Domani al Comune la prima occasione di confronto pubblico sul destino del Piemonte

Domani al Comune la prima occasione di confronto pubblico sul destino del Piemonte

Rosaria Brancato

Domani al Comune la prima occasione di confronto pubblico sul destino del Piemonte

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domenica 24 Maggio 2015 - 22:08

Domani sarà la prima occasione pubblica per discutere, ed informare la città, sulle sorti del Piemonte. Il confronto, organizzato da Massimo Finocchiaro, vedrà intervenire nell'Aula consiliare di Palazzo Zanca, i rappresentanti delle due diverse posizioni. Prevista la presenza del sindaco. Nell'estate 2014, nella stessa Aula il destino del nosocomio sembrava essere segnato. Un anno dopo è il momento di evitare guerre tra fazioni e costruire un'altra storia.

Solo un confronto leale, costruttivo, basato sui dati, potrà evitare che il “matrimonio” Piemonte-Centro Neurolesi si tramuti in una faida, in una guerra tra opposte fazioni senza possibilità di mediazione o di incontro a metà strada. Se la fusione tra le due aziende sanitarie continua ad essere uno scontro a perderne sarà sia la verità che la città intera, perché non stiamo discutendo dell’isola pedonale o dell’apertura domenicale degli esercizi commerciali, stiamo parlando della salute dei cittadini e di un progetto che riguarda il futuro di due ospedali.

“Da semplice cittadino prima ancora che da coordinatore del Megafono ho sentito il bisogno di chiarezza, perché c’è troppa confusione ed invece i messinesi hanno il diritto di sapere e di ascoltare entrambe le posizioni per capire cosa sta succedendo” spiega Massimo Finocchiaro che alla vigilia della manifestazione di venerdì scorso, organizzata dal Comitato salvare l’ospedale Piemonte ha proposto quel confronto pubblico diventato indispensabile per capire le ragioni del sì e quelle del no e vedere se magari non sono poi così inconciliabili come si pensa.

Il confronto pubblico si terrà domani, martedì 26 alle 10 nell’Aula del Consiglio comunale.

Saranno presenti i rappresentanti del Comitato, come Silvano Arbuse, Marcello Minasi, gli esponenti della Uilfpl e quelli delle associazioni che in questi mesi hanno portato avanti le istanze del no. Sull’altro fronte ci saranno Beppe Picciolo e Santi Formica i due deputati regionali che da novembre hanno lavorato al disegno di legge attualmente all’attenzione dell’Ars e che ha preso corpo dopo la trasferta romana dal ministro Lorenzin che ha dato il via libera.

“Anche il sindaco Accorinti mi ha assicurato la sua presenza, è la massima autorità sanitaria cittadina- continua Finocchiaro- Ci sarà anche la presidente del consiglio comunale Barrile. Mi auguro che dal confronto senza toni accesi si arrivi all’unico obiettivo da raggiungere: la chiarezza sui fatti, sul progetto, sulle sorti dell’ospedale che sta sicuramente a cuore a tutte le parti in causa”.

Il luogo del confronto, l’Aula consiliare, è lo stesso dove tutto ha avuto inizio in una seduta rovente un anno fa, nell’agosto 2014. E’ quello il punto di partenza, una seduta che in quelle ore sembrò aver sancito definitivamente, alla luce del decreto Balduzzi e del piano di riordino della rete ospedaliera due fatti: la chiusura del Pronto soccorso (che in quella sede il dg Michele Vullo definì “pericoloso per la salute”) e il trasferimento del punto nascita dal Piemonte al Papardo. In quell’agosto apparve chiaro che si stava parlando della chiusura del Piemonte.

