Da industriale a residenziale. In gazzetta ufficiale il cambio di destinazione d’uso della Triscele

Da industriale a residenziale. In gazzetta ufficiale il cambio di destinazione d’uso della Triscele

Marco Ipsale

Da industriale a residenziale. In gazzetta ufficiale il cambio di destinazione d’uso della Triscele

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venerdì 01 Febbraio 2013 - 10:43

Pubblicato il decreto in esecuzione della sentenza 971/2009 del Tar di Catania, dopo il ricorso proposto da Heineken nel 2002 sul Piano regolatore generale di Messina. Il presidente della commissione Urbanistica, Domenico Guerrera: “Si costruiranno altre inutili palazzine, ma l’ok del Consiglio comunale non era una scelta bensì una presa d’atto della sentenza del Tar”

Ora è ufficiale: l’area ex Triscele non è più industriale, ma residenziale. Non ci sarà più alcuna attività produttiva, ma solo case.

E' stato pubblicato sull'odierna Gazzetta ufficiale regionale il decreto del 18 dicembre scorso, con il quale il dirigente generale del dipartimento regionale dell’urbanistica rettifica il decreto del 2 settembre 2002, concernente l'approvazione del piano regolatore generale del comune di Messina, in esecuzione della sentenza del Tar Sicilia, sezione di Catania, n. 971/2009.

La rettifica del Prg avviene a seguito di quanto disposto ed in conformità al voto reso dal Consiglio regionale dell’urbanistica il 28 novembre 2012 ed alle prescrizioni dettate dalla Soprintendenza di Messina.

La sentenza, sul ricorso proposto già dall’Heineken nel 2002, assegna all’area individuata la destinazione urbanistica di zona B4c, cioè zona di completamento in cui è possibile costruire palazzine fino a cinque piani.

Si chiude così la vicenda relativa al cambio di destinazione d’uso dell’area ex Triscele. Per l’azienda non esiste ancora alcun piano industriale, come invece era stato promesso, e il futuro è sempre più nero. In “compenso”, al posto della Triscele, vedremo sorgere altre palazzine.

“I lavoratori avevano pressato il Consiglio per l’approvazione immediata del cambio di destinazione d’uso – afferma il presidente della commissione urbanistica, Domenico Guerrera –. Il Consiglio ha approvato la delibera ma non ha scelto di farlo, ha dovuto farlo. Era una presa d’atto della sentenza del Tar, non si poteva fare diversamente. Poi alle promesse degli imprenditori non sono seguiti i fatti”.

E adesso non si può più tornare indietro, il cambio di destinazione d’uso è fatto: “L’unico a intervenire potrebbe essere il presidente Crocetta – prosegue Guerrera – con un vincolo di edificabilità su un’area da considerare di pregio architettonico, un monumento all’attività industriale. Ma sinceramente anche questa strada mi sembra poco percorribile, seguiterebbero ricorsi e si avrebbero solo danni erariali”.

A partire dal 1 gennaio 2013, i 41 lavoratori sono in mobilità, un sussidio che durerà dai due ai quattro anni, a seconda dell’età. Hanno già incontrato il presidente della Regione, il prefetto e la deputazione messinese con in testa Francantonio Genovese, ma finora non si è trovata alcuna soluzione. L’unica appare quella di trovare un nuovo gruppo di imprenditori che possa investire sulle capacità e l’esperienza di 41 lavoratori che hanno fatto la storia della birra in città. Una storia che, viceversa, è destinata a volgere tristemente al termine.

(Marco Ipsale)

15 commenti

  1. Sinceramente penso che ai lavoratori Triscele interessi il lavoro, non la conservazione dell’area con vincoli che ne impediscano l’edificabilità! E spero molto che Crocetta(e non solo lui) si impegni perchè questo lavoro lo riabbiano presto!Tutta la mia solidarietà e auguri!

