Fallimento, l'udienza slitta al 4 ottobre. Signorino: "Ecco perché salvarla"

Fallimento, l’udienza slitta al 4 ottobre. Signorino: “Ecco perché salvarla”

Francesca Stornante

Fallimento, l’udienza slitta al 4 ottobre. Signorino: “Ecco perché salvarla”

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mercoledì 13 Settembre 2017 - 06:00

In consiglio comunale hanno tirato tutti un sospiro di sollievo quando l'avvocato Parrinello ha comunicato che il Tribunale ha posticipato di venti giorni l'udienza di fallimento. Il consiglio adesso avrà il tempo di approfondire gli atti del concordato. Ma serve il bilancio di previsione.

Sarà stato il caso, il destino, la buona sorte, una coincidenza, per una volta però la ruota ha girato in favore di Messinambiente. Nel pomeriggio, alle 17.30, mentre a Palazzo Zanca i consiglieri comunali erano in trepidazione per l’imminente inizio della seduta straordinaria convocata per le scottanti delibere legate al piano concordatario presentato per evitare il fallimento, dal Tribunale arrivava una notizia che ha fatto tirare a tutti un sospiro di sollievo: l’udienza fissata per il prossimo venerdì 15 è stata posticipata al 4 ottobre. La vita di Messinambiente quindi si allunga di venti giorni. E questi venti giorni potranno essere fondamentali, se spesi bene, in chiave salvezza. Il consiglio comunale potrà usare questo tempo per approfondire le due delibere che impegnano il Comune a pagare 30 milioni di euro per i prossimi 6 anni a copertura del maxi debito di Messinambiente. Delibere che sono comparse per la prima volta in aula nel pomeriggio e che, se non fosse arrivato il rinvio dell’udienza, il consiglio avrebbe dovuto approvare o bocciare entro venerdì. Da questi due atti dipende il piano concordatario che la società ha presentato in Tribunale per non fallire. Se il consiglio non li approva, il Piano è vuoto, senza risorse economiche e il fallimento sarebbe di fatto automatico. Avendo guadagnato venti giorni, invece, c’è quantomeno la possibilità di un’analisi più approfondita degli atti. E questo ha fatto respirare sia i consiglieri che l’assessore Guido Signorino che ha comunicato questa notizia proprio in apertura dei lavori del consiglio e che ha invitato l’aula a considerare l’ipotesi di rinviare la trattazione degli atti proprio per avere più tempo per confrontarsi su quanto i consiglieri dovranno votare nel caso in cui decideranno di dare una chance di salvezza alla società di via Dogali.

L’assessore alle partecipate, in aula insieme ai colleghi Daniele Ialacqua e Sergio De Cola, ha comunque illustrato ai consiglieri gli atti che, senza l’urgenza della scadenza del 15, adesso potranno esaminare. Ha esordito spiegando che si tratta di due delibere complesse che necessitano di approfondimento: «Siamo di fronte a debiti che risalgono a tempi, epoche e modalità di gestione che tutti conosciamo e che hanno prodotto un’esposizione debitoria particolarmente pesante. Era così già all’atto di insediamento di questa amministrazione, tanto che con il piano di riequilibrio avevamo avviato un percorso di risanamento. La richiesta di fallimento ci ha obbligato a rivedere il percorso, per far fronte al possibile fallimento che avrebbe ricadute anche sul Comune e su suoi equilibri contabili si è dovuto scegliere la via alternativa di un piano concordatario. Il Tribunale in prima istanza ha mosso alcuni punti di osservazione, l’azienda ha risposto, il Tribunale ha rilevato che l’architettura si reggeva sul contributo che il Comune ha indicato come possibilità ma che ancora non è stata tradotta in atti mancando l’approvazione del consiglio». Signorino ha poi aggiunto che «l’amministrazione ha studiato il caso, valutato con l’azienda e ha riscontrato che sebbene ordinariamente la condizione di società di capitali suggerisce ai soci di fare ricorso al limite di responsabilità, esistono dei casi per i quali è possibile andare in soccorso finanziario delle aziende in liquidazione, per esempio nei casi in cui si deve garantire continuità dei servizi, come nel caso di Messinambiente». Quali esiti potrebbe avere la mancata approvazione? «Il fallimento di Messinambiente obbligherebbe il curatore fallimentare ad avvalersi di tutte le risorse patrimoniali per soddisfare al massimo i creditori, rivalendosi sull’ente. Questo comporterebbe anche il prosieguo del contenzioso, che invece andremmo a chiudere con la transazione collegata al piano, e la quasi certa apertura di nuovi contenziosi. Evitare il fallimento significa salvaguardare l’ente».

