Alberto Samonà racconta il caso di Alessandrina, la bambina che visse due volte

Alberto Samonà racconta il caso di Alessandrina, la bambina che visse due volte

francesco musolino

Alberto Samonà racconta il caso di Alessandrina, la bambina che visse due volte

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mercoledì 23 Ottobre 2013 - 10:10

Alberto Samonà incontrerà il pubblico e presenterà "E' già mattina", giovedì 24 ottobre alle 18.30 presso la libreria Feltrinelli Point di Messina. Interverrà il Prof. SANDRO CONSOLATO, vice-presidente del Circolo Libertà e Concordia (Messina).

i anni del Novecento un presunto caso di reincarnazione scosse gli ambienti intellettuali italiani. La piccola Alessandrina, figlia di un’aristocratica famiglia siciliana, sembrava davvero identica alla sorellina deceduta a soli cinque anni. La piccola Alessandrina, crescendo, indagherà sul proprio “dono” ma l’autore, il giornalista Alberto Samonà in "E' già mattina" (Bonanno editore, pp.136, €12) riesce a narrando questa delicata vicenda, tratteggia un affresco di una belle epoque siciliana ormai perduta, orbitante attorno a Villa Ranchibile, dove le personalita di don Carmelo Samonà e della di lui consorte, si incontrano e si scontrano. Sullo sfondo della vicenda personale – trattata con una punta di scetticismo – Samonà narra il consenso unanime che si diffondeva intorno alla scienza razionale, contro cui in pochi osavano ribellarsi.

Alberto Samonà – già autore di diversi libri fra cui ricordiamoGiordano Bruno nella cultura mediterranea e siciliana dal ’600 al nostro tempo” (Officina di Studi Medievali, 2009) e “Bent Parodi. Tradizione e Assoluto” (Tipheret, 2011) – con una prosa fluida, firma un libro a metà fra il romanzo storico e l’indagine storiografica, ricostruendo la decadenza dell’aristocrazia palermitana e la vicenda di Alessandrina, la bambina che visse due volte e il cui caso scosse le coscienze europee.

Perché, pur mantenendo un certo scetticismo, ha deciso di raccontare adesso questa controversa storia familiare?

«Mi sono accorto che, nonostante fosse trascorso un secolo, questa storia continuava a destare interesse, non solamente fra gli studiosi, ma anche fra tantissima gente comune. Il libro prende le mosse da un caso di presunta reincarnazione che nei primi del Novecento fece un certo scalpore in Sicilia. A fronte di questa vicenda, sullo sfondo c’è la storia della nostra terra, delle famiglie aristocratiche e dei fasti che si sono poi duramente scontrati con la realtà, fino a scomparire del tutto. C’è la storia di una sofferenza e di un popolo. O almeno, di una parte».

La mancata rassegnazione di don Carmelo Samonà alla scienza razionale è un segno del mutare della società come potevano essere le considerazioni di don Fabrizio Salina ne Il Gattopardo?

«Credo che don Carmelo non fosse uno scienziato qualunque, ma come diversi suoi contemporanei esercitasse una curiosità a tutto campo. Riteneva che la scienza razionale non fosse sufficiente a spiegare certi fenomeno “metapsichici”, meglio noti come spiritici, e in effetti in un certo senso aveva ragione. Per tentare di trovare delle risposte, ospitava nella sua villa personalità che a quel tempo erano molto note fra i cultori dei fenomeni paranormali e le studiava insieme ad altri suoi contemporanei, appassionati anch’essi di questi misteri senza spiegazione. Credo che la curiosità fosse alla base di tutto. Una curiosità che oggi si è un po’ persa, poiché si tende a catalogare ogni cosa entro i limiti degli schemi già conosciuti. Credo che la cultura a compartimenti stagni propria dell’ultimo ventennio sia la negazione della vera cultura. Occorrerebbe, forse, far parlare di più l’intuizione, che nasce dal proprio intimo. La consapevolezza di vivere in tempi di decadenza è comune nelle riflessioni di molti “gattopardi”; mi viene in mente ad esempio Bent Parodi, che visse a contatto fra un mondo, quello aristocratico, oramai finito e la contemporaneità fatta di altri bisogni, altre esigenze collettive. Anch’egli può essere considerato alla stregua di don Fabrizio Salina».

Alessandrina cresce cosciente della sua “diversità” sino alla comparsa del suo spirito guida. Come cambierà la sua vita questa consapevolezza, davanti allo scetticismo e alla credulità dell’ambiente? Lo considera più un peso o un dono?

«Credo che sia un dono. Questo emerge dagli scritti che Alessandrina ci ha lasciato, che testimoniano un profondo universo spirituale. Eppure, nelle sue parole c’è anche la considerazione di essere in un certo qual modo “differente” rispetto ai suoi coetanei. E dunque, sento il portato di una sofferenza, ma non di una tristezza: una sofferenza che è quasi un pegno, come quello pagato dai mistici di tutti i tempi. E in lei vedo anche una sensibilità e una delicatezza nell’affrontare i fatti della vita, decisamente non comune».

Sfondo perfetto è la cronaca della decadenza dell’aristocrazia palermitana ma nel libro rievoca anche i fasti della famiglia e della Villa Ranchibile. È stato arduo documentarsi e trovare il tono adatto per calarsi in quegli anni?

«Villa Ranchibile a Palermo è l’emblema di quella decadenza: un tempo dimora circondata da alberi e da giardini in fiore; oggi muta testimone del tempo andato e della modernità frenetica che ha compresso quel luogo entro confini sempre più stretti. Devo ammettere che non è stato così arduo, perché ho sempre vissuto a contatto con memorie familiari che sono state da me negli anni assimilate. Il più difficile è stato il lavoro di cucitura di tali memorie in un filo conduttore che dettasse i tempi e le modalità della narrazione letteraria. Anche perché non si tratta di un tempo ordinario, ma di permettere che in questo possa essere infusa una sorta di influenza senza-tempo. Fermare l’istante nel “qui e ora” è una possibilità, ma al contempo è una sfida, specialmente a fronte di un mondo che invece preferisce non fermarsi e correre in ogni direzione».

Alberto Samonà (1972), giornalista, vive e lavora a Palermo. Scrive per il quotidiano Libero. Ha scritto per il Secolo d’Italia, L’Ora, La Sicilia, Oggi Sicilia. Ha pubblicato libri ispirati al “pensiero tradizionale” e alla conoscenza di sé: Le colonne dell’eterno presente (2001), La tradizione del sé (2003), Il padrone di casa (2008). Fa parte della giuria di Subway. E’ consigliere della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella.

Francesco Musolino®

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