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  2. puzza di bruciato 1 Febbraio 2013 11:34

    MA NON C’ERA STATO UN CONSIGLIERE CHE AVEVA PROPOSTO DI ANNULLARE LA DELIBERA DI CAMBIO DI DESTINAZIONE… IN QUANTO I PROPRIETARI DELL’AREA AVEVANO PROMESSO MARI E MONTI…. CHE FINE HANNO FATTO QUESTI “BUONI” PROPOSITI? GNAM-GNAM-

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  3. tutti d’accordo, a Messina i palazzinari sono la storia della città

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  4. Complimenti a chi ha elogiato i signori Faranda quando erano a tornati a riappropriarsi della ditta con annesso stabilimento.
    Tante belle foto pubblicate dalla Gazzetta del Sud che immortalavano madre e figlio (se non ricordo male) per il loro attaccamento all’impresa birraia.
    Invece era un passo necessario perchè i predetti conoscevano bene chi doveva dispensare le necessarie autorizzazioni, e dove recarsi per acquistare l’olio adatto (certamente non quello santo). Adesso si tratterà di individuare chi dovrà concedere i mutui, tutt’altro che difficile.
    Gli appartamenti ovviamente andranno a ruba da parte di quei professionisti che potranno investire i loro guadagni in mattoni. E la crisi? Facile basta aumentare le parcelle, tanto i cittadini mica possono rivolgersi alle strutture pubbliche che i medesimi professionisti continuano a nonfare funzionare.
    Gli altri cittadini si accontentino di vedere il sole ed il mare.

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  5. I lavoratori sono in presidio permanente, in via Bonino. Le parole e la comprensione possono servire se accompagnate da una forte presenza cittadina. I loro problemi sono i problemi di una città intera, svenduta e senza coraggio!

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  6. Non poteva finire diversamente ed era molto meglio non dare troppo retta ai sindacati e ai politici in genere ma rimboccarsi le maniche e salvaguardare il proprio posto di lavoro futuro comprandosi lo stabilimento! Gli esempi ci sono in tutta Italia!

    Quando i lavoratori si salvano comprando la fabbrica. Tecnicamente si chiama workers buy out. In pratica si tratta dell’acquisto dell’azienda da parte dei lavoratori. La prima, nel 1994, fu l’industria plastica Toscana di Scarperia, in provincia di Firenze. Ora il fenomeno si sta allargando e c’è un fondo apposta per queste iniziative.
    http://www.linkiesta.it/storie-finit…do-la-fabbrica

    Da licenziati a imprenditori. Gli operai comprano l’azienda. Licenziati dalla società, ne hanno rilevato quote, marchio e attrezzature e si sono rimboccati le maniche come imprenditori. È la storia, controcorrente e anticrisi, della Tabitaly di Foiano della Chiana
    http://corrierefiorentino.corriere.i…60655340.shtml

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  7. La Triscele ha rilevato il terreno e lo stabilimento di via Bonino anche con il TFR dei lavoratori, i dipendenti si ritrovano protestati perché, malgrado venissero trattenute in busta paga le somme per i fondi di settore, il “quinto dello stipendio”, le assicurazioni e quant’altro, questi soldi non venivano versati a chi di dovere.
    http://www.birrificiomessina.it/

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  8. nicola galletta 1 Febbraio 2013 13:48

    e via ai palizzanari di turno e vai!!!!!!!!!

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  9. Continuate a bere bira messina.

    Cornuti e Bastonati

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  10. Mi auguro che l’eventuale sciagurata costruzione resti invenduta e mandi in malora tutti questi speculatori. E’ una città che non ha orizzonti..ma semplice rendita

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  11. ART.21 COSTITUZIONE. La variante generale vigente, che i praticoni urbanisti messinesi chiamano piano regolatore generale, festeggia alla grande i suoi dieci anni di sciagurata applicazione. Dopo aver devastato il nostro territorio, compromesso per sempre ogni ipotesi di sviluppo economico e sociale, da un colpo mortale alle esigue speranze dei messinesi di TRISCELE, regalando a chi ODIA Messina, i palazzinari, l’ennesimo palazzo in una micro particella. Variante generale abusiva, opaca nei suoi passaggi a Palermo, votata da un Consiglio Comunale in conflitto d’interessi fondiari, trasversali ai partiti di tutti gli schieramenti politici, ricordo che metà dei consiglieri abbandonò l’aula al momento della votazione. Per massacrare indisturbata la nostra terra, la grande rendita fondiaria doveva dare la possibilità ai proprietari di piccole particelle, di costruire senza opere di urbanizzazione, appunto UNA PARTICELLA UN PALAZZO, questo permette la variante generale e un regolamento edilizio indegno di una città dalla grande tradizione tecnica, come fu Messina. Tutti progettisti, tutti muratori, tutti costruttori, il risultato è questa COSA che non è più una città.

