Truffavano le rivendite Sisal facendosi ricaricare la Postepay

Truffavano le rivendite Sisal facendosi ricaricare la Postepay

Truffavano le rivendite Sisal facendosi ricaricare la Postepay

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martedì 19 Giugno 2012 - 11:28

Due persone sono state arrestate per truffa, una terza è al momento irreperibile. Con un sistema semplice riuscivano a intascare 500 euro ogni volta che mettevano a segno l’inganno. Ad arrestarli ci hanno pensato gli agenti della sezione di polizia giudiziaria della Polizia di Stato

“E’ possibile effettuare una ricarica da 500 euro su carta Postpay?”. Questa la domanda che ha permesso ad un gruppo di truffatori di intascare la somma senza versare un euro. Ad ingannare edicolanti, rivenditori di tabacchi, ed esercenti di una postazione sarebbero stati la ventunenne Marilù Catalano, di Enna, il suo complice etneo Pasquale Bellia, 51 anni e un terzo catanese, al momento irreperibile. A porre fine alle tante truffe messe a segno dal terzetto stati gli agenti della sezione di polizia giudiziaria della Polizia di Stato. Sotto la coordinazione del sostituto procuratore Antonio Carchietti, gli uomini del vicequestore aggiunto Fabio Ettaro, grazie alle denunce , sono riusciti a ricostruire il sistema utilizzato per truffare le vittime e individuare i responsabili. Tra febbraio e marzo di quest’anno, in soli 15 giorni, dieci le truffe messe a segno dal terzetto in città e provincia. Dalla zona ionica quella tirrenica, spaziando anche a Catania, era soprattutto la ventunenne Marilù Catalano a mettere a segno la truffa. La ragazza chiedeva di effettuare una ricarica da 500 euro sulla carta postpay. Al momento di pagare, estraeva una carta bancomat, pur sapendo che questa tipologie di ricariche va pagata in contanti. Quando l’esercente spiegava che il pagamento doveva avvenire in contanti, la ragazza lo invitata ad accompagnarla al vicino bancomat, dove problemi sul server, dovuti alla mancanza di liquidità nel conto, non consentivano l’erogazione della somma ricaricata. A questo punto non restava alla vittima che accontentarsi della carta d’identità lasciata a garanzia dalla truffatrice. Quest’ultima una volta lasciato il bar, l’edicola o la rivendita si precipitava ad effettuare un prelievo in contanti al primo sportello bancomat e quindi denunciava lo smarrimento della carta d’identità.
Secondo gli investigatori con questo sistema il terzetto in due anni è riuscito a mettere a segno dalle 15 alle 20 truffe ogni mese. E non tutte sono state denunciate. A Marilù Catalano , il gip Giovanni De Marco ha concesso i domiciliari, mentre Pasquale Bellia si trova al carcere.
(S.A.)

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