Dal Cas a Gettonopoli, dai torrenti alla spazzatura, ecco le principali inchieste che hanno scosso Messina

Dal Cas a Gettonopoli, dai torrenti alla spazzatura, ecco le principali inchieste che hanno scosso Messina

Alessandra Serio

Dal Cas a Gettonopoli, dai torrenti alla spazzatura, ecco le principali inchieste che hanno scosso Messina

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giovedì 31 Dicembre 2015 - 17:00

L'indagine sul Consorzio Autostrade e quella sul rischio idrogeologico terranno banco anche nel nuovo anno, così come il processo sui servizi sociali in provincia e la formazione professionale con il caso Genovese.

E’ costellato di inchieste eclatanti l’anno che si chiude Sia a Messina che in Provincia le Procure hanno passato in rassegna praticamente tutti i centri di spesa pubblici, senza dimenticare i grandi capitali privati. Ed hanno "rispolverato" il reato di corruzione, praticamente sparito nel decennio scorso. Indagini in massima parte chiuse. In alcuni casi, invece, i fascicoli sono ancora aperti e promettono interessanti sorprese per l’anno che comincia.

In particolare l’inchiesta sul Consorzio autostrade Siciliane. Se da un lato nell’ultimo anno il Governatore regionale Rosario Crocetta è tornato a più riprese a lodare “il nuovo corso” al centro di contrada Scoppo, dall’altro sia l’Anticorruzione di Cantone che le varie procure isolane hanno rilevato diverse criticità. A Messina il pool di magistrati guidati da Sebastiano Ardita non ha smesso di indagare sulla gestione del Consorzio e, malgrado sia passato più di un anno, non ha ancora tirato le fila dell’attività sfociata, a fine 2014, nel blitz Tecno, con l’arresto dell’imprenditore messinese Nino Giordano, altri costruttori e fornitori, e tecnici di ruolo apicale dello stesso Cas. Nel mirino, l’affidamento di alcuni appalti. Qualcuno dei soggetti coinvolti ha deciso di collaborare con gli inquirenti, indirizzando nuovi filoni di indagine.

Man mano che andavano avanti, il vaso di Pandora di contrada Scoppo ha riservato parecchi spunti e nel marzo scorso la Procura ha chiesto una proroga di indagine per 56 dipendenti, sospettati di aver intascato in maniera irregolare gli incentivi progettuali. Ancora a inizio dicembre gli investigatori dell’Antimafia mettevano sotto torchio i dipendenti. Mentre a febbraio è stato arrestato Agostino Bernava, un altro funzionario molto noto.

Recente è anche il richiamo di Raffaele Cantone. Il Presidente dell’Autority, che a inizio anno aveva stoppato Crocetta sulle continue concessioni, a fine 2015 ha puntato il dito sulla mancata restituzione degli stipendi, dopo il taglio voluto dalla Regione a febbraio scorso, e sulla mancata trasparenza nelle procedure di gara, ed ha intimato il Consorzio a provvedere a breve. Dalle nomine agli affidamenti e gli incarichi legali, oggi la gestione del Cas è sempre meno controllabile dall’esterno.

Oggi il Cas è davvero ad un bivio, e in ballo c’è una grossa torta, la gestione degli appalti per il completamento della Siracusa-Gela. Tra Roma e Palermo le soluzioni al vaglio sono due: la messa in liquidazione che passa per la scadenza senza proroga delle concessioni o il potenziamento del Cas per farne un centro più snello e più libero di gestire gli appalti da completare, al quale affidare ancora maggiori risorse. Tornando a Messina, c’è un’altra inchiesta sulle grandi opere autostradali ancora in corso, quella che riguarda le perizie di variante degli svincoli Giostra-Annunziata. A più riprese l’ex dirigente del Comune Mario Pizzino si è recato in Procura ed è stato ascoltato sul lievitare delle cifre. Non soltanto autostrade.

In tema di infrastrutture la Procura di Messina nel 2015 ha puntato i riflettori anche sulle gare per la concessione della rada San Francesco, aprendo uno spiraglio anche su quella per la gestione del terminal Tremestieri. Una inchiesta che però non ha retto al vaglio preliminare. Si è indebolita al primo vaglio sulle esigenze cautelari anche quella sull’appalto Tecnis per i lavori ai moli Colapesce e Vespri.

