Frana Letojanni, gli altri indagati e i particolari dell'inchiesta

Frana Letojanni, gli altri indagati e i particolari dell’inchiesta

Alessandra Serio

Frana Letojanni, gli altri indagati e i particolari dell’inchiesta

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venerdì 09 Marzo 2018 - 16:07

Avvisati anche il geometra Spitaleri del Cas e i consulenti esterni Crinò e Torre. Ecco come avrebbero "gabbato" il Consorzio, a beneficio proprio e dell'impresa Musumeci. La frana? E' ancora lì e spaventa gli automobilisti.

Ci sono altri tre indagati nell’inchiesta sulla messa in sicurezza d’urgenza della frana di Letojanni, sfociata oggi nelle tre sospensioni disposte dal Gip di Messina, Eugenio Fiorentino. Avvisati infatti anche il responsabile della sicurezza, Antonino Spitaleri, l’ingegnere Francesco Crinò e il geologo Giuseppe Torre, non in pianta organica al Cas ma il più utilizzato come consulente esterno del Consorzio. Secondo la magistratura messinese, il rapporto tra il Consorzio e l’impresa Musumeci che ha eseguito il lavoro fa acqua da tutte le parti. Il risultato è stato che anche la rete che l’impresa aveva collocato per proteggere la corsia dai detriti ha spesso ceduto, rilasciando pietre anziché acqua.

La stazione appaltante, ovvero il CAS, si legge nel provvedimento della magistratura, non vaglia i costi che l’opera dovrebbe comportare, limitandosi a prendere atto della determina dell’importo da liquidare all’impresa. Non vaglia l’idoneità dell’opera, non effettua il progetto esecutivo, malgrado all’impresa Musumeci venga demandata la sola esecuzione dei lavori. L’imprenditore, da canto suo, conferisce l’incarico a Crinò e Torre, che lo redigono su carta intestata del Consorzio, malgrado siano esterni. Elaborato che non ha data di deposito né numero di protocollo, ma che Spitaleri sottoscrive, malgrado non abbia competenza a valutare tali elaborati.

Ancora, scrive il giudice Fiorentino: manca il nulla osta del Genio Civile, mai richiesto dai due professionisti. I quali però rivendicano il compenso, 40.880 mila euro, più gli 11 mila del responsabile del procedimento e direttore dei lavori autonominatosi, ovvero il geometra Spitateri. Chi dovrebbe pagare? Ovviamente il Cas. Malgrado né i due professionisti avessero avuto alcun incarico dal Consorzio e malgrado nessuna indennità può essere liquidata per i lavori di somma urgenza, nel caso di Spitaleri. Sarà il Genio Civile, visto che si tratta di zona sismica, a chiedere gli elaborati, trasmessi dai due professionisti e non dal Cas, e quindi totalmente ignoranti dall’allora dirigente Leonardo Santoro, che torna a chiederli più di una volta al Consorzio.

Immancabile la perizia di variante e suppletiva, per 100 mila euro, autorizzata sempre da Spitaleri, per di più tra il pagamento della prima e della seconda tranche di lavori, quindi senza alcuna giustificazione contabile. Cosa hanno scoperto gli investigatori? La perizia “non giustificata da alcuna documentata esigenza rappresentata nel provvedimento e non approvata..(…) i beni definiti necessari risultavano sostanzialmente superflui”. Servirebbe a mascherare, ipotizzano i magistrati, che è quella somma che debba coprire l’effettiva progettazione…a lavori già eseguiti quasi del tutto (sic!): “Risulta plausibile ritenere che si sia cercato di mascherare, attraverso lo schermo della variante, l’effettiva destinazione dell’importo citato, aggiunto a quello inizialmente stabilito e volto a coprire anche i costi relativi alla progettazione delle opere”. La giustificazione della variante, di fatto, è la sostituzione della prima rete collocata, già inadeguata, con quella sostituita dopo i cedimenti di fine 2016. Ovviamente quella nuova, scrivono gli investigatori, è sostanzialmente identica e come la prima inadeguata.

Andiamo all’adeguatezza dei lavori: “La soluzione progettuale adottata non è stata l’unica praticabile né tanto meno la più economica. Non si è riusciti a comprendere il motivo per cui non sia stata adottata la tipologia della terra rinforza per l’intera altezza del rilevato, prevedendo, con significativo risparmio in termini di costi dell’intervento, lavorazioni incluse nel prezziario Anas e sia stato invece previsto, con costi decisamente più elevati, l’impiego nella parte inferiore del rilevato di una complessa struttura di contenimento in acciaio, il cui sistema di ancoraggio peraltro, essendo stato verificato con codici di calcolo non confacenti al caso in esame, non fornisce ancor oggi sufficienti certezze circa la sua idoneità statica”. Il progetto, è il consulente della Procura a scriverlo, "manca delle perizie geotecniche sui materiali e le verifiche sul livello di sicurezza”. E i lavori vengono contabilizzati in maniera irregolare.

La ditta, ancora, forse non aveva neppure i requisiti necessari ad eseguirli, quei lavori. Ma il Consorzio ha abdicato alla verifica, così l’impresa Musumeci non ha mai presentato polizza fideiussoria e neppure assicurativa.

Infine, la voce sorveglianza è stata inserita due volte, aumentando il compenso per l’impresa fino a 22.102 euro senza che venisse computata alcuna penale per la ritardata ultimazione dei lavori, consegnati con 45 giorni di ritardo. Musumeci ha “risparmiato” così circa 32 mila euro di penale.

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