Riparte "Off in Jazz" con Rosario Giuliani e gli Urban Fabula

Riparte “Off in Jazz” con Rosario Giuliani e gli Urban Fabula

Antonella Casuscelli

Riparte “Off in Jazz” con Rosario Giuliani e gli Urban Fabula

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venerdì 13 Marzo 2015 - 09:46

Domenica 15 marzo primo appuntamento della nuova stagione con il concerto del celebre sassofonista accompagnato dal trio jazz composto da Seby Burgio, Alberto Fidone e Peppe Tringali (Centro Multiculturale Officina, ore 21). Intervista a cura di Antonella Casuscelli.

La nuova stagione di “Off in Jazz 2015” del Centro Multiculturale Officina, rassegna immaginata e realizzata nel 2012 dal direttore artistico Mimmo Papa (e sostenuta dal direttore artistico del Centro Ciccio Timbro e dai suoi Soci), ricomincia il 15 marzo con il grande sassofonista Rosario Giuliani, che incontrerà sul palco dell’Officina gli Urban Fabula, trio tutto siciliano (ormai realtà di notevole interesse del jazz italiano) che il pubblico di “Off in Jazz” ha già avuto modo di apprezzare in occasione di precedenti straordinari concerti come quello del 2014 con Max Ionata.

Rosario Giuliani, oggi uno dei sassofonisti italiani più importanti e conosciuti al mondo, inizia da giovanissimo lo studio del sax contralto suonando nella banda di Terracina ma, a dodici anni, resta folgorato dalla musica di Charlie Parker. Qualche anno dopo l’incontro con l’opera del sassofonista americano completerà gli studi classici presso il Conservatorio di Musica “Refice” di Frosinone, ottenendo il massimo dei voti. Tenacia, talento, una profonda passione per la musica tutta ed una grande tecnica hanno condotto Rosario alla ribalta della scena europea ed internazionale, facendo parlare la critica di lui come di una vera e propria rivelazione, “une bénédiction”. I toni entusiastici e trionfali usati dalla stampa per definire le caratteristiche di Giuliani derivano proprio dalle peculiarità del suono che sa produrre: con disinvoltura riesce a trarre dai suoi sassofoni un fraseggio fluido, allacciandosi con naturalezza ai grandi sassofonisti della storia del jazz. Il musicista, pur ispirandosi a dei modelli ben definiti, colpisce proprio per la sua originalità quasi istintiva, che è facilmente identificabile non solo nell’approccio con gli strumenti, ma anche nella composizione delle partiture.

Di rilievo anche il palmarès, che annovera autorevoli riconoscimenti. Nel 1996 risulta vincitore del premio intitolato a Massimo Urbani e l’anno seguente dello “Europe Jazz Contest”, assegnatogli in Belgio come miglior solista e miglior gruppo; nel 2000 si aggiudica il “Top Jazz” nella categoria nuovi talenti e nel 2010 come miglior sassofonista dell’anno, risultando primo nel referendum annuale indetto della rivista specializzata Musica Jazz. Inoltre vince nel 2010 e nel 2013 il Jazz It Awards come miglior sax alto. Ha suonato nei più importanti jazz club e jazz festival del mondo, e ha collaborato con i più prestigiosi musicisti nazionali ed internazionali. Ha un'intensa attività concertistica e discografica in Italia e all’estero, in particolare in Francia, dove gode di una notevole fama artistica. Tantissime le sue incisioni, con diverse etichette italiane e con la prestigiosa casa discografica francese Dreyfus Jazz, con la quale ha registrato cinque album di grandissimo successo. La carriera artistica di Rosario Giuliani vanta numerose esperienze, eterogenee ma sempre di elevato spessore. Diretto da maestri di fama internazionale come Ennio Morricone, Luis Bacalov, Armando Trovaioli, Gianni Ferrio, Nicola Piovani, Ritz Ortolani, ha partecipato a numerose incisioni per colonne sonore cinematografiche. Inoltre ha fatto parte dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma.

Anche lei comincia a suonare nella banda del suo paese: sembra quasi che questo sia un fil rouge che accomuna molti straordinari musicisti jazz italiani, poi affermatisi in tutto il mondo. Secondo lei, c’è un nesso tra la musica jazz “italiana” e la tradizione bandistica?

Per quanto mi riguarda, la scelta della banda è dovuta al fatto che, essendo nato in una piccola città come Terracina (LT), non c'erano, almeno in quegli anni, altre alternative. E comunque le bande fanno parte della nostra cultura musicale, dove si può crescere musicalmente e confrontarsi giornalmente.

Poi si diploma presso il Conservatorio di Frosinone e perfeziona i suoi studi ai corsi del Berklee College of Music, un tempio del jazz mondiale. Quanto incidono lo studio e la tecnica nella formazione di un musicista eccellente, e quanto la propria creatività ed il talento?

