FuoridiMe: "Non c'è frattura tra emigranti e stanziali. I fuorisede sono una risorsa"

FuoridiMe: “Non c’è frattura tra emigranti e stanziali. I fuorisede sono una risorsa”

FuoridiMe: “Non c’è frattura tra emigranti e stanziali. I fuorisede sono una risorsa”

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sabato 07 Gennaio 2017 - 08:37

I fuorisede sono una risorsa per Messina. Riceviamo e pubblichiamo il contributo alla discussione sui "migranti delle feste" inviato da Roberto Saglimbeni, presidente di FuoridiME, e che propone un dibattito pubblico sul tema ed un'unione tra chi va via e chi resta

Gentile direttrice,
accolgo con piacere il dibattito pubblico che Lei e Tempostretto avete aperto sul fenomeno dei fuorisede e sul loro ruolo nel futuro della città. Parlare di questo tema, infatti, mi consente non solo di portare ai lettori la mia esperienza di studente fuorisede, ormai quinquennale, ma anche e soprattutto di presentare l'esempio dell'associazione FuoridiME, gruppo di studenti e giovani lavoratori messinesi emigrati che ho l'onore di presiedere e di guidare nel reinvestire sul territorio idee, storie, competenze acquisite altrove.

La decisione di partire è stata per me frutto di una libera scelta, dettata da considerazioni personali sul futuro accademico e professionale. Considerazioni che, ovviamente, nascono dalla preoccupazione per un mercato del lavoro saturo, per i pochi sbocchi che si intravedono, per una situazione economica non semplice che spinge a cercare di cogliere opportunità lontano da casa. Di certo non si può parlare di una "necessità" di emigrare ma la scelta di ognuno di noi è senza dubbio compressa da problematiche che a Messina si presentano con più vigore rispetto ad altri posti. E, dunque, possiamo affermare con buona approssimazione che il fenomeno fuorisede, lungi dall'essere semplificabile, è il prodotto di molteplici fattori, ovvero delle scelte che ciascuno compie al momento della fatidica domanda: resto o vado via?

D'altro canto il fattore unificante del fenomeno è la sua dimensione macroscopica. Non ho problemi ad affermare che la mia generazione sia letteralmente spaccata a metà tra chi ha preso la via del fuorisede e i tanti amici che sono rimasti a Messina: scelta condivisibile, che consente un certo fermento nella società civile e lo sviluppo di numerose associazioni giovanili che animano il dibattito locale. Se questi ragazzi sono ben coscienti del mondo, in misura non inferiore ai loro compagni fuorisede, altra parte della città vive invece un pericoloso atteggiamento di chiusura, nell'autarchica convinzione che Messina possa bastare a se stessa, che il mondo conosciuto si estenda dal centro a Torre Faro, che si possa competere con lo sviluppo di altri posti continuando a far ristagnare idee, persone, movimenti.

É questo l'atteggiamento da combattere, questa la mentalità da respingere, questo il modo di fare che ha portato la città all'attuale frattura tra emigranti e "stanziali". Nella mia scelta di andare fuori non mi sento meno parte di questa comunità di chi, pur vivendoci, la denigra; nel mio essere fuorisede non voglio avere meno voce in capitolo di chi non ha la minima percezione di problemi e soluzioni.

Per questo credo che il grande tema del futuro non sia se i fuorisede possono dare un contributo ma in che modo consentire un dialogo efficace tra le forze vive di questa città, indipendentemente dalla loro residenza. Se il fenomeno dei fuorisede ha dimensioni sempre più macroscopiche ne deriva la logica conseguenza che chi tiene a questa città non può che mettere a servizio di tutti spazi e sistemi per integrare i vari contributi. É un compito che grava sugli enti pubblici, sull'Università, sulle associazioni, sui singoli. A differenza di tanti ritengo che Messina abbia bisogno non di tante idee ma di unità d'intenti e condivisione di pochi, chiari e precisi scopi. Il gruppo che rappresento, composto da 70 fuorisede che si spendono per la città a distanza e lavorano da un anno a progetti sul territorio, è disponibile a un dibattito pubblico sul futuro della città che coinvolga chi questa città la ama, a prescindere dalla sua "territorialità", per iniziare a porre le giuste domande su Messina e provare, insieme, a fornire delle risposte.

