Offese Zaccone sul Manifesto: chiesto il processo per l'ex assessore Perna

Offese Zaccone sul Manifesto: chiesto il processo per l’ex assessore Perna

Rosaria Brancato

Offese Zaccone sul Manifesto: chiesto il processo per l’ex assessore Perna

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lunedì 22 Maggio 2017 - 15:05

Il procuratore del tribunale di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex assessore alla cultura Tonino Perna che il 13 maggio 2016 pubblicò un articolo contro il presidente del Collegio dei revisori sul Manifesto. Udienza il 7 luglio.

Su Il Manifesto del 13 maggio 2016 l’ormai ex assessore alla cultura Tonino Perna aveva teorizzato e diffuso su scala nazionale la tesi del “complotto antiaccorintiano” sul fronte bilanci, puntando il dito contro quello che a suo dire era il killer telecomandato dalla vecchia politica: l’ex presidente del Collegio dei revisori dei conti Dario Zaccone.

In realtà Perna tra i protagonisti del complotto metteva anche la Corte dei Conti, ma quell’articolo, dal quale nessuno della giunta tranne l’ex assessore Eller, prese mai le distanze, era un chiaro atto d’accusa “ad personam”.

Adesso Perna dovrà comparire in tribunale a Roma il prossimo 7 luglio. Il procuratore della Repubblica del Tribunale di Roma Attilio Pisani ha chiesto il rinvio a giudizio giudizio (insieme alla rappresentante legale del Manifesto) per aver offeso la reputazione professionale di Zaccone “affermando contrariamente al vero che il Collegio avrebbe per ben 7 volte espresso parere non favorevole al bilancio 2015 ed altro, sminuendo così la competenza professionale del presidente attraverso espressioni del tipo:lo capirebbe anche un bambino ma non avviene

I fatti risalgono allo scorso anno, ai giorni successivi all’ormai nota vicenda del pelo nell’uovo, frase utilizzata dall’ex assessore Eller (poche ore dopo la sua nomina) per contestare i rilievi da parte del Collegio dei revisori alla delibera del bilancio 2015 impantanata tra gli uffici e la sala giunta. In quelle ore prevalse la tesi del “complotto” ordito ai danni di un’amministrazione che negli anni non era riuscita a presentare un solo documento contabile nei tempi previsti, costretta quindi ad operare in regime di esercizio provvisorio.

L’ex assessore Perna (la cui delega andò a Daniela Ursino), che già in conferenza stampa si era lasciato andare a commenti bizzarri sulla Corte dei Conti, replicò con un lungo articolo d’accusa pubblicato dal Manifesto il 13 maggio.

Tra le altre cose si leggeva testualmente: “Messina è la tredicesima città italiana per abitanti, la terza città metropolitana della Sicilia, una città con una grande storia alle spalle che sta morendo a fuoco lento per via del Presidente del Collegio dei Revisori Conti, dottore Dario Zaccone, che da cinque mesi blocca la giunta Accorinti, impedendogli di approvare il bilancio previsionale 2015...».

Zaccone era quindi dipinto come Nerone, intento a “bruciare a fuoco lento” la città approfittando del ruolo di presidente dei revisori. Perna nell’articolo informava dapprima i lettori che Zaccone è «commercialista e consulente di alcune imprese che fanno capo all’impero di Francantonio Genovese… » sottolineando come nel periodo in cui Genovese era ai domiciliari, Zaccone « ha dimostrato di svolgere tranquillamente il suo mestiere». (leggi qui l'articolo)

Le cose, sempre secondo l’ex assessore alla cultura, sarebbero cambiate con il ritorno in scena di Genovese che avrebbe “telecomandato” Zaccone in modo tale da mettere i bastoni tra le ruote all’amministrazione sul fronte bilancio.

In realtà Zaccone aveva da tempo presentato le sue dimissioni da presidente, motivandole ampiamente, ma era stata la stessa giunta ad invitarlo a restare almeno fino alla fine dell’iter sul bilancio 2015.

Quanto alle accuse mosse da Perna ed al complotto antiaccorintiano i fatti hanno dimostrato come stavano andando davvero le cose. Lo stesso assessore Eller a fine anno si è dimesso, rendendosi conto che “il pelo nell’uovo” non era poi così tanto pelo e non era uno solo.

Nel frattempo Dario Zaccone, così come aveva annunciato a fine maggio 2016, ha deciso di adire alle vie legali: “Il disegno emerso sia da quanto emerso dalle conferenze stampa che dall’articolo di Perna è quello di condizionare le nostre decisioni. Ho querelato per diffamazione Perna, il Manifesto e quanto hanno postato su facebook con tanto di commenti quell’articolo”.

Un anno dopo è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per Perna.

Rosaria Brancato

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