Alla mia anima - Sonia Consolo Giaccotto

Alla mia anima – Sonia Consolo Giaccotto

Alla mia anima – Sonia Consolo Giaccotto

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giovedì 30 Maggio 2013 - 07:21

Alla mia anima

(testo inedito premiato al concorso letterario “L’Incontro di ieri e oggi”, seconda edizione)

Scrivo sussurrando al vento il tuo nome. Anima. Irrisolta in sentieri naufraghi d’infinito. Irragionevole e inquieta, tra ombre d’estasi perduta e fiamme di un amore insensato, che impavido scorre tra le vene. Le mie. E le tue vie, a volte ignote. Persino a me stessa.

Legate, tu ed io, da un filo invisibile di silenzi osceni e notti insonni, camminiamo ancora nell’indefinito spazio di un tempo che si sfalda in pensieri e ricordi. Stringendo a noi, in un abbraccio sfrontato, passato e presente. Mentre il futuro attende sogni e desideri di essere ancora vita.

Saranno, queste mie parole, l’eco di un inquieto andare. In un tramonto d’estasi di un giorno qualunque. Per cogliere il tuo spirito. Per far luce in un buio ombroso di emozioni sfuggite a mani e a occhi, nell’ombra di un silenzio indefinito.

In un giorno di sole, nel mare che acceca il mio sguardo. Mentre il vento spande frammenti di un sogno.

Ed io, ubriaca di vita, disseto adesso sete insensata di essere me stessa. Senza catene.

Improvvisa emozione esplosa dentro l’oscenità di spazi troppo uguali. Oltre la fuliggine che copre emozioni addormentate, tra ceneri di un tempo perduto.

Sarà un angolo ignoto, il mio pensare adesso.

Infranto di desideri, rotto da silenzi incupiti da una notte stanca. La mia. Saranno vie impolverate di speranza – forse vinta.

Briciole d'estasi perduta, negli occhi accesi dalla follia. Tra il mare e il vento. Tra onde adesso infrante sulla riva di un sogno.

Saranno parole non dette. Emozioni esplose in un tempo inutile. Sarà questo adesso, che l'inganno é arreso. Che la logica è persa nella pioggia di lacrime d'essenza.

Tempo sfuggito alle mani. Strada dimenticata. Delirio annientato. Viltà di essere emozione tra cuore e sensi.

Forse, potrò essere ancora pelle. Per un istante. Forse, quell’onda schiumosa di purezza di vita lambirà ancora l’essenza tradita da un gioco irreale.

Ricordi di sguardi muti e silenzi urlati. Di ciò che non si può dire. Oppure dirlo, sarebbe tempesta di sensi aggrovigliati a respiri.

Ma se così non sarà, che ne sarà di noi, dopo?

Di me e di te e della nostra quieta attesa. Che ne sarà di questa polvere che tracima stanchezza d’essere. Che ne sarà di noi ancora, in questa vita senz’occhi, velata dal timore d’essere e svelata d’inquieta assenza. Di uomini che non si guardano. Di mani che non si cercano. E non si tendono. Di pelle colorata da schiavitù. Di occhi spenti nel domani. Di donne arrese a un destino assente. Di bimbi che non saranno il domani. Di sogni rubati e ladri di sogni. Di nubi sparse di oblio.

Che ne sarà di noi, anima mia?

Se il sole non scandisce un’alba nuova. Se il crepuscolo non colora di nostalgia le ciglia. Se le arance non saranno rosse e le petunie rosa. Se la terra non dona fertilità alla vita. Se le fronde sussurrano silenzi stanchi. E se la luna ha ingrigito il suo candore e le stelle spento l’estasi di esistere. Che ne sarà di noi?

Forse ci addormenteremo nelle stanze chiuse a tale oscenità. E vivremo di parole vinte.

Allo sbando di una strada senza meta, l’orizzonte non illumina più la sera, al tramonto di un tempo che ha lasciato andar via l’uomo.

Per dar spazio al niente. Solo spari che illuminano la notte al posto delle stelle. Meteore che sventrano oceani impuri.

Abbiamo perduto un sogno. L’anima annega in vana salvezza, naufraga di occhi e mani.

Quest’umanità ha abbandonato l’istinto atavico dell’uomo e della vita. E adesso che annaspa nel suo stesso fango, persa nel falso scintillio di oro e ricchezza, forse si ritroverà.

Ora che è solo silenzio di emozioni. Ora che, come lama ha pugnalato il suo stesso vivere, uccidendo l’amore e le sue sfumature.

Forse adesso, arretrerà.

Impaurita dal buio del verbo avere. E non del verbo essere. Imbrattata da se stessa e da guerre intestine, cieche del domani.

E io sarò viva solo tra la pelle, umida di sensi. Assaporando un presente che vive d’istanti. Fuggendo via, dal passato dei ricordi. Persa tra labbra di un’emozione vera, amerò.

Che cosa potrei essere, senza quell’amore negli occhi. Senza quella mano tesa all’alba, verso un giorno che urla il suo vagito. Che cosa potrei essere in questo fango chiamato mondo. Senza mare e senza cielo.

Amare è il mio destino. Senza, è un silenzio vuoto. Senza, è follia d’essere soltanto una vita troppo uguale.

E allora mi spando in quell’estasi che sfiora le labbra e mi accartoccio in te, mia anima irrisolta.

Sonia Consolo®

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