Roberto Saglimbeni

12 commenti

  1. Francesco Valentini 7 Gennaio 2017 09:39

    Mi sembra una riflessione ponderata e veritiera, specialmente quando dice che:”Se questi ragazzi (studenti e giovani lavoratori che vivono a messina) sono ben coscienti del mondo, in misura non inferiore ai loro compagni fuorisede, altra parte della città vive invece un pericoloso atteggiamento di chiusura, nell’autarchica convinzione che Messina possa bastare a se stessa, che il mondo conosciuto si estenda dal centro a Torre Faro, che si possa competere con lo sviluppo di altri posti continuando a far ristagnare idee, persone, movimenti.”

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  2. Francesco Valentini 7 Gennaio 2017 09:39

    Mi sembra una riflessione ponderata e veritiera, specialmente quando dice che:”Se questi ragazzi (studenti e giovani lavoratori che vivono a messina) sono ben coscienti del mondo, in misura non inferiore ai loro compagni fuorisede, altra parte della città vive invece un pericoloso atteggiamento di chiusura, nell’autarchica convinzione che Messina possa bastare a se stessa, che il mondo conosciuto si estenda dal centro a Torre Faro, che si possa competere con lo sviluppo di altri posti continuando a far ristagnare idee, persone, movimenti.”

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  3. Benedetto XVII 7 Gennaio 2017 10:59

    Saglimbeni ha ragione quando dubita della consapevolezza di parte dei messinesi riguardo alla situazione nella quale si trova la città. Consapevolezza che i “fuori sede” hanno in misura maggiore, in quanto misurano le differenze di opportunità, qualità di vita, coscienza civile, etc. esistenti tra il “fuori” e il “dentro”. Se si aggiunge la rovinosa convinzione di essere il sale della terra (come diceva il Principe di Salina) e di vivere nel posto più bello del mondo (come dicono Accorinti & C.), si comprende che non c’è alcuna speranza di miglioramento. Infine, un’ultima annotazione: i 70 fuori sede di Saglimbeni sono una piccola frazione dei 2000 che scappano annualmente e sono la parte “benestante”. Gli altri non hanno voce.

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  4. Benedetto XVII 7 Gennaio 2017 10:59

    Saglimbeni ha ragione quando dubita della consapevolezza di parte dei messinesi riguardo alla situazione nella quale si trova la città. Consapevolezza che i “fuori sede” hanno in misura maggiore, in quanto misurano le differenze di opportunità, qualità di vita, coscienza civile, etc. esistenti tra il “fuori” e il “dentro”. Se si aggiunge la rovinosa convinzione di essere il sale della terra (come diceva il Principe di Salina) e di vivere nel posto più bello del mondo (come dicono Accorinti & C.), si comprende che non c’è alcuna speranza di miglioramento. Infine, un’ultima annotazione: i 70 fuori sede di Saglimbeni sono una piccola frazione dei 2000 che scappano annualmente e sono la parte “benestante”. Gli altri non hanno voce.

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  5. Ma perchè si usa qui la definizione di “fuorisede”? I “fuorisede” di Messina sono, per esempio, gli studenti e lavoratori della Calabria (o dalla provincia) che vivono a Messina durante la settimana, ma tornano da dove vengono il fine settimana. Se uno è andato a studiare in altra città del nord (o addirittura è rimasto a lavorarci ) non è un “fuori sede” di Messina, sarà semmai “fuorisede” di Milano o di altrove. Un tempo si chiamavano “emigrati”, ma la parola evidentemente non piace; forse non piace perchè mette a nudo la vera situazione senza sconti: una massiccia emigrazione di medio periodo per studio, che sicuramente si trasformerà in emigrazione di lungo periodo per lavoro. Che dite, iniziamo a chiamare le cose con il proprio nome?

