Città Metropolitane, scoppia la rivolta dei 13 sindaci

Città Metropolitane, scoppia la rivolta dei 13 sindaci

Rosaria Brancato

Città Metropolitane, scoppia la rivolta dei 13 sindaci

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martedì 17 Settembre 2013 - 15:12

Sul piede di guerra i 13 sindaci dei Comuni che, secondo il disegno di legge regionale trasmesso all'Ars, saranno accorpati alla Città Metropolitana di Messina. Il nodo da sciogliere sono le funzioni e le competenze. I sindaci dell'isola stanno preparando una manifestazione di protesta. "Crocetta dovrebbe essere denunciato per millantato credito in campagna elettorale" commenta il sindaco di Saponara Nicola Venuto

Come era prevedibile scoppia la rivolta dei 13 comuni. Il disegno di legge sulle Città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) da pochi giorni varato dalla giunta Crocetta e trasmesso all’Ars, dove difficilmente riuscirà a sopravvivere così com’è, viene bocciato sonoramente dai 52 comuni dell’isola che finiranno con l’essere inglobati dalle tre città-madri. L’assessore regionale agli Enti locali Patrizia Valenti, che ha presentato il disegno di legge, ha oggi incontrato a Fiumedinisi i sindaci dei 13 comuni che entreranno a far parte di Messina-Città Metropolitana e che non sono per nulla entusiasti. A fine mese si prepara una protesta a livello regionale, ma nel frattempo l’assessore sta cercando di spiegare nelle varie province lo spirito della normativa, scelta giudicata tardiva dagli interessati che avrebbero gradito un confronto durante la stesura di una bozza contestata ormai da più parti. L’accorpamento dei 52 comuni nelle Città Metropolitane rientra nella più vasta riforma delle Province che dovrebbe portare all’istituzione dei Liberi Consorzi tra Comuni e dovrebbe (il congiuntivo è d’obbligo) entrare in vigore dal 31 dicembre.

Nella città metropolitana di Messina saranno inglobati: : Alì, Alì Terme, Fiumedinisi, Furci Siculo, Itala, Mandanici, Nizza di Sicilia, Pagliara, Roccalumera, Rometta, Saponara, Scaletta Zanclea, Villafranca Tirrena.

Metodi, competenze, poteri, sono ancora poco chiari. Da qui la rivolta dei 13 non solo per il mancato confronto preventivo, ma anche per un futuro che appare assai incerto. La norma prima di diventare legge deve passare dal voto dell’Ars e dal controllo del Commissario dello Stato.

“Non vogliamo dare l’impressione di coltivare il nostro piccolo orticello- spiega il sindaco di Saponara Nicola Venuto- ma deve essere chiaro il destino di questi Comuni. Ogni singolo Comune, ad esempio, può essere un fiore all’occhiello per i servizi sociali o i trasporti, la scuola, i rifiuti. Chi gestirà queste competenze? Che garanzie abbiamo sulla qualità dei servizi che saranno resi una volta accorpati? Per non parlare poi delle identità territoriali. Non si possono cancellare i Comuni con un colpo di penna, ignorando storia e tradizioni”.

La legge Valenti prevede che vengano istituite le tre città metropolitane, inglobando automaticamente i comuni in “contiguità territoriale”, che saranno trasformati in Municipalità metropolitane. Non ci saranno più i sindaci in quei Comuni ma un presidente della Municipalità ed un Consiglio (composto da 5 o 7 consiglieri in base alla popolazione) eletti dai cittadini. Le città metropolitane saranno guidate dai sindaci metropolitani, eletti dai cittadini. Ci sarà una giunta composta da massimo nove assessori, un consiglio metropolitano del quale faranno parte 35 consiglieri eletti contestualmente al primo cittadino e una conferenza metropolitana, composta dai Presidenti delle Municipalità.