Da quel momento è iniziato un lungo cammino sia di battaglie che di azioni per cambiare il destino del nosocomio attraverso proposte concrete. Il punto nascita non fu trasferito ed anzi, per un mese, accadde il contrario, a trasferirsi furono le puerpere del Papardo al Piemonte, scelta che causò proteste e la nascita del Comitato Aurora. Il 6 novembre è il Comitato salvare il Piemonte, insieme ai sindacati Cisl e Uilfpl a firmare un protocollo d’intesa per la fusione del nosocomio con il Centro Neurolesi, fissando una serie di paletti per evitare che il matrimonio fosse sbilanciato dalla parte dell’Irccs. A dicembre i deputati Picciolo, Formica, Germanà, Mancuso e Garofalo, sulla scorta sia di quel protocollo che di un disegno di legge all’Ars, vanno in trasferta a Roma dal ministro Lorenzin. L’Irccs infatti è da oltre 10 anni una struttura sanitaria pubblica e riceve anche i fondi per la ricerca, da qui la necessità dell’ok del ministro al progetto. La Lorenzin dà il via libera ed i dirigenti generali del ministero iniziano un percorso comune con l’assessore regionale alla sanità Borsellino. L’assessore era stata in silenzio per mesi e mesi senza che si capisse quali fossero le sue reali intenzioni, se non attraverso le decisioni del dg Vullo, che, in quanto manager esegue le direttive regionali. Stando agli annunci del manager il destino del Piemonte nell’autunno 2014 era una “croce sopra”. A gennaio iniziano gli incontri per rendere concreto il progetto e la Borsellino due mesi dopo verrà a Messina per una riunione generale che la porterà poi a dare il suo assenso alla fusione. Da un lato quindi va avanti il disegno di legge, che attualmente è stato esitato dalla Commissione sanità ed il prossimo mese sarà in Aula, dall’altra a Messina i dg del Papardo-Piemonte Vullo e del Neurolesi Aliquò procedono con il protocollo d’intesa relativo ai passaggi della fusione tra le due aziende. I promotori del progetto per la nascita del polo di riabilitazione del meridione ribadiscono che il pronto soccorso, che appena un anno fa era destinato alla chiusura, resterà e che ad essere trasferito, non a stretto giro di posta, sarà il punto nascita. Per il resto i 75 posti del Piemonte restano. Il Comitato salvare il Piemonte, che pure ha dato il “la” a questa intesa con il protocollo di novembre, la pensa diversamente e dice che no, attualmente non ci sono sufficienti garanzie ad attestare che il Pronto soccorso resti nella stessa forma attuale e non si trasformi in una guardia medica. Nasce quindi la guerra dei numeri. Il ddl non è definitivo e ci sono i margini per discutere su tutto.

Da qui, per evitare la guerra tra fazioni che non giova a nessuno, tanto meno “alla salute”, la proposta del confronto sui numeri e sui protocolli. In questo clima di confusione sono tutti d’accordo solo su un fatto: Accorinti non ha svolto il suo ruolo di massima autorità sanitaria cittadina, si è defilato nella vicenda, dopo i fatti della scorsa estate. Ad agosto il sindaco ha scritto una lettera che sapeva di resa alla Borsellino quando invece, ed i fatti lo hanno dimostrato, c’era tutto il tempo ed il modo per combattere. Il 29 settembre ha partecipato alla manifestazione di protesta davanti al Piemonte, durante la quale è stato aspramente contestato per le sue assenze sul caso. Dopo aver accusato quellicheceranoprima e la Cisl di essere i “mandanti” dell’aggressione, Accorinti è uscito di scena, convocando alcune settimane dopo un tavolo tecnico allargato le cui tracce si sono perse dopo poche riunioni. Una sua posizione ufficiale sulla vicenda gioverebbe a sgomberare il campo da polemiche e contestazioni.

Quasi un anno dopo la seduta d’agosto che sanciva ufficialmente la chiusura del Pronto soccorso e l’inizio dello smantellamento del Piemonte, quella di domani sarà la prima occasione per discutere pubblicamente sulle sorti del nosocomio e per informare i messinesi. Il punto di partenza non è più lo stesso di un anno fa ed i margini per scrivere un’altra storia ci sono tutti, così come quelli per evitare la guerra fratricida che non giova a nessuno. O forse sì.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. puzza di bruciato 25 Maggio 2015 10:47

    Ma quale confronto pubblico… bisogna occupare i locali…

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  2. puzza di bruciato 25 Maggio 2015 10:47

    Ma quale confronto pubblico… bisogna occupare i locali…

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