisico, insegnante e tecnico, o il papà operaio all’Arsenale con il figlio chirurgo tra i più conosciuti a Messina, o il papà calzolaio con il figlio prima prete poi monsignore, o il papà piccolo bottegaio con il figlio principe del foro. Il papà di GIUSEPPE e questi cinque papà, ecco la differenza.

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  6. ROSARIA permettimi di rendere omaggio ai quei papà messinesi, ritornati malconci dalla guerra, che hanno contribuito a ricostruire la nostra città, educando in modo esemplare i loro figli, vivaci come e più di GIUSEPPE. Come non ricordare quel papà carbonaio che ha cresciuto uno splendido professore di lettere nel liceo più conosciuto della città, o il papà scalpellino con i 4 figli divenuti architetto, fisico, insegnante e tecnico, o il papà operaio all’Arsenale con il figlio chirurgo tra i più conosciuti a Messina, o il papà calzolaio con il figlio prima prete poi monsignore, o il papà piccolo bottegaio con il figlio principe del foro. Il papà di GIUSEPPE e questi cinque papà, ecco la differenza.

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  7. Questa è la sconfitta dello Stato. Sconfitta a cui hanno partecipato enormi pezzi deviati dello Stato, personaggi politici , giornalisti ,mass media e diciamolo pure ,la Chiesa ha delle responsabilità enormi per tutto questo, tutti impegnati a sdoganare la “MAFIA” e minimizzarla ,negandola in alcuni casi..Questà è una sconfitta totale ed è una dimostrazione evidente di continua a vincere in barba, a mille leggi antimafia, a pool di ogni genere, a uomini che hanno dato la vita per poter migliorare la situazione del Sud. Questa è la sconfitta della Scuola che è stata ridotta ad un cumulo di macerie,da mille riforme ,una più scriteriata dell’altra.Questo episodio è la bandiera bianca vera e reale di Messina ed del Sud in genere.

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  8. Questa è la sconfitta dello Stato. Sconfitta a cui hanno partecipato enormi pezzi deviati dello Stato, personaggi politici , giornalisti ,mass media e diciamolo pure ,la Chiesa ha delle responsabilità enormi per tutto questo, tutti impegnati a sdoganare la “MAFIA” e minimizzarla ,negandola in alcuni casi..Questà è una sconfitta totale ed è una dimostrazione evidente di continua a vincere in barba, a mille leggi antimafia, a pool di ogni genere, a uomini che hanno dato la vita per poter migliorare la situazione del Sud. Questa è la sconfitta della Scuola che è stata ridotta ad un cumulo di macerie,da mille riforme ,una più scriteriata dell’altra.Questo episodio è la bandiera bianca vera e reale di Messina ed del Sud in genere.

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  9. Se Mariedit permette un piccolo contributo alla sua analisi: tutti gli eroici “papà messinesi” avevano un lavoro:carbonaio.scalpellino,calzolaio,operaio all’Arsenale ed hanno potuto mandare i figli a scuola.Oggi c’è solo fame e disoccupazione.Senza immergersi ad analizzare le enormi differenze di contesto storico e sociopolitico,tuttavia sembra evidente che solo il LAVORO,può creare benessere ed attutire il rischio criminalità.Perché di questo si tratta.Chi come me ha paventato e denunciato per tempo il “fenomeno” di cui oggi ci scandalizziamo,invitando la classe”dormiente” borghese a” farsi un giro a Piazza Cairoli,il sabato pomeriggioQuei ragazzi li ho visti in faccia per anni uno per uno.Ecco perché mi “batto come un matto” per il PONTE.

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  10. Se Mariedit permette un piccolo contributo alla sua analisi: tutti gli eroici “papà messinesi” avevano un lavoro:carbonaio.scalpellino,calzolaio,operaio all’Arsenale ed hanno potuto mandare i figli a scuola.Oggi c’è solo fame e disoccupazione.Senza immergersi ad analizzare le enormi differenze di contesto storico e sociopolitico,tuttavia sembra evidente che solo il LAVORO,può creare benessere ed attutire il rischio criminalità.Perché di questo si tratta.Chi come me ha paventato e denunciato per tempo il “fenomeno” di cui oggi ci scandalizziamo,invitando la classe”dormiente” borghese a” farsi un giro a Piazza Cairoli,il sabato pomeriggioQuei ragazzi li ho visti in faccia per anni uno per uno.Ecco perché mi “batto come un matto” per il PONTE.

