A tu per tu con Marcello Sorgi

A tu per tu con Marcello Sorgi

A tu per tu con Marcello Sorgi

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venerdì 01 Marzo 2013 - 21:32

Il giornalista ed editorialista de “La Stampa”, intervenuto ieri in un firma-copie alla libreria “Ciofalo”, ci spiega l’attuale scenario politico. Con lui parliamo anche di giornalismo on-line e ci dice: «Errore rendere gratuito l’accesso alle informazioni, in futuro come pagheremo gli stipendi di chi scrive?».

Iniziamo dalla stringente attualità politica: quali scenari intravede?

Se non si riesce a formare un governo, probabilmente resterà Monti in carica e si faranno le elezioni a Giugno. Il problema si aggrava se pensiamo che si deve eleggere il Presidente della Repubblica e il 15 Aprile cominciano le votazioni. C’è un ingorgo istituzionale come non mai. Alla fine del settennato di Cossiga e alla fine di quello di Ciampi ci fu una situazione analoga, ma allora si riuscì a risolvere. Ora al Senato non c’è maggioranza. Si tratta di eleggere il Capo dello Stato e poi chiedere a questi di sciogliere le camere e tornare al voto a Giugno. Un secondo scenario è che il vecchio governo potrebbe di nuovo ottenere la fiducia delle camere. Berlusconi e Bersani potrebbero pensare che essendo divisi su tutto, si debba appoggiare di nuovo Monti e fare almeno la legge elettorale….

Qualcuno parla di una terza ipotesi, un governo Grillo-Bersani…

Mi sembra di no, perché ogni giorno Grillo risponde picche…

Ma chi sono i “papabili” per l’elezione a Presidente della Repubblica?

Fino a prima della campagna elettorale, il nome di Monti sarebbe stato quello su cui tutti potevano convergere. Ma la sua “salita” in politica ha compromesso tutto ciò. Altri nomi di cui si parlava erano due del centrosinistra, cioè Romano Prodi e Giulio Amato e Gianni Letta per il centrodestra. Ma i nomi che circolano prima dell’elezione, quasi mai poi diventano presidenti…

Oggi tutti si lamentano della legge elettorale, il cosiddetto “porcellum”. Come mai PD e PDL non hanno trovato un accordo per cambiarla, quando era ancora possibile farlo?

Perché tutti e due pensavano di essere avvantaggiati. E in effetti alla Camera la distanza tra PD e PDL è esigua, solo 130mila voti. Ma il PD, con questa legge elettorale, ha preso il 55% dei seggi… Bersani era convinto di vincere anche al Senato, pensando che Grillo avrebbe danneggiato solo le liste minori, come quella di Ingroia…

Qual è stato l’errore più grave commesso dal PD?

Il PD mi sembra abbia prodotto un sbaglio terribile a non correre con Renzi candidato premier… È vero che a vincere le primarie è stato Bersani ma nel suo 60 % c’erano anche i voti della coalizione. Se fossero state primarie di partito, le possibilità per Renzi di vincere sarebbero state maggiori. Si è dato peso allo spirito conservatore ma i risultati non hanno premiato…

Giorni fa, Carlo Freccero, direttore di RAI 4, da noi intervistato, sottolineava come Berlusconi sia stato in grado, in questa campagna elettorale, di ricreare quel clima di fiction proprio degli anni ’80 e si è avvicinato di nuovo al successo. Condivide questa analisi?

La tesi che Berlusconi con le sue televisioni abbia costruito il suo elettorato è una tesi che, dal punto di vista politologico, regge. L’Italia che poi ha votato Berlusconi era l’Italia che guardava Canale 5, ma in questo non ci vedo niente di male: era un’Italia diversa, che sognava di costruirsi un paese che somigliasse più ad Happy Days. Io non penso che Berlusconi abbia fatto la televisione pensando che qualche anno dopo sarebbe entrato in politica, mentre credo il contrario, cioè che quando è sceso in politica ha pensato che aver fatto la televisione gli poteva servire…

