Ipab Nicolaci Bonomo, i particolari del sequestro a Gangemi e le ombre del clan

Ipab Nicolaci Bonomo, i particolari del sequestro a Gangemi e le ombre del clan

Alessandra Serio

Ipab Nicolaci Bonomo, i particolari del sequestro a Gangemi e le ombre del clan

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mercoledì 13 Maggio 2015 - 22:05

Il ruolo del segretario e la storia della fondazione sui cui terreni scavano i carabinieri, sulle tracce dell'ennesimo cimitero di mafia.

E' il sessantenne barcellonese Mariano Gangemi il funzionario che ha subito il sequestro per equivalente di 138 mila euro disposto dalla magistratura del Longano nell'ambito dell'inchiesta sull'Ipab Nicolaci Bonomo. Cioè la fondazione – impossibile non sottolinearlo, a cui appartengono i terreni di Terme Vigliatore dove scavano le ruspe degli investigatori alla ricerca dei resti dell'ultimo cimitero di mafia indicato dai pentiti.

Nulla ha a che fare col clan l'operato del tesoriere del Comune di Milazzo, giá segretario e commissario dell'Ipab. A lui il pm Francesco Massara contesta l'essersi appropriato della somma, disponendo della gestione dei conti e del patrimonio immobiliare dell'ente, stimato in oltre 13 milioni di euro. Peculato il reato ipotizzato alla fine degli accertamenti della Guardia di Finanza sulle scritture contabili e gli altri documenti finanziari dell'Istituto Benefico. Beneficenza ne han trovata poca, alla Fondazione. Affari tanti, in qualche caso anche con personaggi poco chiari. Nei decenni scorsi a più riprese le vicende del potente clan barcellonese si sono mosse – letteralmente – sui terreni Ipab.

Andiamo con ordine. Non e' la prima volta che l'operato di Gangemi finisce sotto la lente della giustizia. La prima inchiesta delle fiamme gialle sull'Ipab partì nel 2009 e si concentro' su alcune alienazioni sospette. Negli stessi anni la Polizia mamertina contestó a Gangemi, ed all'ex commissario regionale Antonello Provenzano, il reato di falso ideologico, sempre per vicende legate alla gestione del patrimonio Ipab. Nel 2011 invece Gangemi finì sotto processo insieme all'ex presidente Rodolfo Fiumara, i due commissari regionali Antonino Protetto e Patrizio David, infine il professionista messinese Martino Russo. L'accusa: non aver versato i contributi ai lavoratori, per si più rimasti senza stipendi per due anni. Che fine fecero quei soldi destinati ai lavoratori? Si chiesero i finanzieri, che analizzarono anche gli affitti ai familiari del segretario.

In passato sull'Ipab Nicolaci Bonomo ha scritto una interrogazione parlamentare, datata 2011, il senatore Giuseppe Lumia, che ha sollevato molti dubbi sulle gestioni degli anni precedenti: l'effettiva gestione era affidata all'immarcescibile Gangemi, mentre presidente era stato l'avvocato Nello Cassata, figlio dell'ex procuratore generale Franco Cassata e commissario straordinario Piero Di Maggio.

Ad aver affittato i terreni Ipab sono stati negli anni '90 tanti nomi pesanti: il fratello del boss Mario Calderone, che vi realizzo' un ristorante. Prima di lui i terreni di Terme erano stati affittati alla moglie del boss ucciso Mimmo Tramontana. Proprio qui scavano in questi giorni le ruspe dei Ros dei Carabinieri, dopo che il pentito Nunziato Siracusa ha svelato, confermando le rivelazioni di Santo Gullo, che vi fu seppellito nel '93 Domenico Pelleriti, eliminato perché sospettato di aver rubato un mezzo d'opera ad un amico dei boss.

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