Operazione "Vecchia Maniera", arrestato il collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano. VIDEO

Operazione “Vecchia Maniera”, arrestato il collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano. VIDEO

Veronica Crocitti

Operazione “Vecchia Maniera”, arrestato il collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano. VIDEO

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mercoledì 25 Maggio 2016 - 09:42

Le indagini, coordinate dal Commissariato di Barcellona, scattarono nell’aprile 2015 quando a finire in manette furono 8 esponenti della cosa di Mazzarrà Sant’Andrea.

E’ Carmelo Bisognano il collaboratore di giustizia finito nel mirino dell’Operazione Vecchia Maniera che, stamani, ha inferto un nuovo duro colpo alla mafia barcellonese. Un vero e proprio Pactum Sceleris quello tra il collaboratore e l’imprenditore mafioso Tindaro Marino su cui si sono concentrate le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia , coordinate dal Procuratore Capo Guido Lo Forte e dai Sostituti Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo. Quattro in tutto le persone finite in manette, tra cui volti ben noti alle Forze dell’Ordine.

Le porte del Carcere di Gazzi si sono aperte per Carmelo Bisognano, 51enne di Mazzarrà. Condannato per associazione mafiosa, boss della cosca dei Mazzaroti e, dal 2010, collaboratore di giustizia; Tindaro Marino, 56enne di Gioiosa Marea, pregiudicato, arrestato nel 2011 e condannato lo scorso gennaio in via definitiva per concorso in associazione di tipo mafioso; Angelo Lorisco, pregiudicato 49enne di Barcellona; Stefano Rottino, pregiudicato 43enne di Mazzarrà, al momento ai domiciliari. Le indagini, coordinate dal Commissariato di Barcellona, sono scattate nell’aprile 2015 quando a finire in manette, nell’operazione Gotha V, furono 8 esponenti della cosa di Mazzarrà Sant’Andrea. A partire da quegli arresti, derivò un nuovo tronco di inchiesta che, nel giro di qualche mese, permise agli inquirenti di mettere in luce un forte legame tra Carmelo Bisognano e gli arrestati di oggi. Dalle intercettazioni ambientali emerse che “Bisognano Carmelo, collaboratore di giustizia, sottoposto a programma di protezione e residente in località protetta, continuava a coltivare anomali “interessi” per il territorio di Mazzarrà S. Andrea, nonostante si fosse allontanato da tempo da quell’area”, così come si legge nell’ordinanza firmata dal Gip del Tribunale di Messina, Monica Marino.

BISOGNANO ANCORA ATTIVO A MAZZARA’. Seppur nelle vesti di “collaboratore di giustizia”, nel 2015 Bisognano si era messo a difesa di un imprenditore di Mazzarrà a cui avevano incendiato un mezzo a titolo estorsivo. Era stato lui stesso ad intercedere con gli autori dell’atto, Giuseppe Cammisa, Sebastiano Torre e Mario Pantè (tutti appartenenti alla cosca dei Mazzaroti ed arrestati nell’operazione Gotha V), dissuadendoli dal proseguire nel loro intento. “… Melo dice di lasciare stare, di finirla con queste discussioni, con queste cose, di finirla, altrimenti scende lui e la fa finire”, si legge in un’intercettazione dell’ordinanza. Pian piano, le indagini permisero agli inquirenti di provare che Bisognano, con la collaborazione del fedelissimo Angelo Lorisco, concluse un vero e proprio Pactum Sceleris con l’imprenditore Tindaro Marino.

IL PACTUM SCELERIS CON MARINO. Il patto tra Bisognano e Marino consisteva in scambi e favori reciproci. Bisognano si impegnava a rilasciare dichiarazioni più “favorevoli” nei confronti di Marino, nella sua veste di collaboratore di giustizia, ed in cambio Marino erogava somme di denaro e prometteva di coinvolgere Bisognano nella sua attività imprenditoriale. Fino al punto di costituire e finanziare insieme una società, di fatto riconducibile ad entrambi anche se intestata a terze persone. A fare da intermediario era proprio il fedelissimo Angelo Lorisco. Nell’ordinanza del Gip si legge come “Bisognano Carmelo in ossequio ed osservanza di accordi in precedenza conclusi con Marino Tindaro e Lorisco Angelo, abbia rilasciato false dichiarazioni sulla posizione del Marino stesso, in quanto oggettivamente diverse da quelle in precedenza rese, assolutamente più favorevoli per quel soggetto in quanto ne attenuavano non poco la sua responsabilità penale. La scelta fatta dal Bisognano, come detto, è stata fatta al fine di conseguire un vantaggio concreto, di non poco rilievo: poter iniziare a svolgere una nuova, lucrosa attività imprenditoriale, al riparo da “occhi indiscreti”.

LA SOCIETA’ BISOGNANO-MARINO. Dalle indagini è emerso che il duo Bisognano-Marino si era spinto fino a fondare e finanziare insieme una società, la Ldn Costruzioni, sebbene nessuno dei due comparisse tra i proprietari. “Dalle intercettazioni è emerso che l’effettivo proprietario della società era Bisognano Carmelo il quale, non potendo figurare in prima persona nell’assetto societario a causa dei suoi trascorsi giudiziari e dell’attuale status di collaboratore di giustizia, si è occupato personalmente di far intestare le quote agli odierni indagati avvalendosi della fattiva collaborazione di Marino Tindaro”. La società messa in piedi dai due era molto attiva nell’ambito dei lavori pubblici nella zona tirrenica della provincia di Messina, tanto da riuscire a ricavare grandi guadagni. Una sorta di lavoro alla “vecchia maniera” in cui Bisognano e Marino rivestivano le vesti di “teste pensanti”, mentre gli altri Amministratori fittizi le vesti di “teste pensanti”. Non solo. I due infatti si erano anche impegnati per far sì che la loro società ottenesse la certificazione antimafia, e per “velocizzare il rilascio” avevano attivato tutte le loro “conoscenze”.

I REATI DI TENTATA ESTORSIONE. Sia a Bisognano che a Lorisco, il Gip contesta anche il reato di tentata estorsione. L’episodio risale allo scorso febbraio quando ad esser presi di mira furono due imprenditori di Terme Vigliatore. Dalle indagini è anche emersa un’attività estorsiva condotta da Rottino e Lorisco nei confronti di una società che aveva diversi punti vendita nel Longano.

DICHIARAZIONI LO FORTE. Forti le dichiarazioni rese dal Procuratore Capo Guido Lo Forte nel corso della conferenza stampa: “Non si può presumere di ingannare un ufficio giudiziario, come la DDA di Messina. Che questo valga come lezione per Bisognano e per tutti gli altri collaboratori di giustizia. Dal punto di vista delle dichiarazioni, per noi non sussiste il problema della loro veridicità, in quanto tutte quelle utilizzate nei processi sono sempre state comprovate da riscontri oggettivi”. (Veronica Crocitti)

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