Sogno di una notte di fine estate: Messina che diventa una città per restare

Sogno di una notte di fine estate: Messina che diventa una città per restare

Rosaria Brancato

Sogno di una notte di fine estate: Messina che diventa una città per restare

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domenica 24 Agosto 2014 - 06:19

Messina da troppo tempo è diventata una città di transito, un'anticameria, una portineria che rappresenta solo un passaggio per arrivare da un punto ad un altro. E, quel che è peggio, è che noi non facciamo niente per rendere questa "portineria" più elegante e dignitosa. Come sarebbe bello invece se lavorassimo tutti per trasformare Messina in una città per restare.

Ho scoperto che sono in aumento i matrimoni in agosto e mi sono chiesta perché. Esclusa da subito l’ipotesi che gli sposini detestino a tal punto parenti e amici da volerli sterminare costringendoli al supplizio di ore ed ore sotto il sole cocente, tasso di umidità al 100%, vestiti di tutto punto in Chiesa o al ristorante sognando la spiaggia di Torre Faro e una coca cola, mi sono chiesta perché non valga più il saggio proverbio “ad agosto non si sposa non si parte né si dà inizio all’arte”. E’ chiaro che la mia non è un’indagine sociologica, ma pura curiosità, e le risposte che ho avuto non equivalgono all’Enciclopedia Treccani, ma mi hanno fatta riflettere.

Molti degli sposi d’agosto lo fanno perché: o vivono in altre regioni per lavoro e quindi rientrano per una cerimonia che renda felici i parenti rimasti, oppure, se hanno la fortuna di lavorare qui è l’esercito dei parenti che ha trovato occupazione altrove e solo ad agosto rientrano al “paesello natio”. Entrambe le ipotesi dipendono dal fatto che se vuoi riunire la famiglia oggi a Messina puoi farlo solo ad agosto. Il resto dell’anno è una diaspora in giro per il mondo. Del resto è solo in estate che l’età media di questa città destinata a diventare “un Paese per vecchi” si abbassa notevolmente, con un esercito di figli che rientrano per le vacanze. E a settembre, quando saliranno su treni e aerei vedranno anche i loro fratelli minori seguire la stessa strada.

L’amara verità è che più passa il tempo più Messina diventa una città di passaggio, un’anticamera, una portineria, un luogo dove si transita ma non si resta.

Questo pensiero mi aveva agghiacciato due mesi fa, quando ho visto la terribile immagine di una bara bianca sul porto, all’arrivo dell’ennesima nave carica di migranti. Quella bara avrebbe ospitato un piccolino, un bimbetto morto annegato durante la traversata. Poi ci sono stati i funerali in piazza municipio, ma a me quella bara bianca ha suscitato un pensiero: quel bimbo resterà qui, ma la sua mamma, il suo papà, i fratelli, profughi venuti da chissà quale dolore e diretti verso chissà quale speranza, non potranno mai piangere sulla sua tomba. Già, perché nonostante quello che molti pensano questi profughi non restano a Messina. Noi siamo centro di accoglienza, chi viene qui, dalla Nigeria, Somalia, Eritrea, Siria, se ne va, ha già contatti altrove. Noi siamo solo terra di passaggio, peraltro neanche tanto accogliente. Sono rimasti 25 minori provenienti dall’Africa subsahariana e per motivi burocratici non si è data loro un’accoglienza decente, sono ancora in tendopoli. Se fosse per Clelia Marano li porterebbe tutti a casa sua, ma rischierebbe l’arresto in uno Stato dove la burocrazia fa ferite più profonde di una guerra. I migranti quindi, giunti qui, al massimo restano un mese. Vanno via e di noi a loro non resterà alcun ricordo se non il porto, la tendopoli, la gente che li caccia al semaforo o non li fa entrare nei supermercati. Non toglieranno mai il lavoro ai nostri figli per due motivi: primo perché se ne vanno, secondo, i nostri figli non vogliono fare quello che loro sono disposti a fare, dall’accudire gli anziani, al raccogliere i pomodori. L’unico che resterà, tranne qualche sporadico caso di mediatori culturali, è il corpicino nella bara bianca.

