La Dia sequestra beni per 20 milioni ai barcellonesi Giovanni Rao e Giuseppe Isgrò

La Dia sequestra beni per 20 milioni ai barcellonesi Giovanni Rao e Giuseppe Isgrò

La Dia sequestra beni per 20 milioni ai barcellonesi Giovanni Rao e Giuseppe Isgrò

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martedì 29 Maggio 2012 - 07:32

Continua la lotta ai patrimoni mafiosi da parte della Procura di Messina. La Dia ha sequestrato beni per 20 milioni di euro al boss barcellonese Giovanni Rao ed al suo braccio destro Giuseppe Isgrò. Fra i beni sotto chiave anche quattro società che operavano nel settore dell'edilizia e del calcestruzzo.

Per dirla con le parole del Procuratore capo Guido Lo Forte: “C’è un sottile filo rosso che lega la mafia barcellonese dai primi anni ‘90 ai giorni nostri”. Un filo che unisce lo storico boss Giuseppe Gullotti, gli eredi Filippo e Giuseppe Barresi per arrivare a Giovanni Rao. Vent’anni di un potere mafioso che non ammette discussione. E quindi le imprese legate a Cosa Nostra imperversavano e si arricchivano lavorando senza concorrenza, si aggiudicavano appalti pubblici e privati, intimidendo i pochi imprenditori che si azzardavano a partecipare alle gare. Un vero e proprio sistema mafioso grazie al quale Giovanni Rao ed il suo uomo di fiducia Giuseppe Isgrò hanno realizzato un impero nel settore dell’edilizia e delle forniture di calcestruzzo. A svelare tutti i retroscena sono stati negli ultimi mesi i collaboratori di giustizia Carmelo Bisognano e Santo Gullo. Hanno raccontato agli inquirenti come riuscivano ad aggiudicarsi gli appalti in modo sistematico, ricorrendo a minacce ed intimidazione. Ora la DIA, su disposizione della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, ha sequestrato a Rao ed Isgrò beni per circa 20 milioni di euro. Il provvedimento è stato richiesto dal procuratore capo Guido Lo Forte e dal sostituto della Dda Vito Di Giorgio. Rao e Isgrò, attualmente detenuti in regime di 41 bis, sono stati arrestati nel giugno dell’anno scorso nell’operazione antimafia “Gotha”. Rao è considerato uno degli attuali capi della famiglia mafiosa barcellonese. Isgrò, invece, si occupava dell’amministrazione delle società della cosca operanti nel settore dell’edilizia e della produzione di calcestruzzo ed è conosciuto come “il ragioniere”. Le indagini della DIA hanno portato al sequestro di quattro società: la CEP, la ICEM, la AGECOP e la CPP che si occupano di forniture di calcestruzzo. Sfruttando capitali illeciti provenienti dalle estorsioni e la forza intimidatrice del clan si accaparravano commesse di rilievo. In particolare, hanno raccontato i pentiti riempiendo pagine e pagine di verbali, la CEP era sorta nel 1991 aggiudicandosi appalti per la realizzazione del raddoppio ferroviario Messina-Palermo e dei lotti dell’A20. Addirittura alcune imprese facevano parte dell’albo delle ditte di fiducia del Comune di Barcellona. Fra i beni sequestrati, oltre alle quattro società, sei immobili ubicati a Barcellona e Castroreale, un appezzamento di terreno, due motociclette e due auto fra cui una BMW X5 di proprietà di Isgrò. La maggior parte dei beni era intestata a congiunti dei due boss.

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