Nel corso dell’incontro di oggi, l’assessore Valenti ha aggiunto che sarà chiesto ai cittadini delle tre diverse aree metropolitane di scegliere, tramite referendum a quale appartenere o se invece vorranno confluire in Liberi Consorzi tra comuni (purchè con più di 150 mila abitanti). Ipotesi alquanto singolare, non tanto perché appare poco praticabile accorpare Nizza a Palermo, quanto perchè sarebbe stato preferibile chiedere ai cittadini se vogliono che il loro comune venga cancellato. A far scatenare le proteste dei sindaci è stata la scarsa chiarezza sulle funzioni.

Le città metropolitane infatti dovrebbero esercitare le funzioni che fino a giugno facevano capo alle Province, anche per i 13 comuni inglobati. In sostanza i sindaci metropolitani erediteranno risorse, competenze e poteri che erano delle Province estendendoli ai territori dei comuni inglobati che vengono svuotati di quelle specifiche competenze. Si va dai trasporti alle scuole, ai rifiuti, ai servizi pubblici ed alla pianificazione territoriale. Chi guiderà una Città metropolitana avrà tutti i poteri finora nelle mani dei sindaci dei singoli comuni e dei presidenti di provincia.

“Prima o poi dovremo querelare Crocetta per millantato credito- ironizza amaramente Nicola Venuto- A Saponara il governatore è stato il più votato. Ma niente di quello che ha detto in campagna elettorale ha poi trasformato in fatti. Se ci avesse detto che voleva cancellare il nostro Comune non so se avrebbe preso gli stessi voti….”.

L’impressione è che il disegno di legge non avrà vita facile, tanto che lo stesso presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha invitato i sindaci e gli amministratori locali a presentare proposte di modifiche e suggerimenti. CittadinanzAttiva è più volte intervenuta sull’argomento: “Si rischia di fare lo stesso errore che si è fatto con le Aree Metropolitane, regolate dalla legge n. 9 del 1986, rimaste, poi, sulla carta. In Provincia di Messina ci sono testimonianze negative di accorpamenti che hanno determinato la scomparsa di alcune realtà locali, come i Comuni di: Bauso (1929), Calvaruso (1929), Guidomandri (1928), Lanza (1947), Locadi (1928), Salina (1909), Santo Stefano Briga (1928)”.

Chi sottolinea la gravità delle conseguenze per i servizi da rendere ai cittadini è il deputato regionale del Pdl Nino Germanà: “Come si può pensare di gestire aree periferiche che distano chilometri dalla Città con problemi completamenti diversi? Spesso Messina ha incontrato grandi difficoltà a gestire le sei circoscrizioni figuriamoci paesi lontani chilometri. Vorrei ricordare alla Valenti che nel 2005 il distretto sanitario di Messina (che accorpa i 13 comuni indicati nella riforma) ha avuto un finanziamento di 18 milioni di euro che ancora non sono stati spesi. Per non parlare dei risvolti sociali: questi comuni si trasformerebbero da luoghi dove si vive una dimensione più umana, dove il costo della vita è più ridotto ad aree periferiche abbandonate condannate sicuramente al degrado”.

E siamo ancora alle prime battute.

Rosaria Brancato

3 commenti

  1. nessuno molla la poltrona..siamo alle solite !

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  2. MADDOCCO Antonino 17 Settembre 2013 17:46

    non si tratta di poltrone …io abito a Nzza e bene o male i servizi funzionano……di contro a Messina non funziona proprio nulla ….. dovremmo fare questa fine??????

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  3. Si parla in maniera qualunquista….il cittadino di Nizza non perde nulla i politici si ! Cmq visto che hai tutti i servizi se vai in città ,Messina o altro cambia poco , spero che chi non residente paghi una maggiorazione sui servizi che chiede siano ospedali scuole traghetti o altro…. non mi frega di avere qualche migliaio di pseudocompaesani ma che 4 gatti che sfruttano i grossi centri per poi lamentarsi per 2 poltrone ….. ma fatemi il piacere capirei Taormina Misterbianco ma l80% gli basta il titolo di municipalita’ anzi è un plus !

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