Poi questa cosa non l’ho scritta perché sapevo che avrei suscitato un vespaio di polemiche “e che ci fanno questi qui, e ci rubano il lavoro, e puzzano, e stanno ai semafori, e rubano, e stuprano etc etc”. In realtà è bizzarro, perché tra le notizie di cronaca nera che quotidianamente Veronica Crocitti scrive (e sono un’infinità), stupratori, pedofili, scippatori, rapinatori, sono tutti di nazionalità italiana. Quanto alla puzza, per quella bastano i rifiuti accatastati sotto casa, che fanno tanto “africa nera” e quindi non c’è alcun bisogno di andare ad odorare le persone.

Ma sto divagando, perché il concetto di base è che stiamo diventando un portone, uno di quei posti che uno neanche guarda quando passa perché gli serve solo per arrivare da un punto ad un altro.

Riflettevo questo anche nel vedere le reazioni dei camionisti sul cavalcavia quando Accorinti li fermava per l’ordinanza anti-tir. Quel che ha fatto infuriare l’Aias e i camionisti è l’aver scoperto che Messina non è una striscia di strada, uno zerbino che serve per arrivare all’autostrada, ma è una città, con persone, una storia, una cultura, un’anima, un paesaggio, beni architettonici-culturali-artistici. E abbiamo persino un sindaco che una mattina si alza per difendere il nostro diritto alla salute. Poi tutti hanno criticato il modo in cui Accorinti l’ha fatto, ma almeno l’ha fatto ed è questo che ha letteralmente sconvolto i camionisti: scoprire che non siamo un tappetino, ma una città pulsante con diritti e doveri, con vite umane da difendere. Io l’ho vista come una cosa simbolica, quella frase “lasciatemi passare, devo andare”, detta dagli autotrasportatori infastiditi, un po’ come se Messina fosse diventata un casello. Messina non è solo l’arancino che l’autotrasportatore o il ragazzo o l’emigrante che torna mangiano sulla nave. Messina è dentro la città. Nessuno guarda mai il portiere quando entra in un palazzo, noi stiamo diventando così, come quel portiere. Siamo persino scorbutici come quei portieri che hanno lavorato tutta la vita e ormai per loro è indifferente se entra Ali Baba e i 40 ladroni o Monica Bellucci nuda, neanche ci fanno caso e automaticamente indicano l’ascensore. Ma quel che è peggio è che ci stiamo abituando talmente tanto a questa condizione che neanche proviamo a rendere la portineria elegante, pulita, dignitosa.

Come sarebbe bello se un giorno dovessimo invece operare per fare di Messina una città per restare, se impegnassimo le nostre energie non per rendere più agevole il passaggio ai tir, ma se usassimo le nostre risorse per far restare la gente. Persino i turisti non restano. Saltano sui pullman e vanno Taormina, Tindari, Giardini. Come sarebbe bello se un giorno tutti i matrimoni (e anche le Unioni civili con tanto di registro) si potessero celebrare a gennaio o a settembre, quando vogliono gli sposi perché l’intera famiglia è accanto a loro sempre. Come sarebbe bello se anche gli extracomunitari restassero per contribuire ad una città europea ed accogliente. Ci sono interi paesini in Sicilia, rimasti vuoti a causa delle varie ondate di emigrazione, ripopolati grazie ai migranti. I bimbi vanno a scuola e i genitori lavorano e gli anziani rimasti non li scambiano per l’uomo nero o lo stupratore di turno. Hanno fatto rivivere Paesi morti.

Ma tanto è inutile pensarci, perché sta finendo agosto e sto vedendo già i figli delle mie amiche salutarli per partire e andare a Roma, Milano, Torino, e i miei amici con mogli tedesche, francesi, bergamasche tornare a casa loro. E io resto qui, in una città di transito, a guardare passare i camion diretti all’autostrada, a guardare il vai e vieni dei profughi e a invecchiare lamentandomi della spazzatura e dell’acqua che non c’è.

