L'Ordine degli Ingegneri ha presentato le proposte di modifiche al Piano Casa

L’Ordine degli Ingegneri ha presentato le proposte di modifiche al Piano Casa

L’Ordine degli Ingegneri ha presentato le proposte di modifiche al Piano Casa

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venerdì 29 Giugno 2012 - 08:11

La modifica e la bozza di Regolamento verranno inviate alla Deputazione Nazionale e Regionale perché possano diventare proposte di Legge

L’Ordine degli Ingegneri ha presentato presso la propria sede, le proposte di modifiche alla Legge del “Piano Casa” ed una bozza di Regolamento di Attuazione per la riduzione del rischio sismico.
La modifica e la bozza di Regolamento verranno inviate alla Deputazione Nazionale e Regionale perché possano diventare proposte di Legge.
Gli ultimi eventi calamitosi occorsi in Emilia hanno evidenziato l’esigenza d’intervenire prontamente sul patrimonio edilizio e rappresentano seri e gravi campanelli d’allarme per un’edilizia obsoleta come quella che si trova nella maggior parte del nostro Paese, con strutture non adeguate e sicuramente non idonee a resistere ad un possibile sisma di media entità, non garantisce idonei margini di sicurezza ai cittadini.
La legge regionale n.6 del 23 marzo 2010 (Piano Casa in Sicilia) il cui termine di applicazione è stato di recente prorogato all’8 agosto 2014 dalla Legge di stabilità, rappresenta un’opportunità di sviluppo e di miglioramento abitativo, se la stessa non presentasse delle criticità per tutta una serie di vincoli e prescrizioni che di fatto rendono non attuabile o di difficile attuazione la sua concreta applicazione nel territorio della Regione.
Com’è noto proprio l’art. 1 della Legge evidenzia, nelle finalità, l’aspetto primario legato al rinnovo urbano e quindi all’ ”adozione di misure straordinarie per il rilancio dell’economia attraverso l’attività edilizia”, ma soprattutto per ridare al patrimonio edilizio esistente nuove e più adeguate qualità sia strutturali-energetiche sia architettoniche.
Le modifiche che si intendono proporre riguardano tra l’altro:
– i vincoli ritenuti troppo restrittivi, nella considerazione di non escludere in linea generale gli edifici in qualche modo “tutelati”, bensì di condizionare l’applicabilità della legge alla concreta verifica di compatibilità tra lo specifico intervento richiesto e la natura della forma di tutela prevista (zone “A” centro storico ed aree già urbanizzate ricadenti nella perimetrazione ZPS);
– gli incentivi volumetrici limitati, che sconsigliano l’investimento imprenditoriale in quanto l’aumento di valore dell’immobile derivante dalla riqualificazione o ampliamento non riesce a compensare i costi elevati richiesti dall’adeguamento alla normativa antisismica e dall’utilizzo delle tecniche di bioedilizia finalizzate all’autonomia energetica degli edifici.
– Un’ultima considerazione sulla importanza di intervenire sulla Legge 6/2010 (Piano Casa), opportunamente modificata e integrata, va fatta anche tenendo presente i costi che ad ogni evento sismico la collettività deve affrontare sia per i gravissimi danni alle infrastrutture pubbliche e private che per il sacrificio di vite umane.
Si comprende bene che realizzare o adeguare un edificio alle nuove norme sismiche (assicurando nel contempo un maggior grado di sicurezza e innovazione tecnologica) e aiutando il committente anche fiscalmente, rimetterebbe in moto un’economia in lenta agonia e nel contempo garantirebbe nuova qualità sia strutturali-energetiche che architettoniche al patrimonio edilizio della nostra Regione: tutto questo a costo zero per le Casse Pubbliche.

2 commenti

  1. L’ing.Santi TROVATO,il paladino del cemento e del motto “tutti muratori,progettisti,costruttori” è ripetitivo nei suoi interventi come presidente dell’Ordine degli Ingegneri. Ieri nel presentare le sue proposte,fa a volo d’uccello un riferimento alle qualità sia strutturali-energetiche sia architettoniche delle future costruzioni,per poi muoversi come un elefante fra i cristalli delle scelte urbanistiche,che decidono della qualità urbana e ambientale delle città.Il paladino del cemento vuole aprire una breccia speculativa nelle zone A di tutta Italia,i centri storici,cioè quelle parti del territorio comunale interessate da edifici e tessuto edilizio di interesse storico,architettonico o monumentale (prima pernacchia),poi chiede consistenti aumenti di volumetria,balbettando di alti costi e mai di alti profitti dei “poveri” palazzinari (seconda pernacchia), infine chiede di attenuare i costi di costruzione riversandoli sulla fiscalità generale,cioè a carico di noi cittadini (terza e rumorosa pernacchia).Il paladino non si sogna nemmeno di chiedere un aggiornamento immediato del Regolamento Edilizio, su quella parte citata a volo d’uccello,magari arricchendola di schede tecniche per fornire indicazioni precise ai progettisti,almeno a quelli che credono in un progetto di qualità.

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  2. Antonio Gullotta 29 Giugno 2012 17:32

    Il problema è la burocrazia, all’ordine Ingegneri ho scritto sulla legge regionale 17/2004, silenzio-assenso paesaggistico, disapplicata anzi mai applicata dalla soprintendenza, ma mai avuto risposta Altro esempio: vai a spiegare alla Soprintendenza che ci vogliono i pannelli solari per legge oggi in tutti gli edifici, a loro non frega niente, sono brutti e non li vogliono; così alla fine il tecnico interpreterebbe che non si possono fare più nuovi edifici secondo questo criterio.
    Facciamo quindi una bella delega paesaggistica ai comuni (come regione Lazio) così le Soprintendenze per la parte paesaggistica non servono più.
    Facciamo anche, visto che ci siamo (provocazione!), una soppressione degli Uffici del Genio Civile, sono inutili dal punto di vista della responsabilità, tanto, alla fine, tutte le repsonsabilità se le prendono comunque i calcolisti e direttori dei lavori, loro non ne hanno mai di responsabilità, quindi a cosa servono, che ci stanno a fare ? Mi risponderanno che non si può, perchè ci sono adempimenti previsti da leggi statali su cui la regione non può intervenire; purtroppo è vero! E’ anche vero però che queste modernissime norme tecniche per le costruzioni, vengono fatte applicare troppo pedissequamente, non avendo bene in mente che sono il recepimento di una norma NON PRESCRITTIVA ma PRESTAZIONALE quale sono GLI EUROCODICI, purtroppo chi deve farle applicare, rende invece praticamente impossibile lavorare ai tecnici, non faceondo muovere il mondo dell’edilizia e tutta l’economia ad esso legata. Esempio: per piccole opere, perchè non ci va qualche solerte funzionario del genio civile, a spiegare che per una tettoia di 50mq di materiale leggero che pesa 500 kg cioè meno di niente, i clienti devono spendere 5000 euro di prove sui materiali e calcoli per tutto l’edificio, controllare la necessità di adeguamento ecc. ? Con tali premesse il cliente rinuncia all’intervento. Poichè i nuovi interventi sono sempre meno, e gli interventi sull’esistente sono invece un’aliquota preponderante, ciò è veramente significativo. Ma nessuno fa niente.
    Non parliamo dei comuni….perchè in altri paesi CEE in 3 giorni hanno tutte le carte per iniziare e qui ci vogliono anni???
    Chi legge, mediti.
    Ing. Antonino Gullotta, iscr. 2187 Ordine Messina

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