Progetto Museo Diffuso:tratti caratterizzanti di un museo non convenzionale

Progetto Museo Diffuso:tratti caratterizzanti di un museo non convenzionale

Giuseppe Giarrizzo

Progetto Museo Diffuso:tratti caratterizzanti di un museo non convenzionale

sabato 21 Aprile 2012 - 19:23

Venerdì e sabato 20 e 21 aprile l'architetto Fornasari ha incontrato la cittadinanza pattese per confrontarsi sul progetto di "museo diffuso" al quale sta lavorando per incarico dell'amministrazione comunale.

Tentare di spiegare il concetto di “museo diffuso” potrebbe risultare operazione non del tutto semplice. Ed in effetti non lo è, soprattutto se ti capita di doverlo fare in un ambiente dall’acustica pessima, senza il microfono e per di più di fronte ad una platea abituata ad immaginare un museo nella sua accezione “classica”. È quello che è accaduto venerdì 20 aprile all’architetto Fabio Fornasari, tornato a Patti, presso il complesso dell’ex Convento di San Francesco, per incontrare la cittadinanza, fare il punto della situazione sul progetto e raccogliere opinioni, critiche, suggerimenti su quanto fatto finora. Risolto in parte il problema dell’audio, resta lo scoglio più duro da affrontare: lo scetticismo di chi pensa ad un museo racchiuso nella staticità di quattro mura, luogo fisico entro cui raccogliere reperti, oggetti e manufatti che soddisfino l’unico senso predisposto a questo genere di esperienza: la vista.
Ma il tatto, l’udito, l’olfatto, il gusto? Per Fornasari l’esperienza multisensoriale diviene la chiave d’accesso al museo del futuro: un’esperienza in grado di permettere al visitatore l’immersione totale in una “sostanza museo” che si componga di tutti gli elementi e le tracce che il territorio è in grado di offrire. Non si spiegherebbe altrimenti lo studio ed il lavoro di ricerca svolto dall’architetto sul patrimonio culturale, materiale ed umano della città di Patti. Proprio così, perché è nell’intersezione tra le innumerevoli storie che compongono la sostanza biologica, geografica, storica, culturale ed artistica del territorio pattese che prende forma il concetto di museo diffuso elaborato da Fornasari. Al centro di tutto c’è Patti: un vulcano simbolico dal cui cratere fuoriescono gli elementi identitari che plasmeranno le sale del museo. Naturalmente ci sarà un centro museale, da individuare molto probabilmente in alcune sale dell’ex Convento San Francesco e del Palazzo Galvagno. Tuttavia la sinergia e l’interazione tra spazi espositivi e realtà esterna rappresentano il vero motore del progetto stesso: pensiamo, per esempio, ad una sala della biodiversità che si colleghi idealmente e tematicamente ad un “orto botanico contemporaneo” individuato tra i ruderi di un edificio distrutto dai bombardamenti del ’43, o alle testimonianze, ai racconti, agli aneddoti di tanti personaggi pattesi registrati e diffusi in “una stanza delle voci” che sia in grado di porre il visitatore di fronte ad una particolare esperienza sensoriale. Chiaramente ci sarà spazio per la ceramica e per gli elementi –Terra e Acqua – di cui si compone; ci sarà spazio per le Madri – Sante, Madonne, Regine – che hanno vegliato e vegliano sulla città; per i volti e i ritratti di questa terra, per le loro storie, per le forme di vita che ci circondano, per la cultura e l’arte sotto tutte le forme e attraverso tutte le personalità che hanno dato lustro al territorio.
Insomma, il progetto è ambizioso e necessità dell’apporto e dei suggerimenti di chi il territorio lo vive giornalmente. Proprio per questo Fornasari è rimasto al San Francesco per tutta la giornata di sabato 21 aprile, ad accogliere i pattesi e a confrontarsi con loro su quanto elaborato fino ad ora e su cosa predisporre per il futuro. Il prossimo passo consisterà nel confrontarsi con le tante realtà associative presenti sul territorio pattese, per poi iniziare pazientemente a ricomporre il puzzle. Quella di Fornasari e della città di Patti è davvero una bella scommessa e il “Laboratorio del museo diffuso”, ospitato al San Francesco tra il 20 e il 21 aprile, ha rappresentato l’avvio di un progetto culturale in cui l’amministrazione comunale di Patti ha dimostrato di credere tenacemente.
(Giuseppe Giarrizzo)

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