Rosaria Brancato

30 commenti

  1. Dott. Brancato, io sono un messinese a mezzo servizio.
    Anzi, come amo dire, ad un quarto di servizio.
    Solo per tre mesi l’anno vivo a Messina, vivendo, il resto dell’anno, a Milano e, quando posso, qualche settimana Nel Regno Unito, dove mio figlio lavora come ricercatore medico.
    Devo a iniziative editoriali come la vostra se continuo a restare informato sulle vicende, tristissime, in cui versa la mia disgraziata città di origine.
    Messina, dopo il terremoto, divenne terreno di conquista per tutti coloro che, attratti dalle possibilità offerte, invasero la città, mai integrandosi con essa, senza acquisire il senso di appartenenza ad un territorio, analogamente a quello che hanno fatto, in seguito, figli e nipoti.
    Sono quelli che, con orgoglio, i Messinesi chiamano “viddani”, conosciuti, universalmente come i buddaci.
    Gente senza attributi, che vegeta e che si vende al migliore offerente.
    Il migliore offerente, dopo tutta una serie di politici squallidi e ladroni, è accorinti, uomo onesto ma inconcludente.
    Non ruberebbe un centesimo, ma usurpa lo stipendio di sindaco, visto che in 15 mesi non ha fatto nulla per guadagnarselo.
    Confusionario, inconcludente, abilissimo venditore di fumo e di parole, ha dimostrato di essere totalmente incapace di governare una città che sapeva essere afflitta da problemi decennali, con una coscienza civica da ricostruire.
    Non ha fatto e non farà nulla.
    Messina è una città destinata a sparire.
    Sì, è vero a Messina c’è gente che sta bene, anzi benissimo.
    Ma per fare vivere una città non basta una esigua casta di eletti, bensì serve una massa di gente comune.
    Ma la gente comune va via, stanca di tutto ciò che la circonda: mancanza di lavoro, di pulizia fisica e morale, di menefottismo (perdoni la volgarità), che attanaglia la cittadinanza in una morsa soffocante e mortale.
    Io la mia decisione la presi anni fa.
    Non è affatto detto che continui ancora a tornare in riva allo stretto.
    Sono troppo abituato al vivere civile ed ogni anno è sempre più dura da sopportare.
    Dolorosamente, ma è una scelta che sento dovrò fare.
    George.

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  2. Dott. Brancato, io sono un messinese a mezzo servizio.
    Anzi, come amo dire, ad un quarto di servizio.
    Solo per tre mesi l’anno vivo a Messina, vivendo, il resto dell’anno, a Milano e, quando posso, qualche settimana Nel Regno Unito, dove mio figlio lavora come ricercatore medico.
    Devo a iniziative editoriali come la vostra se continuo a restare informato sulle vicende, tristissime, in cui versa la mia disgraziata città di origine.
    Messina, dopo il terremoto, divenne terreno di conquista per tutti coloro che, attratti dalle possibilità offerte, invasero la città, mai integrandosi con essa, senza acquisire il senso di appartenenza ad un territorio, analogamente a quello che hanno fatto, in seguito, figli e nipoti.
    Sono quelli che, con orgoglio, i Messinesi chiamano “viddani”, conosciuti, universalmente come i buddaci.
    Gente senza attributi, che vegeta e che si vende al migliore offerente.
    Il migliore offerente, dopo tutta una serie di politici squallidi e ladroni, è accorinti, uomo onesto ma inconcludente.
    Non ruberebbe un centesimo, ma usurpa lo stipendio di sindaco, visto che in 15 mesi non ha fatto nulla per guadagnarselo.
    Confusionario, inconcludente, abilissimo venditore di fumo e di parole, ha dimostrato di essere totalmente incapace di governare una città che sapeva essere afflitta da problemi decennali, con una coscienza civica da ricostruire.
    Non ha fatto e non farà nulla.
    Messina è una città destinata a sparire.
    Sì, è vero a Messina c’è gente che sta bene, anzi benissimo.
    Ma per fare vivere una città non basta una esigua casta di eletti, bensì serve una massa di gente comune.
    Ma la gente comune va via, stanca di tutto ciò che la circonda: mancanza di lavoro, di pulizia fisica e morale, di menefottismo (perdoni la volgarità), che attanaglia la cittadinanza in una morsa soffocante e mortale.
    Io la mia decisione la presi anni fa.
    Non è affatto detto che continui ancora a tornare in riva allo stretto.
    Sono troppo abituato al vivere civile ed ogni anno è sempre più dura da sopportare.
    Dolorosamente, ma è una scelta che sento dovrò fare.
    George.

