Sequestro di beni per 200mila euro a Sinagra, esattore del pizzo dei Bontempo Scavo

Sequestro di beni per 200mila euro a Sinagra, esattore del pizzo dei Bontempo Scavo

Veronica Crocitti

Sequestro di beni per 200mila euro a Sinagra, esattore del pizzo dei Bontempo Scavo

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giovedì 21 Novembre 2013 - 09:07

Il Nucleo Operativo dei carabinieri di Patti e del Comando di Sinagra sequestrano beni per 200mila euro a Giuseppe Sinagra, condannato definitivamente nel 2012 a scontare in carcere una pena di 5 anni. Sigilli per 11 terreni, 2 immobili ed un buono postale. Era l'esattore del pizzo della famiglia mafiosa brolese dei Bontempo Scavo.

Torna a far tremare l’operazione antimafia Icaro che il 29 novembre 2003 condusse all’arresto di 44 persone.

Maxi sequestro preventivo disposto per Giuseppe Sinagra, il 37enne che dal luglio 2012 si trova in carcere per scontare la sua condanna definitiva a 5 anni con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.

Sigilli per 11 terreni, 2 immobili ed un buono postale sono stati posti dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Patti, insieme al Comando della Stazione dei Carabinieri di Sinagra, per un valore complessivo di 200mila euro.

Le indagini economico-patrimoniali avevano rivelato una netta sproporzione tra i redditi dichiarati dal mafioso e i suoi effettivi beni patrimoniali. A finire nel mirino anche la madre, il padre ed il fratello, ritenuti i suoi prestanome.

All’epoca della maxi operazione del 2003, condotta dai Carabinieri del ROS di Messina, Giuseppe Sinagra fu accusato di essere il braccio operativo della famiglia mafiosa brolese dei Bontempo Scavo.

Nel marzo 2003 fu scoperto mentre si faceva consegnare il pizzo dal titolare di una nota concessionaria automobilistica di Patti.

Qualche mese dopo, il colpo netto con gli arresti di 44 persone, tra cui anche Carmelo, Rosario e Cesare Bontempo Scavo, nonchè i fratelli Vincenzino e Carmelo Mignacca, la cui latitanza è terminata poche settimane fa.

Allora, a svelare gli intrichi e le mappe dei clan fu la collaborazione del pentito Santo Lenzo che consentì, tra l’altro, di far luce su estorsioni, attentati ed anche 5 omicidi.

Nel 2012, poi, la Cassazione rese definitive le condanne per i Bontempo, i Mignacca, Sergio Antonino Carcione, Giuseppe Gullotti, Santo Lenzo, Carmelo Crinò, Alfio Cammareri, Giuseppe Condipodero Marchetta, Salvatore Giglia, Diego Antonio Ioppolo, Giuseppe Karra, Giovanni Pintabona e Maurizio Testini.

Veronica Crocitti

@VCrocitti

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