Messina e la devastante alluvione del 13 Novembre 1855, un muro di fango e detriti travolse l'intera città

Messina e la devastante alluvione del 13 Novembre 1855, un muro di fango e detriti travolse l’intera città

Daniele Ingemi

Messina e la devastante alluvione del 13 Novembre 1855, un muro di fango e detriti travolse l’intera città

Tag:

martedì 01 Ottobre 2013 - 14:14

Messina da sempre risulta esposta ai fenomeni alluvionali e ad eventi meteorologici particolarmente estremi durante la stagione autunnale. Ma quella che inondò l'intera città, il 13 Novembre del 1855, fu considerata una delle peggiori negli ultimi 2 secoli, anche per merito della scarsa attenzione e della negligenza delle autorità cittadine dell'epoca.

Messina, cosi come molte altre città italiane, da sempre risulta esposta ai fenomeni alluvionali e ad eventi meteorologici particolarmente estremi durante la stagione autunnale ed invernale. La tragica alluvione che il 1 Ottobre del 2009 sommerse di fango e detriti gli abitati di Giampilieri e Scaletta Zanclea è solo uno degli ultimi eventi che hanno caratterizzato la storia recente, lasciando gravi traumi morali nell’intera comunità messinese che si è vista totalmente impotente davanti ad una simile disgrazia. La città poggia su un tipo di suolo alluvionale, composto da materiali sabbiosi, ghiaie e argille, portati a valle dalle varie ondate di piena delle numerose fiumare che l’attraversano perpendicolarmente, nel corso degli ultimi secoli e millenni. Proprio a causa di questo tipo di terreno, molto fragile, la città peloritana ha subito nel corso della sua lunga storia millenaria numerosi danneggiamenti in seguito agli eventi sismici registrati nell’area dello Stretto e sulla Calabria meridionale. Questo perchè il tipo di sottosuolo alluvionale, in cui poggia, funge pure da amplificatore alle onde sismiche. Vedi i risultati dopo le tremende scosse del 1783 e del 1908. Dal 1500 al 1800, sono state censite decine di alluvioni lampo (“flash floods”), con tanto di morti e danni ingenti ogni volta che i torrenti straripavano dopo le abbondanti piogge a prevalente carattere temporalesco. Non è un caso se buona parte delle alluvioni che hanno devastato Messina e i suoi casali satelliti si siano concentrate proprio durante la dominazione spagnola. In quel periodo i lussureggianti boschi di leccio, autoctoni dei monti Peloritani e dei colli che sovrastano la città, furono esposti ad una indiscriminata opera di disboscamento da parte dei soldati spagnoli che utilizzarono il legname per costruire. Ciò accentuò notevolmente il rischio di dissesto idrogeologico, rendendo la città sempre più vulnerabile alle alluvioni lampo, in caso di manifestazioni temporalesche particolarmente violente. Dal 1500 fino agli inizi del 1900, si riscontra che siano avvenute diverse alluvioni lampo nella nostra città, con tanto di morti e danni ingenti ogni volta che i torrenti straripavano dopo le abbondanti piogge a prevalente carattere temporalesco. Quelle più distruttive si sono verificate a cavallo fra il 1700 e il 1800, con eventi davvero devastanti che hanno lasciato segni indelebili nel territorio. Quasi sempre le alluvioni che hanno interessato la città di Messina si sono concentrate nella stagione autunnale, fra i mesi di Settembre, Ottobre e Novembre, e più raramente in Dicembre, Gennaio, Febbraio e Marzo, quando le acque del mar Mediterraneo e le masse d’aria che risalgono dall’entroterra nord-africano (aria calda sub-tropicale spinta dallo Scirocco verso il versante orientale dei Peloritani) sono ancora molto calde, in grado di incamerare una maggiore quantità di vapore acqueo che poi darà luogo a eventi precipitativi particolarmente violenti lungo la dorsale peloritana.

Di solito però, stando alle cronache del tempo, questi fenomeni estremi si sono concentrati in determinate aree (o vallate), risparmiando la gran parte del territorio cittadino. Le alluvioni più devastanti hanno flagellato gli abitati della zona sud e i villaggi collinari che si affacciano lungo la costa ionica messinese. Ma in determinate occasioni, come è il caso dell’alluvione del 1894, le inondazioni si sono localizzate proprio nel cuore di Messina, tra l’abitato di Camaro e il vecchio quartiere di San Leone, ben esposti alle furiose ondate di piena dei rispettivi torrenti che ad ogni esondazione trasportavano a valle di tutto, interrando sotto diversi metri di fango e detriti case, botteghe e abitazioni. Ma scorrendo i vecchi annali della storia di Messina si scopre che alcune alluvioni, soprattutto tra Settecento e Ottocento, hanno portato morte e distruzione in tutti i casali della città, senza risparmiare neanche il centro cittadino. L’esempio su tutti è quello della tragica alluvione del 13 Novembre 1855 che mise in ginocchio l’intero territorio messinese, cagionando un ingentissimo numero di vittime e danni quasi incalcolabili in ogni villaggio, dalla zona nord alla zona sud. Da Torre Faro a Scaletta Zanclea non vi fu un villaggio risparmiato dalla furia delle acque e del fango che colava dalle pendici dei Peloritani. Quel giorno, secondo la testimonianza diretta del professor, Pietro Cuppari, docente presso l’Accademia dei Georgofili di Firenze, il diluvio temporalesco, durato oltre 4 giorni non si concentrò su un’area ben determinata, come accadeva sovente (incluso il caso di Giampilieri e Scaletta del 1 Ottobre 2009), ma sferzò l’intera città, espandendosi fino ai centri della provincia.