Ha voluto prendere la parola anche l’avvocato Marcello Parrinello. Insieme al collega Paolo Vermiglio ha costruito il piano concordatario, ha impostato la strategia legale per salvare Messinambiente e il 4 ottobre sarà in Tribunale a sostenere il piano e il salvataggio della società. L’avvocato Parrinello ha parlato all’aula spiegando perché è importante, secondo legali e amministrazione, evitare il fallimento di Messinambiente: «Vi parlo come se fossi io stesso un consigliere comunale che si trova di fronte queste delibere. Sul piatto della bilancia c’è una soluzione che si presenta come un impegno di 30 milioni, sull’altro piatto però l’impegno è di gran lunga superiore» ha esordito Parrinello nel suo intervento che è sembrato quasi un’arringa tribunalizia. Il legale ha spiegato che il fallimento sarebbe dannoso per il Comune perché il curatore fallimentare andrebbe immediatamente a chiedere le somme che negli anni precedenti al 2013 il Comune non girava alla società. Erano gli anni delle guerre di perizie, delle somme che il Comune prima prevedeva per il servizio rifiuti e poi cancellava a metà o a fine anno, facendo mancare consistenti quote alla società. Il Comune nel 2014 ha riconosciuto che a Messinambiente servono 32 milioni di euro, quindi un curatore chiederebbe le somme che negli anni precedenti, in base alla stima dei 32 milioni, non sono state corrisposte. «Di fronte a questo scenario la messa in sicurezza di una vicenda complessa e dannosa è assolutamente fisiologico per noi. La situazione altrimenti non si potrebbe tenere sotto controllo». Parrinello ha poi interpretato il deferimento del 4 ottobre come una mano tesa dal Tribunale: «Credo che il messaggio che il Tibunale abbia voluto mandare è un aiuto, un modo per concedere più tempo per affrontare con più serenità l’approfondimento di questi atti».

E così, quando tutti sembravano d’accordo nel rimandare la discussione per tornare ad analizzare gli atti, è arrivato l’affondo della consigliera Antonella Russo che ha chiaramente chiesto all’amministrazione di usare questo tempo per portare il bilancio previsionale in aula, in modo da dare la possibilità ai consiglieri di valutare gli atti in un quadro complessivo e non al buio. Quindi adesso lo sforzo della giunta, dovrebbe essere concentrato nel chiudere l’emendamento chiesto dai Revisori dei Conti per concludere l’analisi del previsionale.

Il tempo c’è, ma sono solo venti giorni. E’ la seconda chance per Messinambiente e adesso sarà importante giocare le carte giuste in base alla direzione che si intenderà prendere.

Francesca Stornante

Un commento

  1. Non ci interessa……abbiamo i marciapiedi più……alternativi d’Europa pieni di rigogliose erbacce da dove sbucano topi, scarafaggi e Company, con il contorno di mutandine usate tazze di wc, buste e bottiglie di plastica e tanta altra…munnizza. Noi abbiamo il sindaco più onesto d’Italia, il sindaco dalla maglietta…..profumata, noi abbiamo Accorinto e guai chi c’è lo tocca (manche e cani signuri). “Trampi pissi no uari”.

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