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  3. Nicolò D'Agostino 24 Agosto 2014 09:55

    Mi trovo immerso nelle colline tra Pagliara e Mandanici e mi sto godendo gli ultimi sprazzi delle mie ferie. Osservo un meraviglioso paesaggio e leggo il Suo articolo. Da qualche giorno ho accompagnato 2 dei miei figli alla stazione ed all’aeroporto per raggiungere al Nord i luoghi di lavoro. Mi delizio di un venticello su una rupe a 500 metri di altezza e penso, penso… E ricordo che circa 20 anni addietro mi trovavo a Verona su un autobus. Chiedendo un’informazione all’autista, questi capendo che ero un meridionale si presentava come meridionale anche Lui è mi domandava: ” di dov’è Lei?”, “di Messina” gli rispondevo, “aaaah, di Messina! Lo sa che c’è una storiella che gira al Nord sui Messinesi? Sei fai una spedizione sulla Luna trovi 3 persone, un napoletano, un reggino ed un messinese. Tutti e tre emigranti”. Cioè, messinese, sinonimo di emigrante.
    Ma come possiamo scrollarci di dosso una tale “maledizione” ?
    Mi guardo intorno e vedo i Villaggi storici e quelli popolari nel degrado.
    Guardo il centro storico che boccheggia commercialmente, per mancanza di risorse economiche.
    Messina che muore di se stessa, Messina città chiusa.
    Ma è possibile non trovare un briciolo di Speranza in fondo al tunnel?
    Certo, la Speranza è una virtù che risiede nella Volontà, se il messinese ha la Volontà di farlo uscirà dal tunnel della propria consolidata identità.
    Uscire dal deserto dell’errante per approdare alla terra promessa che è la nostra realtà: Messina.
    Valorizzare il territorio di una realtà che non ha bellezze e clima pari al mondo.
    Valorizzare vuol dire dare senso a quel che calpestiamo.
    Abbiamo l’opportunità del turismo, applichiamolo. Oltre a liberare il water-front di Messina Sud, bisognerebbe liberare dalle strutture Messina Nord dalla passeggiata a Punta Faro. Qui non si tratta di averla con i Franza-Genovese, ma di dare respiro alla città. Di Franza nei vorrei centinaia per la città e non uno che condiziona lo sviluppo. Questo in maniera da trasformare tutte quelle casette in Bad and Breakfast, alberghetti, porticcioli turistici… Chi ha una bellezza del genere e vede passare le navi che passano da Noi?
    Ridiamo anima ai Villaggi storici dove l’agricoltura è stata abbandonata. Non dimentichiamo che uno dei motivi dei disastri delle “bombe d’acqua” è stata la mancanza di colture che fa scivolare a valle i terreni.
    Rinnoviamo la media e piccola industria, in particolare quella navale.
    Ma attenzione, finanziamenti a pioggia non c’è ne sono più per nessuno, solo oculati ed onesti (con tutti i limiti umani).
    Diamo concretezza alla fantasia, alla creatività e non aspettiamo il posto di precariato in quella o quell’altra amministrazione, per rivendicare il posto sicuro dopo aver “occupato” il servizio.
    Risorse, non c’è ne sono più e sono limitate alle potenzialità economiche della città che potrà mantenersi i servizi che può e non quelli che non può per fare debiti collettivi.
    Ed allora, chi accende la miccia dell’esplosione messinese… I mercanti sono stati cacciati dal Tempio… Ed uno strano profeta l’ha occupato… Che Dio c’è la mandi buona.
    Tutti gli uomini di buona volontà si riapproprino della città che gli è stata affidata dal momento in cui sono nati… Speriamo che ce ne siano tanti…
    Nella Genesi Dio affida all’uomo il creato… Ai messinesi Dio ha affidato Messina… Speriamo di esserne degni.

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  4. Nicolò D'Agostino 24 Agosto 2014 09:55