Le scene erano sempre le stesse; colate di fango, grossi smottamenti, torrenti ingrossati che trascinavano a valle, sulle borgate della città, massi e alberi, anche di grosso fusto. Durante quel disastro il villaggio costiero di Tremestieri fi letteralmente interrato dalla copiosa scia di terra, fango e detriti mossi a valle dalla piena del torrente Larderia che ostruito alla foce (probabilmente dai detriti delle precedenti alluvioni) si aprì un nuovo letto proprio sul suddetto abitato, travolgendo orti, campi coltivati e abitazioni. La piena dei torrenti danneggiò seriamente diverse chiese e importanti tempi, come l’antico monastero di Santa Maria di Gesù Superiore, nei pressi dell’attuale villaggio Ritiro, che rimase interrato da diversi metri di fango portato dalla piena del torrente Giostra. Quella del 13 Novembre 1855 la possiamo definire come una delle alluvioni più distruttive di sempre che abbia mai colpito Messina negli ultimi due secoli, dato l’ampio coinvolgimento di tutto il territorio comunale e di buona parte di quello provinciale. Nonostante la violenza e l’intensità delle precipitazioni il fenomeno, anche allora, venne esacerbato dall’incuria e dalla scarsa attenzione riservata dalle autorità cittadine del tempo che non avevamo predisposto dei piani di pulizia dei letti delle fiumare che erano rimasti coperti dai detriti trasportati a valle dalle precedenti alluvioni. Per molti aspetti quel disastro, completamente dimenticato dalle nuove generazioni di messinesi, ricorda quanto accaduto in quel maledetto pomeriggio di 4 anni fa nei villaggi più meridionali della nostra città. Ma per comprendere affondo l’entità di una simile tragedia occorre leggere la lettera interessanti sono le lettere scritte da Michele Verino, prontamente pubblicate dalla tipografia Galilea, a Firenze, nel 1855;

“…Un altra tremenda sciagura piombò il 13 del decorso Novembre, sulla città di Messina, che appena incominciava a risorgere dalla desolazione che vi aveva lasciata nel 1854 il colera. Un impetuoso uragano preceduto dallo spesseggiare dei lampi e dal cupo rumore dei tuoni, si scaricò nelle prime ore della mattina sulla desolata città. Un turbine d’acqua e di grossa grandine resa più impetuosa dall’infuriare dei venti, percoteva orribilmente i tetti delle case e minacciava di farli crollare I due torrenti che scorrono in mezzo della città; in brev’ora superarono le dighe, allagarono le vie, invasero i piani terreni delle case e nella loro violenza rovesciarono e travolsero quanto opponevasi al loro corso. La campagna all’intorno era sconvolta dai torrenti di Trapani e della Giostra, che usciti dall’alveo scorrevano senza freno e seco portavano enorme quantità di rena e di melma, che in alcuni luoghi depositandosi si alzò quasi a livello dei primi piani delle case. Il ridentissimo borgo di S Leone in parte crollò, investito dalle correnti e tali i piani inferiori dei fabbricati, furon ripieni di terra. La vasta pianura di S Maria al Gesù, divenne un lago ed una medesima sorte toccò alle misere case dei poveri e alle belle e ridenti ville coronale da vaghi e fiorili giardini, di cui sparsa era tutta la campagna. Anche il torrente della Zaera si rovesciò sul prossimo borgo recandovi consimili danni e nel caseggiato di S Clemente, dove distrusse i giardini, sradicò alberi, rovesciò muraglie e copri squallore infino al mare, quella poc’anzi ridente pianura. L’uragano terribile durò 5 ore e queste bastarono a spargere la desolazione per quasi tutto il distretto di Messina. Varie vittime della inondazione 100 vite, si ebbero a deplorare nella città, ma più assai ve ne furono nella campagna e in specie nel villaggio del Bauso che fu in gran parte distrutto dalle acque; in Mile superiore, dove crollò la Chiesa Parrocchiale salvandosi quasi miracolosamente il ciborio ove chiudevasi il Sacramento, e insieme alla chiesa caddero quasi metà delle case con la morte di non pochi abitanti in Saponara, dove morirono 22 individui 18 dei quali, avevano cercato invano un refugio sul letto di una casa perché, l’onda sempre crescente li travolse nei suoi gorghi colla rovina dell’edilìzio. Le autorità locali fecero e fanno tuttora quello che è possibile per riparare a tanta sventura, ma il riparare i danni di quella orribil procella è cosa che supera le limitate forze dell’uomo. Un calcolo approssimativo dei danni, li fa ascendere a 5 milioni di scudi…”

3 commenti

  1. SaltaLaMacchia 1 Ottobre 2013 14:56

    Anche allora come oggi tre lavorano e quattro guardano!

    0
    0
  2. Dopo 4 anni ci sono i responsabili?…. gli Spagnoli…? Interessante.
    Chi ha scritto questo pezzo vuole forse sostenere che la prevenzione è inutile tanto le alluvioni ci saranno sempre a Messina?
    In fondo ha ragione.. prima o poi tutti si deve morire di qualcosa..

    0
    0
  3. Marco Del Soldato 2 Ottobre 2013 21:05

    più leggo cronache antiche o passate di eventi calamitosi e più mi rendo conto di come le cose si ripetano sempre con le stesse modalità in tutto il territorio italiano: e questo mal comune non è affatto mezzo gaudio, ma un continuo disinteresse a risolvere…

    0
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007