La storia (già scritta) dei debiti fuori bilancio bocciati dal Consiglio comunale

La storia (già scritta) dei debiti fuori bilancio bocciati dal Consiglio comunale

Danila La Torre

La storia (già scritta) dei debiti fuori bilancio bocciati dal Consiglio comunale

mercoledì 01 Ottobre 2014 - 22:04

Mettendo da parte le polemiche, vogliamo provare ad entrare nel merito dei debiti fuori bilancio, pari a 11,9 milioni di euro , inseriti nella delibera bocciata dall’Aula. Ecco come e quando sono sorti , nonostante i richiami dell’allora dirigente alle partecipate Cama, oggi ragioniere generale di Palazzo Zanca

Sui debiti fuori bilancio nei confronti dell’Ato3 si è consumata la prima vera frattura, per questioni di natura finanziaria, tra il Consiglio comunale e la Giunta Accorinti. Una frattura sancita formalmente anche dalla conferenza stampa di 7 consiglieri di area Pd (quelli che per un anno hanno contribuito, con i numeri, a far passare le delibere presentate dalla giunta) ed il comunicato stampa fuoco e fiamme firmato dal vice-sindaco ed assessore al bilancio Guido Signorino, che ha preso di mira soprattutto gli esponenti del partito democratico (vedi correlati) .

Mettendo da parte le polemiche, vogliamo provare ad entrare nel merito della delibera bocciata dall’Aula, che mirava a riconoscere debiti fuori bilancio nei confronti della società d’ambito pari a 11,9 milioni di euro. In questi giorni “tumultuosi”, tanto la giunta quanto il Consiglio comunale si sono soprattutto concentrati sulla finalità della delibera, vale a dire l’accesso al prestito previsto dal decreto legge 66/2014, e sulla tempistica tardiva con cui il provvedimento è stato sottoposto all’attenzione dell’Aula.

Poco o nulla è stato detto su come e quando sono sorti i debiti che i consiglieri comunali erano stati chiamati a riconoscere. Anche nella proposta presentata dall’amministrazione – nello specifico istruita da Antonio Le Donne nella qualità di direttore generale e non dal dirigente competente Domenico Signorelli, che si è rifiutato di predisporre l’atto – si fa riferimento ad una serie di fatture relative agli anni 2007-2009-2010 e 2011, ma non si specifica l’origine del debito che contribuisce ad appesantire il deficit di Palazzo Zanca.

C’è tuttavia un documento depositato agli atti della Commissione Bilancio che fa chiarezza, distinguendo i debiti anno per anno. Da questo documento si evince chiaramente che i debiti inseriti nella proposta di delibera cassata dal Consiglio Comunale si sono generati a causa della discrasia tra le somme previste nel Piano servizi dell’Ato e quelle iscritte nei bilanci comunali. Discrasia già evidente al momento della redazione dei documenti contabili, a cui non si è posto rimedio nonostante i continui richiami del Dipartimento Rapporti con le Aziende Partecipate .

Nel 2007, ad esempio, il Piano servizi Ato ammontava complessivamente ad oltre 42milioni di euro e lo stanziamento nel bilancio comunale 2007 era pari a circa 33milioni di euro, con una differenza di 9 milioni di euro che il Comune sapeva già allora di dover coprire. Rispetto al 2006 il costo del Piano Ato era tra l’altro aumentato di circa 3 milioni di euro. Un incremento su cui l’allora dirigente alle partecipate, Antonino Cama, oggi ragioniere generale del Comune (che ha espressoparere favorevole sulla delibera istruita da Le Donne), chiedeva conto e ragioni , invitando l’Ato – con tanto di lettere protocollate – a rimodulare il piano, riportandolo nel limite di 39,2 milioni di euro. Con un’altra nota, stavolta firmata insieme al commissario straordinario di Palazzo Zanca del tempo, Gaspare Sinatara, il dirigente Cama sollecitava l’Ato 3 non solo a rimodulare il piano, riportandolo a 39,2 milioni di euro, ma anche a limitare il piano a quei servizi di igiene ambientale strettamente indispensabili.