Uno dei suoi ultimi cinguettii su Twitter recita: “Ennesimo paradosso italiano: si realizza la seconda profezia di Nanni Moretti (Habemus Papam). Speriamo non così la prima (Il Caimano)”. Eppure Berlusconi ha dichiarato che a Marzo scenderà in piazza per manifestare contro i giudici…

La profezia de Il Caimano era che tutto finiva in una specie di incendio per colpa di Berlusconi, ora c’è una novità: la vittoria di Grillo ha cambiato lo scenario. Berlusconi che, fino a poco tempo fa, ci sembrava un politico completamente immerso nei suoi interessi, adesso è stato travolto dall’ondata dei grillini…

Sul piano internazionale, l’apoteosi di Grillo e il rischio ingovernabilità come sono visti?

Ci sono atteggiamenti diversi. Per esempio, i colleghi anglosassoni hanno, nei confronti di Grillo un’apertura maggiore. Quando noi Italiani spieghiamo loro che difficilmente Grillo andrà al governo, loro non lo capiscono. La domanda per loro, prima delle elezioni, era se Grillo sarebbe stato capace di formare un governo forte o meno. La Germania è un po’ più ostile, perché conosce tutte le insidie del populismo e presto le sconterà anche la Merkel. Però è chiaro che fa molto più spavento l’ingovernabilità, l’idea che l’Italia si possa infilare in una spirale come quella della Grecia che non la possibilità che si faccia un governo “rimediato”.

Voltiamo pagina. Come ricorda i suoi inizi e che futuro ipotizza per la stampa, visto il rapido affermarsi del giornalismo on-line?

Ho cominciato ancora studente a fare quello che adesso si chiamerebbe il precario, a “L’Ora” e, dopo tre anni, sono diventato praticante. La mia generazione ha attraversato tutte le possibile evoluzioni della comunicazione: abbiamo cominciato col piombo, redigendo gli articoli sulle macchine da scrivere, mandandoli in tipografia dove venivano composti di nuovo con le linotype e siamo arrivati ad Internet. Io ricordo di aver aperto il primo sito Internet de “La Stampa” nel ’99 a Torino, quando dirigevo quel giornale. Quest’ultimo passaggio è un passaggio rivoluzionario ma anche critico, perché lo sviluppo dell’informazione on-line, gratuita, sta mettendo in crisi l’informazione a pagamento sulla carta. Questo, unito alla crisi economica, e quindi alla crisi della pubblicità, sta aprendo per i giornali una fase difficile. Se dovessi ragionare sugli ultimi anni, credo che sia stato commesso un errore che è mondiale: bisognava tenere fermo il principio che l’informazione è un servizio che si paga. Altrimenti come sarebbe possibile pagare gli stipendi dei giornalisti? È vero che ciò va contro all’idea di libertà e gratuità che la rete propone, ma è vero che su Internet ci sono tanti servizi a pagamento: se vuoi fare un biglietto aereo on-line, lo puoi fare in maniera rapida, ma paghi lo stesso. Se vuoi scaricare un disco, paghi poco, ma paghi; le applicazioni si pagano e così via… C’è poi da sottolineare un grande cambiamento sociale e cioè il fatto che l’informazione è divenuta informale. Chiunque con un telefonino può riprendere qualcosa di interessante per strada e condividerla in rete. Questo, invece, è un fatto molto positivo, perché si sono moltiplicate le fonti e si è moltiplicata la curiosità…

(CLAUDIO STAITI)

Marcello Sorgi (Palermo, 31 marzo 1955) è un giornalista italiano, già direttore del Tg1 e del quotidiano La Stampa del quale è editorialista. Ha scritto La testa ci fa dire, libro intervista con Andrea Camilleri (Sellerio, 2000), Il secolo dell’Avvocato (Skira 2008), pubblicato in occasione della mostra fotografica sulla vita di Gianni Agnelli di cui è stato curatore, Edda Ciano e il comunista (Rizzoli, 2009), Le Amanti del Vulcano (Rizzoli, 2010) e Il Grande Dandy (Rizzoli, 2011). Il suo ultimo libro è Le Sconfitte non contano (Rizzoli, 2013).

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