    Mi trovo immerso nelle colline tra Pagliara e Mandanici e mi sto godendo gli ultimi sprazzi delle mie ferie. Osservo un meraviglioso paesaggio e leggo il Suo articolo. Da qualche giorno ho accompagnato 2 dei miei figli alla stazione ed all’aeroporto per raggiungere al Nord i luoghi di lavoro. Mi delizio di un venticello su una rupe a 500 metri di altezza e penso, penso… E ricordo che circa 20 anni addietro mi trovavo a Verona su un autobus. Chiedendo un’informazione all’autista, questi capendo che ero un meridionale si presentava come meridionale anche Lui è mi domandava: ” di dov’è Lei?”, “di Messina” gli rispondevo, “aaaah, di Messina! Lo sa che c’è una storiella che gira al Nord sui Messinesi? Sei fai una spedizione sulla Luna trovi 3 persone, un napoletano, un reggino ed un messinese. Tutti e tre emigranti”. Cioè, messinese, sinonimo di emigrante.
    Ma come possiamo scrollarci di dosso una tale “maledizione” ?
    Mi guardo intorno e vedo i Villaggi storici e quelli popolari nel degrado.
    Guardo il centro storico che boccheggia commercialmente, per mancanza di risorse economiche.
    Messina che muore di se stessa, Messina città chiusa.
    Ma è possibile non trovare un briciolo di Speranza in fondo al tunnel?
    Certo, la Speranza è una virtù che risiede nella Volontà, se il messinese ha la Volontà di farlo uscirà dal tunnel della propria consolidata identità.
    Uscire dal deserto dell’errante per approdare alla terra promessa che è la nostra realtà: Messina.
    Valorizzare il territorio di una realtà che non ha bellezze e clima pari al mondo.
    Valorizzare vuol dire dare senso a quel che calpestiamo.
    Abbiamo l’opportunità del turismo, applichiamolo. Oltre a liberare il water-front di Messina Sud, bisognerebbe liberare dalle strutture Messina Nord dalla passeggiata a Punta Faro. Qui non si tratta di averla con i Franza-Genovese, ma di dare respiro alla città. Di Franza nei vorrei centinaia per la città e non uno che condiziona lo sviluppo. Questo in maniera da trasformare tutte quelle casette in Bad and Breakfast, alberghetti, porticcioli turistici… Chi ha una bellezza del genere e vede passare le navi che passano da Noi?
    Ridiamo anima ai Villaggi storici dove l’agricoltura è stata abbandonata. Non dimentichiamo che uno dei motivi dei disastri delle “bombe d’acqua” è stata la mancanza di colture che fa scivolare a valle i terreni.
    Rinnoviamo la media e piccola industria, in particolare quella navale.
    Ma attenzione, finanziamenti a pioggia non c’è ne sono più per nessuno, solo oculati ed onesti (con tutti i limiti umani).
    Diamo concretezza alla fantasia, alla creatività e non aspettiamo il posto di precariato in quella o quell’altra amministrazione, per rivendicare il posto sicuro dopo aver “occupato” il servizio.
    Risorse, non c’è ne sono più e sono limitate alle potenzialità economiche della città che potrà mantenersi i servizi che può e non quelli che non può per fare debiti collettivi.
    Ed allora, chi accende la miccia dell’esplosione messinese… I mercanti sono stati cacciati dal Tempio… Ed uno strano profeta l’ha occupato… Che Dio c’è la mandi buona.
    Tutti gli uomini di buona volontà si riapproprino della città che gli è stata affidata dal momento in cui sono nati… Speriamo che ce ne siano tanti…
    Nella Genesi Dio affida all’uomo il creato… Ai messinesi Dio ha affidato Messina… Speriamo di esserne degni.

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  5. Cara Rosaria, che Messina sia un luogo di passaggio, o come dici tu una portineria, ci può pure stare. Anche le portinerie come molte altra attività umane possono e devono avere la loro dignità riconosciuta. Quello che invece è sempre mancato a Messina ed ai Messinesi è la consapevolezza di essere anche altro. Nell’epoca pre-Accorinti nessuno dei governanti ci parlava mai di piste ciclabili, di differenziata, di città libera dai tir, di isola pedonale. Ora di queste cose se ne parla, ne parlano gli amministratori e se anche non funzionano (COME VORREBBERO I MESSINESI CHE FINO AD OGGI HANNO DATO CREDITO ALLA CLASSE POLITICA CHE ABBIAMO CONOSCIUTO) non è molto importante. L’importante è che se neparli, che ne parlino i nostri figli, che ci crescano i nostri nipoti. I torti della mia generazione e quella di mio padre non ci consentiranno di vedere una Messina per gente che resta ma forse, se continua a cambiare la mentalità della gente, Messina lo sarà per i nostri nipoti e da allora per sempre. Per adesso cerchiamo come possibile di rendere accogliente la portineria poi col tempo si vedrà. Io sono fiducioso…