Il talento è fondamentale ma in un percorso di crescita, per essere un musicista eccellente, c'è bisogno di tanta creatività e, soprattutto, di uno studio costante e giornaliero che aiuti un artista a sviluppare la propria espressione musicale e la personalità.

Lo studio serve anche ad avere punti di riferimento stilistici ed emozionali. I suoi studi, il modo di suonare e le sue composizioni, sono stati influenzati da qualche grande sassofonista in particolare? E quale musica contemporanea ascolta?

Sicuramente, suonando il sax contralto, Charlie Parker e successivamente John Coltrane, ma nel mio percorso ho avuto modo di “prendere in prestito” anche l'influenza di Miles Davis, Freddie Hubbard (quindi trombettisti), Keith Jarrett, Oscar Peterson, Bill Evans (quindi pianisti) e così via. Naturalmente da quel prestito ho cercato e cerco tutt'ora la mia strada. Ascolto tutta la bella musica, senza limiti, Sting, Stevie Wonder, Mozart, Bach, Jimi Hendrix.

Il grande compositore italiano Gianni Ferrio, scrivendo le note di copertina del suo album “Tension”, ha definito il suo stile assolutamente nuovo e il suo timbro quello del “ragazzo millenote”. Mi spiega cosa intendeva Ferrio con questa definizione, e cosa la contraddistingue dagli altri sassofonisti jazz contemporanei?

Con Gianni Ferrio ho avuto modo di collaborare tanto, in studio di registrazione per colonne sonore come in televisione. Ci accumunava il grande rispetto verso la musica, lui aveva il mio stesso modo di ascoltarla, emozionandosi come un bambino. E' stata una grande perdita per la musica italiana. Nell’album “Tension” ho arrangiato e suonato temi jazz che venivano da film degli anni 60 di autori italiani, tra i brani scelti ce ne sono proprio due di Gianni Ferrio. Ho voluto fortemente che lui scrivesse le note di copertina, usò quindi quell'espressione “ragazzo millenote”, ma tutte giuste.

Lei ha suonato con i migliori musicisti del mondo e in teatri prestigiosi, alla Rai, negli auditorium, nei jazz club. Quali sono le situazioni e l'atmosfera che le danno più emozione, e quale pubblico?

Sicuramente il club permette di avere un contatto più ravvicinato con il pubblico, ma non ho una preferenza, ogni luogo ha una storia indipendente. Il pretesto è sempre lo stesso: far arrivare le proprie emozioni, attraverso la musica, alla gente.

Ho fatto spesso questa domanda a molti musicisti, e ognuno ha una risposta personalissima e originale: cosa vuol dire per lei essere “in a good mood”?

Non amo molto le espressioni americane inflazionate, preferisco parlare in italiano, se sono in Italia e sto suonando con musicisti italiani. Preferisco dire “sto bene”, a meno che non sia insieme a musicisti stranieri.

Domanda di rito e di buon auspicio: quali sono i suoi progetti imminenti e quali quelli a lunga scadenza?

Per scaramanzia non parlo mai di progetti che non ho realizzato ancora, mi piace parlare più di cose in corsa: usciranno a maggio due album dove ho partecipato, il primo è del vibrafonista americano Joe Locke “Love is a Pendulum” registrato a New York lo scorso aprile, e il nuovo progetto del contrabbassista compositore Paolo Damiani. Ho un duo con il pianista Enrico Pieranunzi, un quartetto con Luciano Biondini, Enzo Pietropaoli e Michele Rabbia, e due altri differenti quartetti. Il primo è quello con cui giro da qualche anno (Roberto Tarenzi, Dario Deidda e Marco Valeri), il secondo è appena nato con Alessandro Lanzoni, Luca Fattorini e Fabrizio Sferra. Con tutti questi progetti girerò nei prossimi mesi

E, come ci ha appena detto, “sta bene” con i musicisti del trio Urban Fabula, molto noti e amati dal pubblico messinese, che suoneranno con lui in questa partenza della nuova stagione di “Off in Jazz 2015” che si preannuncia, ancora una volta, suggestiva e coinvolgente. Seby Burgio, Alberto Fidone e Peppe Tringali, ormai apprezzati a livello nazionale ed internazionale, sono stati i finalisti del prestigioso “European Jazz Contest” vincendo negli ultimi anni numerosi premi prestigiosi confermandosi tra le eccellenze del jazz siciliano. Domenica 15 Marzo, sul palco del Centro Multiculturale Officina, ritroveremo la grande energia e la straordinaria esuberanza ricca di inventiva a cui ci ha abituato Seby Burgio, al piano, che entusiasma regolarmente il pubblico presente in sala, la solidità raffinata della ritmica di Fidone e Tringali, in sintesi perfetta e complice con l’irresistibile musica di Rosario Giuliani. Per info e prenotazioni : off.jazz@virgilio.it

Antonella Casuscelli

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