Moltiplicato. Tony Canto conquista il pubblico del Vittorio Emanuele

Moltiplicato. Tony Canto conquista il pubblico del Vittorio Emanuele

Laura Giacobbe

Moltiplicato. Tony Canto conquista il pubblico del Vittorio Emanuele

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mercoledì 11 Gennaio 2017 - 14:34

Il cantautore messinese in concerto per lanciare il suo ultimo disco, Moltiplicato, innovativo per contenuti e sonorità.

Conquista con la sua semplicità il cantautore messinese Tony Canto, che nelle serate del 6, 7 e 8 dicembre, insieme all’orchestra del teatro Vittorio Emanuele e con gli arrangiamenti del maestro Tony Brundo, ha presentato al pubblico un assaggio del suo ultimo lavoro.

Moltiplicato, questo il titolo dell’album, è (dopo La Strada, Il visionario e Italiano Federale) il quarto disco dell’artista, che lo ha ironicamente battezzato “il mio figlio antico”. A sancire la scelta di questo appellativo è la tendenza adottata dal cantautore, che in questa fase della sua carriera imbocca un sentiero non convenzionale, affiancando al suo classico sound di gusto esotico, parente dei ritmi brasiliani del samba e della bossa nova, melodie di gusto classico, legate al concetto di musica da camera. Anche la scelta delle tematiche rientra nella medesima ottica, quella di dare spazio più ad un gusto personale che alle tendenze del momento, e di dare ascolto ad un bisogno interiore che invoca autenticità, quiete ed armonia.

Il concerto è risultato godibilissimo per la varietà delle atmosfere, che hanno di fatto attraversato le varie componenti melodiche di cui, negli anni, si è nutrito ed arricchito lo stile dell’artista. Il repertorio offerto non si è infatti limitato alle nuove uscite, ma è stato arricchito da piacevoli inserti, taluni più attesi (come l’immancabile 1908 dedicata al terremoto di Messina, o lo struggente A mare si gioca, che ha ammutolito gli spettatori dell’ultimo festival di San Remo, e che oggi continua a commuovere), altri meno (come il graditissimo omaggio a Domenico Modugno, lanciato attraverso l’esecuzione dei brani U piscispada e La sveglietta.

Immutato permane l’attaccamento alla terra natia nell’uso, pur non esclusivo, del dialetto nostrano, la cui assenza deturperebbe l’essenza stessa di un genere tanto particolare da potersi definire unico.

Laura Giacobbe

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