Blitz Supermarket, cade aggravante mafiosa nell'estorsione dei Trovato alla Gicap

Blitz Supermarket, cade aggravante mafiosa nell’estorsione dei Trovato alla Gicap

Alessandra Serio

Blitz Supermarket, cade aggravante mafiosa nell’estorsione dei Trovato alla Gicap

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venerdì 15 Maggio 2015 - 22:08

Cassata l'accusa di aver agito per favorire il clan per Giovanni e Pietro Trovato, accusati dell'estorsione alla Gicap, società subentrata a quelle sequestrate alla famiglia. Pene ridotte in secondo grado anche per gli altri tre imputati.

Cade l’aggravante di aver agito per agevolare il clan di Mangialupi, in secondo grado, per i familiari ei “collaboratori” del boss Nino Trovato, alla fine del processo d’appello dell’operazione Supermarket. L’inchiesta prese le mosse dal sequestro del tesoro della famiglia Trovato, considerata tra i principali terminali di riciclaggio del denaro della famiglia di Mangialupi. Ieri a tarda serata la Corte (presidente Brigandì) ha emesso la sentenza, riducendo le condanne decise in primo grado per tutti gli imputati. Undici anni e mezzo, quindi, la condanna per Giovanni Trovato, tre anni a Pietro Trovato, accusato di interposizione fittizia; 3 anni per Angelo Trischitta, 3 anni e mezzo per Mauro Maiorana: accusati di estorsione, hanno incassato le generiche equivalenti alle aggravanti, ottenendo anche loro uno sconto di pena. L’accusa, il pg Napoli, aveva chiesto la conferma integrale della sentenza di primo grado, con le più severe condanne. Soddisfatti i difensori, gli avvocati Decimo Lo Presti, Antonello Scordo, Giuseppe Donato e Rita Pandolfino.

Le indagini della Squadra Mobile sfociarono nel blitz del dicembre 2012 che portò anche al sequestro preventivo a carico società e supermercati, dopo la segnalazione di alcune anomalie: a marzo 2012 Pietro Trovato, amministratore della S.T. srl presentò all'amministratore giudiziario la proposta di affitto per la gestione della "Sicilmarket" che nel 2009 era stata sottoposta a sequestro, corredando la richiesta da una proposta di fornitura di una importante società del settore della grande distribuzione, cioè la ditta dei fratelli Capone che in un primo momento si era fatta avanti per affittare la gestione dell'azienda, ma poi aveva cambiato idea.

Secondo l'accusa Giovanni Trovato avrebbe fatto pressioni sul gruppo imprenditoriale per ottenere la distribuzione di merce nei supermercati, l'attribuzione ad un negozio del marchio rappresentativo di una delle catene commerciali e la sistemazione degli arredi per la filiale commerciale della ditta a San Giovannello.

Quando ormai l'estorsione al gruppo imprenditoriale si sarebbe concretizzata e Giovanni Trovato avrebbe chiesto forniture per la S.T, per superare l'opposizione degli imprenditori di aver rapporti commerciali con le aziende di Trovato per non rischiare a loro volta provvedimenti patrimoniali sarebbe entrato in gioco Maiorana che avrebbe fatto da intermediario. Secondo l'accusa il danno patrimoniale per il gruppo imprenditoriale dei fratelli Capone sarebbe stato di circa 111 mila euro.

Da quanto ricostruirono gli investigatori circa 20 mila euro non furono pagati mentre gli altri 65mila euro furono pagati con assegni post datati con scadenza lunghissima. (Alessandra Serio)

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