La musica non cambia negli anni 2009, 2010 e 2011, quando lo scranno più alto di Palazzo Zanca è occupato dal sindaco Giuseppe Buzzanca.

Nel 2010, il Piano servizi predisposto dall’Ato arriva addirittura, in una prima versione, a poco più di 47milioni di euro, scesi poi a 40 milioni di euro. Lo stanziamento in bilancio resta però di 33milioni di euro, con una differenza finale di 6,6 milioni di euro.

Già allora, il Dipartimento Rapporti con le Aziende Partecipate lanciava l’allarme, avvisando il sindaco e l’assessore alla Sanità e Ambiente (che ai tempi era in quota Pdl Elvira Amata, oggi consigliere comunale dei Dr) della «necessità di rimodulare i Pano industriale economico e finanziario della società d’ambito e la correlata perizia dei servizi con tutta urgenza , per la successiva approvazione da parte dell’assemblea dei soci, nei limiti delle disponibilità finanziarie del Comune di Messina (33,2milioni di euro), al fine di evitare l’insorgere di debiti fuori bilancio e, nel contempo, garantire la salubrità pubblica… Nessun maggiore importo – continuava la nota- può essere riconosciuto per l’anno 2009 oltre lo stanziamento di 33,2milioni di euro».

Nonostante il monito del Dipartimento Rapporti con le Aziende Partecipate, l’Assemblea dell’Ato- in cui il Comune di Messina siede come socio di maggioranza – approvava il Piano finanziario di quasi 43 milioni di euro. Il 20 aprile 2010 si era già conclamato, con regolare fattura, un debito fuori bilancio pari a 4,3 milioni di euro.

Nell’anno 2010, il film si ripete. Il piano Ato è di quasi 40, 2 milioni di euro e lo stanziamento nel bilancio comunale 2010 di poco meno di 36,5 milioni di euro, con una discrasia di 3,7 milioni di euro. Anche in questo caso la corrispondenza tra il Dipartimento Rapporti con le Aziende Partecipate e l’amministrazione è intensa. Con lettera del 22 novembre 2010, il dirigente alle partecipate, che è ancora Cama, scrive all’assessore al bilancio del tempo, Orazio Miloro, ed all’assessore all’ambiente Amata per segnalare il disallineamento tra il Piano finanziario Ato e il bilancio comunale, sottolineando come fosse necessario che il piano servizi venisse adeguato, «al fine di mantenere le condizioni di equilibrio economico-finanziario, in conformità alle direttive sul monitoraggio contabile formulate dall’Assessorato alle politiche finanziarie ».

In assenza di riposte, il Dipartimento scrive una nuova lettera il 3 dicembre 2010, invitando «il liquidatore Ato e gli assessori competenti a raccordarsi con l’assessore al ramo (sempre Elvira Amata ndr) al fine di adeguare, con l’urgenza del caso, il piano finanziario 2010 in conformità alle direttive e in ordine al mantenimento delle condizioni di equilibrio finanziario».

Gli appelli cadono nel vuoto e, nei mesi di dicembre 2010 ed aprile 2011, l’Ato3 emette tre fatture che hanno determinato un debito fuori bilancio complessivo per il 2010 di 3,7 milioni di euro.

Cambia l’anno ma il gap tra bilancio comunale e piano di servizi Ato non viene colmato. Nel 2011 il piano dei servizi Ato ammonta a 40,7 milioni di euro e le somme stanziate in bilancio sono al di sotto dei 39milioni di euro, con una differenza di 1,8 milioni di euro. Questa volta sono addirittura una decina le lettere con cui il Dipartimento Rapporti con le Aziende Partecipate, sempre guidato da Cama, sollecita formalmente il liquidatore dell’Ato3 e gli assessori competenti alle Politiche finanziarie ed alla Sanità ed Ambiente affinché i servizi siano resi e fatturati entro i limiti di spesa di 37milioni di euro. Venivano altresì espressamente invitati a ricondurre i servizi nei limiti di bilancio ed a convocare l’assemblea per rimodulare il Piano Finanziario.