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  11. Il principio della rieducazione del reo contenuto nella nostra Carta Costituzionale ha fallito nella sua applicazione ai fenomeni mafiosi.Chi per le più svariate ragioni decide di voler far parte di quel mondo sfrutta a proprio vantaggio leggi troppo permissive.Le nuove generazioni di ventenni sono figlie di un permessivismo eccessivo familiare e educativo che ne ha fatto,con le dovute eccezioni,dei bastasi e sfrontati fuori da ogni regola e protetti a prescindere dai genitori.Questo si riflette anche nelle realtà mafiose(si pensi alla “paranza dei bimbi” nel napoletano ).Non arrendiamoci,cerchiamo di crescere i nostri figli come una volta sperando che lo Stato comprenda il baratro verso cui ci dirigiamo e cambi rotta per tempo.

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  12. Il principio della rieducazione del reo contenuto nella nostra Carta Costituzionale ha fallito nella sua applicazione ai fenomeni mafiosi.Chi per le più svariate ragioni decide di voler far parte di quel mondo sfrutta a proprio vantaggio leggi troppo permissive.Le nuove generazioni di ventenni sono figlie di un permessivismo eccessivo familiare e educativo che ne ha fatto,con le dovute eccezioni,dei bastasi e sfrontati fuori da ogni regola e protetti a prescindere dai genitori.Questo si riflette anche nelle realtà mafiose(si pensi alla “paranza dei bimbi” nel napoletano ).Non arrendiamoci,cerchiamo di crescere i nostri figli come una volta sperando che lo Stato comprenda il baratro verso cui ci dirigiamo e cambi rotta per tempo.

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  13. MessineseAttento 17 Aprile 2016 10:15

    Ciò che leggo, soprattutto sul libro di Riina, assomiglia sempre più ad un patetico festival della retorica, alimenti tatto da coloro che qualcuno un tempo definì “i professionisti dell’antimafia”.
    Trovo giusta la protesta disinteressata dei giovani palermitani contro le scelte della RAI, trovo strumentali i cartelli affissi fuori dalle librerie, guarda caso moltiplicatisi solo dopo che un’anomima libreria catanese è balzata agli onori delle cronache nazionali. Risultato? Vendite del libro di Riina alle stelle; pronta la ristampa! Di contro, trovo coraggiosa la scelta dei librai messinesi che si sono limitati, IN SILENZIO, a non trattare il libro, senza patetici, controproducenti cartelli PUBBLICITARI,attaccati fuori dalle loro attività.

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  14. MessineseAttento 17 Aprile 2016 10:15

    Ciò che leggo, soprattutto sul libro di Riina, assomiglia sempre più ad un patetico festival della retorica, alimenti tatto da coloro che qualcuno un tempo definì “i professionisti dell’antimafia”.
    Trovo giusta la protesta disinteressata dei giovani palermitani contro le scelte della RAI, trovo strumentali i cartelli affissi fuori dalle librerie, guarda caso moltiplicatisi solo dopo che un’anomima libreria catanese è balzata agli onori delle cronache nazionali. Risultato? Vendite del libro di Riina alle stelle; pronta la ristampa! Di contro, trovo coraggiosa la scelta dei librai messinesi che si sono limitati, IN SILENZIO, a non trattare il libro, senza patetici, controproducenti cartelli PUBBLICITARI,attaccati fuori dalle loro attività.

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  15. Questa è la nostra Messina. Chi poteva è andato via. Gli altri sono qui. Figli di una non cultura a cui nessuno vuole o sa offrire alternative. Dove sono le prese di posizione delle Associazioni (silenti)della Chiesa (senza pastore) della Politica (Senza punti di riferimento). Tutto è silenzio: le poche voci gridano meraviglia. Dov’è la speranza dei Messinesi onesti? Persino le forze dell’ordine non sanno bloccare una manifestazione di tal fatta. Siamo nel nulla. Eppure una speranza deve esserci per questi ragazzi che fanno quello che gli dicono di fare figli di una ignoranza che è arroganza. Basterebbe alzare la voce e la testa rimboccandosi le maniche e cercando di ricostruire una civiltà che manca. Ma si sa a Messina è meglio dormire….

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  16. Questa è la nostra Messina. Chi poteva è andato via. Gli altri sono qui. Figli di una non cultura a cui nessuno vuole o sa offrire alternative. Dove sono le prese di posizione delle Associazioni (silenti)della Chiesa (senza pastore) della Politica (Senza punti di riferimento). Tutto è silenzio: le poche voci gridano meraviglia. Dov’è la speranza dei Messinesi onesti? Persino le forze dell’ordine non sanno bloccare una manifestazione di tal fatta. Siamo nel nulla. Eppure una speranza deve esserci per questi ragazzi che fanno quello che gli dicono di fare figli di una ignoranza che è arroganza. Basterebbe alzare la voce e la testa rimboccandosi le maniche e cercando di ricostruire una civiltà che manca. Ma si sa a Messina è meglio dormire….

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