Passa sul filo di lana il bilancio di Palazzo Zanca: è l’Mpa a “salvare” l’Amministrazione

Passa sul filo di lana il bilancio di Palazzo Zanca: è l’Mpa a “salvare” l’Amministrazione

Passa sul filo di lana il bilancio di Palazzo Zanca: è l’Mpa a “salvare” l’Amministrazione

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mercoledì 05 Ottobre 2011 - 00:35

Dopo oltre tredici ore di seduta arriva il sì al previsionale. Udc spaccato e con uno spinoso “caso Melazzo”. Tensione per le proteste dei precari del Comune, che hanno presenziato a metà riunione

La seduta del consiglio comunale è iniziata il 4 ottobre ed è finita il 5, seppur prima dell’una di notte. E’ durata più di tredici ore ma alla fine anche stavolta l’assessore alle Finanze Orazio Miloro e l’amministrazione Buzzanca il loro risultato lo ha ottenuto: bilancio di previsione approvato e tutti a casa. Ciò non significa che di problemi non ce ne siano stati, per arrivare a questo traguardo. Anzi, raramente si ricordano, in questo mandato amministrativo, sedute così ricche di tensioni e di scontri, dentro e fuori l’aula. A rendere ancora più incandescente il clima la presenza, per metà seduta, dei precari del Comune, che hanno assistito in massa ai lavori d’aula con l’obiettivo di ottenere il risultato minimo dell’integrazione oraria da qui fino alla fine dell’anno. Alla fine si sono dovuti “accontentare” di un ordine del giorno col quale il Consiglio ha impegnato l’Amministrazione a prevedere, nel riequilibrio di bilancio, le somme necessarie (oltre 300 mila euro) per garantire l’integrazione oraria stessa. Troppo poco, tanto che oggi i precari saranno di fronte alla porta del sindaco per chiedere l’immediata stabilizzazione.

Se il tema dei contrattisti di Palazzo Zanca ha tenuto banco, tra emendamenti commentati, ritirati e bocciati, per oltre metà seduta, alla fine della giostra vengono fuori alcuni dati politici. Il primo è dato dai numeri: l’Amministrazione se l’è cavata davvero per il rotto della cuffia, con 20 voti favorevoli contro 17 contrari; decisivi, alla resa dei conti, sono risultati i sì dell’Mpa, partito ormai fuori dalle maggioranze di Comune e Provincia ma che è risultato determinante per l’approvazione dei bilanci nell’uno e nell’altro caso; altro dato, la spaccatura interna all’Udc, sulla quale occorre aprire un capitolo a parte. Prima della seduta il partito scudocrociato s’è riunito in conclave, alla presenza anche di qualche assessore: ne è venuto fuori che la linea sarebbe stata quella di approvare il bilancio, specie se fossero stati approvati (come poi è accaduto) alcuni emendamenti presentati dall’Udc stesso per stanziare 50 mila euro all’Ente Teatro, 40 mila euro alle attrezzature degli impianti sportivi e 15 mila euro per il personale distaccato nelle Circoscrizioni. Una posizione alla quale si è opposto, ovviamente, il presidente della commissione Bilancio Giuseppe Melazzo, contro cui, però, si sono rivoltati i colleghi di partito, inducendolo a non presenziare alla seduta di Consiglio. Pare che Melazzo («lo hanno “censurato”», l’accusa di Cantello di Sicilia Vera) stia meditando persino di dimettersi da presidente della commissione Bilancio. Durante i lavori il partito ha perso altri pezzi: prima Mimmo Guerrera e poi Vincenzo Messina. Così alla fine l’Udc s’è ritrovato a ranghi ridotti in aula, rischiando di azzoppare una già vacillante maggioranza.

Per il resto il lungo dibattito si è sviluppato attorno ad alcuni temi chiave, con Felice Calabrò (Pd) che ha evidenziato lo squilibrio di 400 milioni di euro tra le previsioni d’entrata iscritte a bilancio e le entrate effettivamente riscontrate al 20 settembre; Nello Pergolizzi (Fli) che ha invece puntato il dito contro la gestione delle partecipate ed il fatto che, in sostanza, il Comune ne ignori le perdite, dall’Ato3 all’Atm, passando da un’Amam che ha pareggiato i propri conti solo prevedendo “dubbiosi” crediti per addirittura 69 milioni di euro. Non sono mancati gli interventi particolarmente duri nei confronti del sindaco e della sua giunta (su tutti Trischitta di Fli e Caliò del Pid), così come gli scontri verbali tra consiglieri (uno dei più veementi tra Calabrò e i colleghi del Pdl per un presunto caso di “pianista d’aula”). E se nella maggioranza il ruolo di avvocato difensore è toccato, ancora una volta, al capogruppo del Pdl Pippo Capurro, dall’Udc sono arrivate, in chiusura di lavori, pungenti critiche per bocca del capogruppo Bruno Cilento, il quale ha concluso con un sibillino «quest’anno ci siamo, l’anno prossimo non so…». Certo è che la maggioranza continua a traballare e che se è vero che l’Mpa, pur non avendo più assessori né al Comune né alla Provincia, ha lanciato un ennesimo salvagente all’Amministrazione, è vero pure che i numeri sono troppo incerti, così come incerti continuano ad essere diversi aspetti di un bilancio “salvato” davvero all’ultimo respiro.

Un commento

  1. “Nello Pergolizzi (Fli) che ha invece puntato il dito contro la gestione delle partecipate ed il fatto che, in sostanza, il Comune ne ignori le perdite, dall’Ato3 all’Atm”. Se ciò fosse vero nel senso che nel previsionale 2011 approvato dal Consiglio Comunale è stata omessa la copertura di dette perdite di esercizio riferite, on parcolare, alla “azienda speciale” relativa alla mobilità cittadina (ATM) ed alla la partecipata ” Messina ambiente, non sono state inserite, per assicurarne le dovuta copertura finanziaria, le ‘illegittimità”, per quanto mi è dato di sapere, sono da ritenersi eclatanti ed indiscutibili. Anche l’assessore regionale Russo, con circolar re 172 del 08/06/2010, per quanto riguarda la copertura dei costi relativi al servizio integrale rifiuti, sull’argomento relativo all’approvazione dei previsionali da parte delle amministrazioni locali siciliani, è categorico e puntuale.
    La riforma “Bassanini” con la successiva abolizione degli organi provinciali e regionali di controllo degli atti degli Enti locali, ha reso un ottimo servizio ai politici dominanti agevolandone l’affossamento delle responsabilità e consolidando la supremazia dei politici deviandoli, con motivazioni di carattere politico, dalla necessità di una corretta gestione delle amministrazioni pubbliche operante nell’intero territorio nazionale.
    Uno Stato in dissesto è la conseguenza di una dissennata gestione dei fondi pubblici non solo a livello centrale, ma anche periferico.

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