Attende di vedere la luce in maniera compiuta anche l’accertamento sulla manutenzione dei torrenti cittadini. Un fascicolo al quale il pm Liliana Todaro, titolare del caso, tiene molto, perché tenta di vagliare lo stato dell’arte delle opere che dovrebbero mitigare il rischio idrogeologico. Tre gli indagati iscritti in prima battuta nel registro degli indagati per un caso specifico, quello del Torrente Bordonaro. Cioè il sindaco di Messina Renato Accorinti e due dirigenti tecnici, del Comune e del Genio Civile. Un tema, quello del rischio idrogeologico, che per la città e la provincia di Messina di Messina si fa sempre più caldo, e del quale gli abitanti hanno preso coscienza dopo le tragedie di Giampilieri del 2009 e l’alluvione che nel 2011 devastò Barcellona e costò tre vite a Saponara.

Proprio all’inizio del 2016 sapremo se qualcuno pagherà per i 37 morti di Giampilieri, visto che si avvicina alla fine il processo istruito per accertarne le responsabilità.

Si avvia a conclusione anche il processo sull’assenteismo allo Iacp, che vede alla sbarra la quasi totalità degli impiegati dell’ente. Mentre attende il vaglio preliminare l’inchiesta sull’assenteismo alla Provincia regionale di Messina.

Un altro settore mai al buio dai riflettori della magistratura è il business rifiuti. Della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea e di Tirrenoambiente si sono occupate, anche nel 2015, diverse procure italiane, e l’8 settembre scorso il neo procuratore di Barcellona, Emanuele Crescenti, ha chiuso il cerchio su 4 arrestati eccellenti, accusati di un giro di mazzette all’ombra della discarica: il sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea Salvatore Bucolo, il senatore Lorenzo Piccioni e i vertici nuovi e vecchi della società, Pino Innocenti e Giuseppe Antonioli.

A Messina invece, l’11 novembre scorso sono scattati i braccialetti elettronici per l’ex liquidatore di Messinambiente Armando Di Maria, il dirigente amministrativo Lorenzo Inferrera, gli imprenditori Di Vincenzo e Gentiluomo e il broker assicurativo Antonio Buttino. Contestata la regolarità di una lunga serie di affidamenti e pagamenti che "puzzano" di mazzette. Contestualmente la Procura ha allargato gli accertamenti alla più recente gestione della piattaforma di Pace, il contestato progetto ancora in piedi e tutt’altro che definito.

Nel 2015 si è riaperto il capito sugli investimenti nei derivati effettuati dal Comune di Messina. Dopo la clamorosa inchiesta, archiviata malgrado il maxi sequestro di 17 milioni di euro alla Bnl, sulla scorta di nuovi orientamenti giurisprudenziali la Procura ha avviato una nuova indagine, avvisando l’ex sindaco Giuseppe Buzzanca e numerosi funzionari dell’istituto bancario.

A Palazzo Zanca gli investigatori sono tornati a più riprese anche per una clamorosa indagine, quella della Digos sui gettoni di presenza percepiti dai consiglieri comunali per i lavori di commissione. Una indagine nata sulla scorta dell’analogo caso di Siracusa, dove il mese scorso sono state avvisate sei persone, che a Messina ha portato invece all’obbligo di firma, prima e dopo le commissioni, per ben 12 consiglieri comunali.

Un altro settore pubblico finito nel mirino è stato quello dei servizi sociali, soprattutto a Patti e nel comprensorio, dove nel pieno dell’estate è scoppiato lo scandalo “Patti e Affari. La Procura nebroidea, guidata da Rosa Raffa, ha messo ai domiciliari i patron delle coop Giuseppe Busacca, Michele Cappadona e Giuseppe Pizzo, insieme ad un dirigente del comune di Patti, mentre altri dirigenti pubblici sono stati sospesi o posti agli obblighi. Tra i 39 indagati figurano sindaci del comprensorio, ex sindaci, attuali e vecchi amministratori.

Tante sorprese ne ha fatte registrare anche il processo Corsi d’oro sull’altra lobby, quella della formazione professionale. Tanti i colpi di scena in aula, mentre proprio prima della sospensione natalizia la Procura di Messina ha aggravato le accuse a carico dell’onorevole Francantonio Genovese e il cognato Franco Rindaldi, deputato all’Ars. La Corte tornerà ad occuparsene il 12 gennaio.

(Alessandra Serio)

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