Pronto, parlo con Ficarra e Picone?

Pronto, parlo con Ficarra e Picone?

Pronto, parlo con Ficarra e Picone?

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mercoledì 18 Luglio 2012 - 07:29

Intervista al duo comico siciliano che sarà in scena il 20 e 21 a Taormina e il 22 e 23 a Tindari: cosa ci lega a Messina? «Quel famoso sketch sul ponte, prima o poi dovranno darci la cittadinanza onoraria». Berlusconi di nuovo in campo? «Nuovo materiale per i comici». Un saluto ai lettori? «Prendetevi un tempo largo per leggere Tempostretto».

Ci sono artisti che, tale è in loro l’essere altezzosi, provano compiacimento nell’evitare al più possibile ogni contatto con il pubblico, fuggono via dopo ogni replica e lasciano a stento solo qualche intervista ai giornali e alle tv nazionali. Poi ci sono loro, Ficarra e Picone, che, dopo ogni spettacolo, si fermano a firmare autografi e a fare foto e che, in un pomeriggio di questa calda estate, accettano di rispondere al telefono alle domande che un quotidiano on-line come il nostro ha da fare loro. Salvatore Ficarra è appena sceso da un aereo, quando lo chiamiamo, mentre Valentino Picone sta percorrendo in auto la Salerno-Reggio Calabria. Due momenti diversi ma così normali ci consegnano l’immagine non di due attori, le cui capacità e intuizioni sono risapute, ma quella di due siciliani come noi che, venti anni fa, hanno iniziato la propria avventura e che non hanno perso mai la voglia di scherzare, facendolo seriamente. È il 1993 quando Ficarra, animatore turistico in un villaggio di Taormina, incontra un cliente e con lui si lega in un rapporto di amicizia e di lavoro che dura ancora oggi. Quel cliente è Picone. E, a distanza di così tanto tempo, ci dice Ficarra, «è tutto esattamente come avveniva venti anni fa a quel villaggio turistico: io lavoro e lui si diverte».

Il 20 e il 21 Luglio torneranno, per la terza volta, a calcare il palco del Teatro Antico di Taormina con l’apprezzato spettacolo “Apriti Cielo” (le prevendite procedono per il tutto esaurito) e ci confessano che «tornare a Taormina regala forti sensazioni poiché è un teatro unico al mondo e regala emozioni solo ad entrarci».

C’è qualcosa che vi lega alla nostra città?, chiediamo loro. «Ormai -ci rispondono- per la gente noi siamo i due ingegneri che devono costruire il ponte. È uno dei pezzi a cui siamo affezionati e quindi, in un certo senso, la cittadinanza onoraria prima o poi ce la devono dare».

E proprio sul ponte voi si siete espressi più volte contro… « Quella sul ponte è una questione che reputiamo addirittura banale. Essere contrari è normale, l'Italia è un paese che non si può permettere di spendere tutti questi soldi, inoltre quest'opera creerebbe disagi ambientali enormi. Non serve né per i trasporti né per il turismo. Chi ancora si ostina a dire che è l'unica soluzione si illude che possa essere quello il rilancio del lavoro, ma non è così». E, in particolare Valentino, che è in coda sulla Salerno-Reggio Calabria sottolinea: «Da cinquant'anni l'autostrada non è ancora finita, e questo per gli interessi di alcuni. Ma perché i cittadini devono sempre pagare gli interessi di pochi?».

Secondo voi quanto è comica la politica italiana? «Comicissima, tant’è che adesso i comici si candidano. In questa crisi ormai tutti cercano di trovare lavoro. Ci sono degli episodi che sono meravigliosi: lo scandalo della Lega, che per tanti anni ha detto un sacco di cose contro gli stranieri ecc., e il figlio di Bossi che andava a prendersi la laurea in Albania. Neanche il più bravo sceneggiatore l’avrebbe potuto scrivere».

Il 19 Luglio ricorderemo i vent’anni dalla strage di mafia in cui venne ucciso Paolo Borsellino e voi il 23 Maggio, in occasione dei vent’anni dall’omicidio di Giovanni Falcone, avete dedicato la puntata di Striscia la Notizia alla vostra città, Palermo, e ai siciliani migliori, come mai questa scelta? «Perché dopo vent’anni, nessuno di noi ha dimenticato quel senso di vergogna che abbiamo provato quando dei palermitani, i peggiori, uccisero altri palermitani, i migliori. E, abbiamo detto in quella puntata, quel senso di vergogna dobbiamo coltivarlo e insegnarlo nelle scuole perché è grazie al quello che siamo cresciuti in questi anni». (CLAUDIO STAITI)

INTERVISTA INTEGRALE – CLICCA QUI

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