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  6. Ma perchè si usa qui la definizione di “fuorisede”? I “fuorisede” di Messina sono, per esempio, gli studenti e lavoratori della Calabria (o dalla provincia) che vivono a Messina durante la settimana, ma tornano da dove vengono il fine settimana. Se uno è andato a studiare in altra città del nord (o addirittura è rimasto a lavorarci ) non è un “fuori sede” di Messina, sarà semmai “fuorisede” di Milano o di altrove. Un tempo si chiamavano “emigrati”, ma la parola evidentemente non piace; forse non piace perchè mette a nudo la vera situazione senza sconti: una massiccia emigrazione di medio periodo per studio, che sicuramente si trasformerà in emigrazione di lungo periodo per lavoro. Che dite, iniziamo a chiamare le cose con il proprio nome?

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  7. Se questi ns.bravi e validi ragazzi,dopo aver aderito all’associazione FUORIdiMe,si prendessero cura però di iscriversi all’altra:DENTROdiMe
    ,si accorgerebbero subito di essere stati”violentati” nella loro formazione civica perchè manipolati da una propaganda falsa e bugiarda che ha istillato nelle loro giovani menti un tabù, il tabù PONTE.Chi infatti ha studiato scientificamente il progetto,attribuisce alla sua realizzazione il valore di ELDORADO.Una PROVVIDENZiale SALVIFICA manna divina per questo territorio.Tutto il resto è FUFFA chiacchiera,lamentela,esercizio retorico ed “EMIGRAZIONE FORZATA”.I giovani del fuoridiMe sono destinati purtroppo a restare come noi irrimediabilmenteBUDDACI.Sciroccu,piscistoccu,malanova e CHIACCHIERAINUTILE

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  8. Se questi ns.bravi e validi ragazzi,dopo aver aderito all’associazione FUORIdiMe,si prendessero cura però di iscriversi all’altra:DENTROdiMe
    ,si accorgerebbero subito di essere stati”violentati” nella loro formazione civica perchè manipolati da una propaganda falsa e bugiarda che ha istillato nelle loro giovani menti un tabù, il tabù PONTE.Chi infatti ha studiato scientificamente il progetto,attribuisce alla sua realizzazione il valore di ELDORADO.Una PROVVIDENZiale SALVIFICA manna divina per questo territorio.Tutto il resto è FUFFA chiacchiera,lamentela,esercizio retorico ed “EMIGRAZIONE FORZATA”.I giovani del fuoridiMe sono destinati purtroppo a restare come noi irrimediabilmenteBUDDACI.Sciroccu,piscistoccu,malanova e CHIACCHIERAINUTILE

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  9. A rischio di linciaggio e di mpopolarità: Con le dovute ovvie eccezioni….vedo tanti giovani arruolati passivamente all’esercito dei rassegnati, al gregge belante del “pensiero unico”, diffuso dal sistema scolastico, dai mainstreem di regime, dalle TV e dal…calcio del tifosottuso. Accettano come realtà immutabile la loro condizione sociale, senza tentare di approfondirne le cause reali. Probabilmente mancano degli strumenti di analisi politica e filosofica di cui si sono avvalsi i giovani del secolo scorso che si sono ribellati allo “status quo”. ( la scuola di Francoforte, i grandi pensatori dei secoli scorsi)…

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  10. A rischio di linciaggio e di mpopolarità: Con le dovute ovvie eccezioni….vedo tanti giovani arruolati passivamente all’esercito dei rassegnati, al gregge belante del “pensiero unico”, diffuso dal sistema scolastico, dai mainstreem di regime, dalle TV e dal…calcio del tifosottuso. Accettano come realtà immutabile la loro condizione sociale, senza tentare di approfondirne le cause reali. Probabilmente mancano degli strumenti di analisi politica e filosofica di cui si sono avvalsi i giovani del secolo scorso che si sono ribellati allo “status quo”. ( la scuola di Francoforte, i grandi pensatori dei secoli scorsi)…

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  11. Condivido tutto, ma credo che il tempo del dibattito e delle conferenze sia finito. Fate attività concrete sul territorio ed invogliate chi sta fuori a tornare più spesso, a portare amici, a comprare prodotti locali. Vi seguo a distanza e vedo che come associazione state crescendo bene, quindi continuate cosi e pretendete che le amministrazioni locali vi diano ascolto.

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