Patti e Affari, i retroscena dell'inchiesta sulla lobby dei servizi sociali

Patti e Affari, i retroscena dell’inchiesta sulla lobby dei servizi sociali

Alessandra Serio

Patti e Affari, i retroscena dell’inchiesta sulla lobby dei servizi sociali

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giovedì 03 Settembre 2015 - 01:08

Assunzioni chieste dai politici in cambio di appalti, mazzette per oliare pagamenti di fatture, persino prestazioni sessuali in cambio di un alloggio popolare. L'inquietante spaccato di come viene gestita la cosa pubblica, emerso dalle intercettazioni dell'inchiesta che ha portato al terremoto politico a Patti e dintorni.

“Tu devi favorire gli amici, quelli che ti possono salvare la pelle”. Sono queste le parole adoperate dall’ex assessore ai servizi sociali del comune di Patti, Francesco Gullo, per convincere Giuseppe Pizzo, patron della cooperativa sociale CAPP 1990, ad assumere alcuni nominativi da lui segnalati, in particolare due ragazze da impiegare nel servizio di colonia estiva che la coop si era aggiudicata.

A Pizzo, invece, il sindaco Mauro Aquino e l’assessore Nico Mollica fornirono una lista di nominativi da assumere in contropartita dell’aggiudicazione della gara. Era il 2011. L’anno successivo i due, tramite Nicola e Tindaro Giuttari, fanno avere a Giuseppe Busacca della coop Genesi, aggiudicataria del servizio di assistenza disabili, un nuovo elenco di assunzioni da effettuare. Per il primo cittadino e il suo assessore la Procura aveva chiesto la sospensione temporanea, richiesta rigettata dal giudice per le indagini preliminari.

In occasione delle elezioni amministrative del maggio 2011, Michele Cappadona , in cambio di voti a favore del proprio candidato al consiglio comunale, Domenico Pontillo, prometteva l’assunzione della figlia presso la propria coop ad un elettore.

Pizzo avrebbe pagato una tangente da 4 mila euro all’impiegato Als Oreste Casimo per oliare il pagamento di una fattura. Ma c’è anche la promessa di un alloggio popolare e di contributi lavoro in cambio di prestazioni sessuali, richieste a due cittadine da uno dei funzionari comunali indagati.

Sono soltanto alcuni degli episodi scoperti dalla Polizia di Patti nell’ambito dell’inchiesta sfociata nelle sette misure cautelari di due settimane fa, cioè il blitz denominato Patti e Affari che ha portato ai domiciliari l’attuale asso pigliatutto dei servizi sociali a Messina e provincia, cioè Giuseppe Busacca. Trentanove gli indagati, una lunga lista di amministratori e impiegati pubblici, insieme ad imprenditori di settore.

L’indagine nasce dalla stessa informativa che ha fatto scattare l’operazione Fake, nel 2013 con l’arresto di Francesco Gullo, rais locale del Pd e padre dell’onorevole nazionale Maria Tindara. Ad insospettire la Polizia Municipale era stato un sostanzioso pacchetto di nuovi residenti a Patti, in prossimità delle elezioni. Molti di quei cambi di residenza risultarono falsi, e da lì le carte passarono agli investigatori della Questura che scoprirono diversi episodi di scambio di voto.

Gli agenti misero sotto controllo i telefoni personali di alcuni esponenti politici e dei loro “grandi elettori”, piazzarono le cimici nelle loro auto e sulle linee delle coop, affondando nel sistema messo in piedi dalla lobby dei servizi sociali.

Archiviata la fase degli interrogatori di garanzia, c'è attesa adesso per il passaggio davanti al Tribunale del Riesame, anche se l'udienza non è ancora stata fissata. Ragionevolmente il collegio della Libertà si occuprà di eventuali ricorsi tra il 10 e il 14 settembre.

(Alessandra Serio)

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