Slitta al 22 febbraio l'udienza per il fallimento di Messinambiente: tra ipotesi e milioni da trovare

Slitta al 22 febbraio l’udienza per il fallimento di Messinambiente: tra ipotesi e milioni da trovare

Francesca Stornante

Slitta al 22 febbraio l’udienza per il fallimento di Messinambiente: tra ipotesi e milioni da trovare

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mercoledì 01 Febbraio 2017 - 09:30

Ieri si è riunita l'assemblea dei soci di Messinambiente per aggiornarsi sulle strategie in vista dell'udienza che è slittata al 22 febbraio. L'amministrazione ha messo a punto un provvedimento con cui si impegna a trovare la copertura finanziaria del concordato da presentare per bloccare il fallimento, ma materialmente dove sono i soldi?

A rendere il clima incandescente non bastava la sfiducia, si è aggiunta la frattura interna all’amministrazione Accorinti, con l’assessore Luca Eller pronto a fare le valigie e un calderone in piena ebollizione. In tutto questo c’è sempre da sbrogliare la matassa Messinambiente. I giorni passano ma si è guadagnato un po' di tempo. Tra una settimana esatta la società di via Dogali doveva presentarsi in aula di fronte al giudice fallimentare per la prima udienza che potrebbe portare direttamente al fallimento. Per un errore di notifica degli atti però Messinambiente ha ottenuto un rinvio al 22 febbraio. Due settimane in più che daranno un po' di respiro e forse eviteranno la solita corsa all'ultimo respiro per la nuova società rifiuti.

I dubbi e le perplessità sono ancora tantissime, i legali Paolo Vermiglio e Marcello Parrinello stanno continuando a lavorare sull’ipotesi concordato, ma queste settimane saranno decisive. Serve un passaggio importantissimo: l’approvvigionamento finanziario della proposta concordataria che la società presenterà al Tribunale fallimentare per evitare il peggio e bloccare un procedimento che rischia di trascinare con se l’intera gestione dei rifiuti. Ieri, in una lunghissima giornata in cui ha tenuto banco soprattutto il caso Eller, si è riunita l’assemblea dei soci di Messinambiente per aggiornarsi sulle procedure attuate fino ad ora e per discutere ufficialmente con il Comune, in quanto ente che detiene la quasi totalità delle azioni societarie, la strategia da attuare. L’amministrazione Accorinti ha messo a punto un provvedimento con cui si impegna a trovare la copertura finanziaria che serve per onorare il monte debitorio di Messinambiente senza incappare nel fallimento. Ma da dove salteranno fuori i soldi? C’è ancora in ballo l’ipotesi Piano di riequilibrio che però i legali hanno già scartato, sottolineando con forza che non è lo strumento che può fornire le garanzie necessarie. Considerato anche che proprio sul Piano di riequilibrio si era basata la linea difensiva usata durante le opposizioni al pignoramento milionario da parte dell’Agenzia delle Entrate, linea che come sappiamo ha portato alla situazione attuale. L’assessore Elle stava lavorando ad un’altra ipotesi che aggancerebbe il concordato con le attività della nuova MessinaServizi Bene Comune, attraverso una programmazione più ampia che vedrebbe la ristrutturazione del debito di Messinambiente con l’ausilio di un piano industriale che dovrebbe adottare la nuova società. Piano che però non è stato previsto nelle delibere di costituzione e affidamento del servizio della MessinaServizi. Un percorso che sembra non avere basi concrete e che si fonda su una nuova società che non esiste ancora. Percorso che comunque potrebbe arenarsi di fronte alla frattura politica che si è consumata all’interno dell’amministrazione Accorinti. A tal proposito il liquidatore Giovanni Calabró si schiera a favore dell'assessore toscano: "È una risorsa importantissima e in questo momento non possiamo fare a meno delle sue competenze, considerato che sta lavorando duramente per affrontare la questione Messinambiente".

Di certo c’è che in una settimana la giunta dovrà provvedere a mettere nero su bianco le provviste finanziarie per evitare il fallimento. E non si tratta di pochi spiccioli, visto che il debito è milionario.

Ovviamente resta aperta la partita della MessinaServizi Bene Comune. Approvare la costituzione della società prima dell’udienza dell’8 febbraio, o comunque prima del fallimento, metterebbe in sicurezza il servizio e i lavoratori. L’amministrazione spingerà affinchè la delibera arrivi in aula entro il 5 febbraio, oggi i capigruppo consiliari si riuniranno per programmare i lavori e probabilmente l’assessore Daniele Ialacqua chiederà una seduta straordinaria vista la situazione. L’esito del voto però è tutt’altro che scontato, visto che già diversi consiglieri hanno annunciato di essere contrari ad una società che nasce senza garanzie e con delle fondamenta già fragilissime.

In tutto ciò c’è anche la grande incognita Ato. Ieri scadeva la proroga regionale che il presidente Crocetta ha rinnovato solo in tardissima serata allungando la vita degli Ato siciliani per soli 15 giorni. Dunque c’è in ballo anche il futuro dei dipendenti dell’Ato3, ormai in balìa di una situazione regionale paradossale che va avanti a suon di ordinanze straordinarie e nel caso messinese di un’amministrazione comunale che avrebbe potuto chiudere l’era Ato tre anni fa, con la famosa mobilità interna tra le partecipate che invece portò beneficio solo agli ex Feluca.

Francesca Stornante

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