Anche in questo caso nulla viene fatto ed il 29 marzo 2012 l’Ato emette una fattura di oltre 1,7 milioni di euro.

Fattura dopo fattura si è sviluppata la storia dei debiti fuori bilancio che il Consiglio comunale non ha voluto riconoscere. Una storia già scritta mentre i debiti “germogliavano” sotto gli occhi degli amministratori.

Danila La Torre

12 commenti

  1. ed ora aspettiamo i numeri di Mariedit ,lui è del mestiere.

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  2. ed ora aspettiamo i numeri di Mariedit ,lui è del mestiere.

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  3. Danila La Torre con il suo puntuale articolo rende giustizia a Guido Signorino, inchioda il Consiglio e la maggioranza del Partito democratico alle loro gravissime responsabilità, il PD fa gravare la lotta di puro potere al suo interno sulle spalle deboli della città, pagherà un prezzo pesantissimo alle prossime elezioni, siano esse politiche, regionali o comunali, destinato a sicura sconfitta, Renzi o non Renzi.

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  4. Danila La Torre con il suo puntuale articolo rende giustizia a Guido Signorino, inchioda il Consiglio e la maggioranza del Partito democratico alle loro gravissime responsabilità, il PD fa gravare la lotta di puro potere al suo interno sulle spalle deboli della città, pagherà un prezzo pesantissimo alle prossime elezioni, siano esse politiche, regionali o comunali, destinato a sicura sconfitta, Renzi o non Renzi.

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  5. Consiglieri del Pd ex forza italia ed ex Genovese ,giocano allo sfascio VERGOGNA.

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  6. Consiglieri del Pd ex forza italia ed ex Genovese ,giocano allo sfascio VERGOGNA.

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  7. tanto in galera non ci andrà mai nessuno, mentre un cittadino qualunque vi marcirebbe per molto meno

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  8. tanto in galera non ci andrà mai nessuno, mentre un cittadino qualunque vi marcirebbe per molto meno

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  9. Per mariedit. Non capisco perché l’articolo di La Torre rende giustizia a Signorino. Dal pezzo emergono gravi responsabilità dell’Ato e delle Giunte, responsabilità che sarebbero state sanate dall’approvazione della delibera da parte del Consiglio. Perché mai i Consiglieri avrebbero dovuto stendere un velo su quanto accaduto? Non credo proprio sia questo l’obiettivo di Signorino, al contrario lui dovrebbe essere ben lieto di fare in modo che si faccia chiarezza sulle possibili complicità che sono causa del probabile dissesto. Tirare avanti alla meno peggio, condannando i cittadini a 30 anni di sacrifici solo per evitare di andare a fondo sulle cause del disastro non mi sembra un obiettivo politicamente lodevole.

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  10. Per mariedit. Non capisco perché l’articolo di La Torre rende giustizia a Signorino. Dal pezzo emergono gravi responsabilità dell’Ato e delle Giunte, responsabilità che sarebbero state sanate dall’approvazione della delibera da parte del Consiglio. Perché mai i Consiglieri avrebbero dovuto stendere un velo su quanto accaduto? Non credo proprio sia questo l’obiettivo di Signorino, al contrario lui dovrebbe essere ben lieto di fare in modo che si faccia chiarezza sulle possibili complicità che sono causa del probabile dissesto. Tirare avanti alla meno peggio, condannando i cittadini a 30 anni di sacrifici solo per evitare di andare a fondo sulle cause del disastro non mi sembra un obiettivo politicamente lodevole.

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  11. mi permetto ricordarle che Mariedit scrive ed interpreta tutto dal suo punto di vista (può darsi che gli convenga cosi) .E’ il suo mestiere e ricorda tanto un certo totonno.

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  12. mi permetto ricordarle che Mariedit scrive ed interpreta tutto dal suo punto di vista (può darsi che gli convenga cosi) .E’ il suo mestiere e ricorda tanto un certo totonno.

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