Gestione pentito Sparacio: confermata condanna a 7 anni all'ex giudice Marcello Mondello

Gestione pentito Sparacio: confermata condanna a 7 anni all’ex giudice Marcello Mondello

Gestione pentito Sparacio: confermata condanna a 7 anni all’ex giudice Marcello Mondello

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mercoledì 11 Aprile 2012 - 12:19

La Corte d'Appello di Catania ha confermato la condanna a sette anni di reclusione all'ex gip di Messina, Marcello Mondello accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta dell'inchiesta sulla gestione del boss pentito Luigi Sparacio. Ritenuta, invece, non applicabile l'aggravante mafiosa del favoreggiamento per l'ex procuratore della DDA di Messina, Giovanni Lembo per il quale è stata dichiarata prescritta l'accusa.

La seconda Corte d’appello di Catania ha confermato la condanna, per concorso esterno all’associazione mafiosa, a sette anni di reclusione per l’ex Gip di Messina, Marcello Mondello, a conclusione del processo su presunte irregolarità nella ‘gestione’ del boss collaborante Luigi Sparacio. La sentenza di primo grado era stata emessa il 10 gennaio del 2008 dalla prima sezione penale del Tribunale etneo, che ha trattato il procedimento su presunti favori al pentito che avrebbe continuato a gestire la cosca durante la collaborazione. I giudici hanno invece ritenuto non applicabile l’aggravante mafiosa al reato di favoreggiamento contestato all’ex sostituto procuratore della Dda peloritano, Giovanni Lembo, e valutata quindi prescritta l’accusa mossa nei suoi confronti dalla Procura Generale di Catania. Il magistrato, che in primo grado era stato condannato a cinque anni, è stato inoltre assolto, perché il fatto non costituisce reato, dall’imputazione di calunnia . La Corte d’appello ha anche assolto, con la stessa motivazione, il maresciallo dei carabinieri Antonino Princi che era stato condannato a due anni di reclusione. I giudici hanno ritenuta confermata per il resto la sentenza di primo grado, e quindi anche la condanna a sei anni e quattro mesi al collaboratore Luigi Sparacio, che non aveva presentato ricorso. Nel fascicolo dell’inchiesta era confluita anche l’attività dell’imprenditore Michelangelo Alfano, che si è suicidato nel novembre del 2005. La competenza del procedimento è radicata a Catania perché coinvolgeva magistrati di Messina e Reggio Calabria. La posizione di un magistrato reggino indagato è stata poi però archiviata perché risultato completamente estraneo alla vicenda.

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