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  12. di sicuro avranno un appartamento in regalo nelle nuove palazzine. O forse anche due.

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  13. Salvatore Vernaci 1 Febbraio 2013 22:05

    RETTIFICA AL DECRETO 2 settembre 2002 di approvazione del PRG.- MUTAMENTO DESTINAZIONE D’USO.-
    In questa problematica della TRISCELE, nessuno degli Organi che, oggi, “piangono” sulla sorte di 41 concittadini lavoratori, ed attendono un miracolo da Crocetta è esente da colpe. Vi è la sentenza del T.A.R.S. sezione staccata di Catania n. 971/2009, depositata in segreteria il 26 maggio 2009, la quale poteva benissimo essere impugnata al C.G.A. (non so se sia stata impugnata, né la Stampa, né il Decreto 18 dicembre 2012 ne fanno cenno), quindi divenuta esecutiva. Conseguentemente il Consiglio comunale, con delibera n. 80/C del 16 novembre 2011 avente ad oggetto: “Variante parziale per la modifica del piano regolatore generale a seguito di sentenza passata in giudicato. Ditta Triscele s.r.l. (subentrata alla Heineken Italia S.p.A.)” approvava la variante al PRG, cioè il mutamento di destinazione d’uso dell’immobile. Non sono state presentate né osservazioni, nè opposizioni alcuna a detta delibera, pubblicata, ai sensi dell’art. 3, della legge regionale n. 71/78. Ed ecco l’emissione del decreto regionale di approvazione della variante. A mio parere, non è esatto affermare che “il Consiglio comunale ha dovuto approvare la delibera, perché una presa d’atto della sentenza del Tar.” Intanto si poteva impugnare la sentenza del TAR davanti al C.G.A.. Poi, il Consiglio comunale poteva decidere e deliberare, indipendentemente dalla sentenza del TAR., in quanto “ Le scelte effettuate dall’Amministrazione in materia di PRG costituiscono apprezzamento di merito sottratto al sindacato di legittimità, salvo che non siano inficiate da errori di fatto o da abnormi illogicità “(Cons. St. Sez. IV 6 maggio 2003 n. 2386) “Il Comune resta libero di imprimere alle varie parti del territorio la destinazione d’uso preferita, rispetto ai bisogni collettivi” (Cons. Stato, IV, 15.4.86, 268). Non bastava deliberare secondo la sentenza del TAR, ma occorreva, da parte del Consiglio comunale, “una motivazione puntuale nell’ipotesi in cui la variante sia limitata ad un terreno determinato ovvero incida su aspettative assistite da particolare tutela o da speciale affidamento”(Cons. St., sez. V, 23 maggio 2000, n.2982). Qual è il rimedio adesso?. ..A mio parere, impugnare il decreto di approvazione della variante. Se risponde a vero ed è formalizzato agli atti, che il Consiglio comunale aveva adottato quella delibera di mutamento destinazione d’uso, Condizionando il provvedimento alla delocalizzazione dell’Azienda; poiché la condizione (delocalizzazione) non si è avverata, la delibera n. 80/C del 16 novembre 2011 è illegittima, “ Il venir meno dell’elemento accessorio (condizione) rende invalido il provvedimento, solo allorché risulti che la P.A. non lo avrebbe emanato senza di esso (vitiatur et vitiat) (Cass. Civ. 9 maggio 1981, n. 3052)

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  14. le malanove su chi se le compra saranno infinite….

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  15. ART.21 COSTITUZIONE. Le tue considerazioni, carissimo SAJA, non fanno una piega in punto di diritto, ma la vicenda TRISCELE, ha un’aspetto ancora più importante di quello giurisprudenziale, il sociologico, un intero popolo, le genti di Messina degli ultimi decenni, ha assistito inerte e in parte partecipato, alla devastazione di uno dei più paesaggistici siti, che Madre Natura dona, e le genti della Urbs Messana, riconoscenti, resero raffinato e insigne. In mezzo secolo della millenaria storia di Messina, siamo stati peggio dei terremoti, delle pesti e dei saccheggi, subiti nella nostra storia. Dopo quegli eventi drammatici i nostri AVI ebbero la possibilità e la voglia di ricostruire, dopo questo scempio NO. Se potessero, i nostri AVI, ci coprirebbero di MALANOVA.

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