Il recupero della zona falcata al centro del convegno organizzato da “Italia Nostra”

Il recupero della zona falcata al centro del convegno organizzato da “Italia Nostra”

Il recupero della zona falcata al centro del convegno organizzato da “Italia Nostra”

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lunedì 13 Maggio 2013 - 10:13

A parte rarissimi periodi, la Zona Falcata è di fatto sempre stata vietata alla città, quasi ne fosse un corpo a parte, come ha sottolineato il docente di Storia dell’Architettura, Nicola Aricò, aprendo la serie degli interventi: “A metà del ‘600 i messinesi avevano iniziato a frequentare la falce non solo per visitare la chiesetta di San Raineri ma anche per fare lunghe passeggiate fino al forte San Salvatore”

“Un gesto d’amore per la nostra città” Così Antonietta Mondello, presidente della sezione messinese di Italia Nostra ha aperto i lavori del convegno organizzato sulla Zona Falcata e sul rapporto che la città ha con questa porzione di territorio e con il porto.

“Viviamo un periodo di revisione dei valori morali e civili – ha aggiunto la presidente Mondello. Di svolta e di crescita delle coscienze. Siamo consapevoli di appartenere ad una comunità che non vuole perdere i caratteri che le sono propri e che invece sogna una città concepita sì con creatività, ma con progetti che non stravolgano e alterino il nostro territorio”.

Chiarissimo il tema del convegno organizzato a Palazzo Zanca: “La città nuova inizia. Messina e il suo porto: prove tecniche di riunificazione”. Il convegno è stato anche l’occasione per ammirare le foto di Nino Armeli sulla Zona Falcata e sul porto.

Dopo i saluti di Antonietta Mondello, è stato proiettato un video realizzato dalla giornalista Elisabetta Raffa all’interno della Zona Falcata, che ha prima ripercorso la storia dell’area e poi ha messo in evidenza i problemi attuali con interviste al soprintendente di Messina Salvatore Scuto, allo storico Nicola Aricò (tra i relatori del convegno), al segretario generale della FIM Cisl Nino Alibrandi e al segretario generale di Orsa Trasporti Michele Barresi.

A parte rarissimi periodi, la Zona Falcata è di fatto sempre stata vietata alla città, quasi ne fosse un corpo a parte, come ha sottolineato Nicola Aricò, aprendo la serie degli interventi. “Il primo a provarci in maniera programmatica era stato il vice re Marcantonio Colonna – ha spiegato Aricò, che è docente di Storia dell’Architettura alla folta ed attenta platea- alla fine del XVI secolo, quando ipotizzò un parco urbano il cui percorso partiva dalla banchina del Palazzo Reale per concludersi nella parte centrale dell’area. Il parco non si realizzò ma verso la metà del ‘600 i messinesi avevano iniziato a frequentare la falce non solo per visitare la chiesetta di San Raineri ma anche per fare lunghe passeggiate fino al forte San Salvatore. Allora si viveva in una dimensione utopica, che oggi non riusciamo a comprendere”.

Dopo questa breve e felice parentesi la Zona Falcata diventa “terra di nessuno” come ha sottolineato nel proprio intervento l’architetto Elena La Spada, che ha parlato dei progetti previsti per l’area partendo dallo strumento più importante, il Piano Regolatore del Porto.

“Quello che ha di buono il PRP –ha spiegato- è che dà una visione chiara delle aree portuali ancora inutilizzate. È stato presentato nel 2006 e dovrà comunque essere aggiornato anche per la mancata realizzazione del Ponte sullo Stretto. Da notare però che non è sufficientemente esaustivo sulle aree destinate al traffico marittimo e industriale nelle aree poste sotto tutela. Da un lato si prevede la riqualificazione della Cittadella per consentire la fruizione turistica, ma così si crea inevitabilmente un conflitto con il passaggio dei mezzi da e per il molo Norimberga”. Il convegno è anche l’occasione per ricordare la mancata realizzazione del Centro di Documentazione d’Arte Contemporanea.

Di Zona Falcata e ripresa produttiva nonostante la crisi gravissima che non ha risparmiato nessuno ha parlato l’economista Guido Signorino. Le cause del declino economico di Messina sono diverse. Per ripartire, bisogna coniugare tradizione e innovazione. “Partendo dall’induzione di attività per il flusso crocieristico, dai servizi e dalla valorizzazione della città –ha spiegato Signorino. Servono però infrastrutture turistiche interessanti come per esempio un acquario sottomarino e iniziative culturali. Ma per una reale rinascita economica bisogna andare oltre il turismo e individuare nuove vocazioni economiche. Magari puntando allo sviluppo commerciale del porto, sfruttando la possibilità data dall’estensione della normativa SECA (Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua) al bacino del Mediterraneo, sfruttando la navigazione NG/LNG (il gas naturale liquefatto). In questo modo ci sarebbe un notevole ritorno in termini commerciali, occupazionali ed ambientali perché i costi di bunkeraggio si dimezzerebbero”.

A chiudere i lavori l’architetto Luciano Marabello, che ha relazionato sul tema “Falce e città: la Forma come strategia di progetto”. Partendo dal Piano Regolatore del Porto, Marabello ha sottolineato che lo strumento “non è una realtà operativa perché è stato bloccato più volte e ha bisogno di ulteriori valutazioni”. A partire dal porticciolo (“che nella parte esterna darebbe problemi di carattere meteo-marino e altererebbe propriamente la morfologia della falce”) e sugli alberghi previsti, quando si potrebbero “utilizzare gli alloggi vuoti della Marina Militare. Talaltro, questi insediamenti alberghieri ricadrebbero nella zona in atto occupata dall’impianto di degassifica, che dovrà essere bonificato ed è strano che si prevedano bonifiche con costi enormi per la collettività per poi procedere con nuove edificazioni”.

Tra gli interventi dal pubblico si registrano quelli della preside Amelia Stancanelli, del soprintendente di Siracusa Orazio Micali, di un ex dipendente della Compagnia portuale Nino Ullo, di Ivana Risitano di Comunità di Base, della candidata sindaco del Movimento 5 Stelle Maria Cristina Saija, di Alberto De Luca del movimento Sdoganiamo Messina e di Pino Falzea, presidente dell’Ordine degli Architetti.

2 commenti

  1. SECA sta per Sulfur Emission Control Area (Area ad emissioni di zolfo limitate) e non Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua.

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  2. bla bla bla

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