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  6. Cara Rosaria, che Messina sia un luogo di passaggio, o come dici tu una portineria, ci può pure stare. Anche le portinerie come molte altra attività umane possono e devono avere la loro dignità riconosciuta. Quello che invece è sempre mancato a Messina ed ai Messinesi è la consapevolezza di essere anche altro. Nell’epoca pre-Accorinti nessuno dei governanti ci parlava mai di piste ciclabili, di differenziata, di città libera dai tir, di isola pedonale. Ora di queste cose se ne parla, ne parlano gli amministratori e se anche non funzionano (COME VORREBBERO I MESSINESI CHE FINO AD OGGI HANNO DATO CREDITO ALLA CLASSE POLITICA CHE ABBIAMO CONOSCIUTO) non è molto importante. L’importante è che se neparli, che ne parlino i nostri figli, che ci crescano i nostri nipoti. I torti della mia generazione e quella di mio padre non ci consentiranno di vedere una Messina per gente che resta ma forse, se continua a cambiare la mentalità della gente, Messina lo sarà per i nostri nipoti e da allora per sempre. Per adesso cerchiamo come possibile di rendere accogliente la portineria poi col tempo si vedrà. Io sono fiducioso…

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  7. Mi appassiona molto il tuo articolo. In una città potenzialmente stracolma di opportunità, vedere ancora oggi il disinteresse, la critica, il pregiudizio, mi crea un un enorme disagio. Anch’io sono messinese e da sempre penso di assistere a lamentele sterili e spesso ridicole che non approdano da nessuna parte. Fuggire da questa città non raramente ha il sapore di una conquistata salvezza, che rischia di ottundere la mente e fermare il cuore.
    Perché le nostre radici sono salde e affondano nella creatività, nello smisurato senso di amore di cui la gente siciliana è capace se si sa reinventare.
    Eppure queste sabbie mobili che da troppo tempo tentano di affondarci, possono essere contrastate, dalla nostra forza, dalla nostre variegate intelligenze, dal senso di pura onestà.
    Imparare a costruire collaborando, senza diffidenza né preconcetti, alla volta della realizzazione di un sogno condiviso, emergere nella bellezza, nella pulizia, riprogettare la nostra città andando incontro al futuro, pur nella diversità, ma soprattutto nel reciproco rispetto.
    Basta poco iniziamo a crederci e a restare per ricostruire.

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  8. Mi appassiona molto il tuo articolo. In una città potenzialmente stracolma di opportunità, vedere ancora oggi il disinteresse, la critica, il pregiudizio, mi crea un un enorme disagio. Anch’io sono messinese e da sempre penso di assistere a lamentele sterili e spesso ridicole che non approdano da nessuna parte. Fuggire da questa città non raramente ha il sapore di una conquistata salvezza, che rischia di ottundere la mente e fermare il cuore.
    Perché le nostre radici sono salde e affondano nella creatività, nello smisurato senso di amore di cui la gente siciliana è capace se si sa reinventare.
    Eppure queste sabbie mobili che da troppo tempo tentano di affondarci, possono essere contrastate, dalla nostra forza, dalla nostre variegate intelligenze, dal senso di pura onestà.
    Imparare a costruire collaborando, senza diffidenza né preconcetti, alla volta della realizzazione di un sogno condiviso, emergere nella bellezza, nella pulizia, riprogettare la nostra città andando incontro al futuro, pur nella diversità, ma soprattutto nel reciproco rispetto.
    Basta poco iniziamo a crederci e a restare per ricostruire.

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  9. Il materiale c’è’ ed abbondante….bisogna stoppare le depredazioni che hanno dissanguato la città nell’offerta di opportunità di lavoro. Sanita’, poste, ferrovie marina, distretto….ect..e..sfruttare lo Stretto…e le sue caratteristiche.
    Faccio un esempio il diporto….Siamo a centro del Mediterraneo i ricchi svizzeri, austriaci, nord italiani, belgi etc….amano girare il Mediterraneo ogni estate, possiedono barche, spesso notevoli che richiedono un discreto equipaggio….da arruolare nel porto di stabile stazionamento, anche l’officina per rimessaggio e manutenzione ed anche i tappezzieri e cantieri navali …..forniscono i loro servizi nel porto di stazionamento…una grande, enorme opportunità di lavoro, ma nella città più idonea per posizione al centro del Mediterraneo,….mancano i grandi approdi per il diporto, con i cantieri, le officine, rifornimenti, tappezzieri, ufficio impiego per il personale di bordo…..e t.etc…..manca un grande porto stabile, come in tutte le città di mare che seppur meno fortunate come posizione hanno pontili in grado di ospitare migliaia di barche anche di grossa stazza, con prezzi concorrenziali e servizi adeguati.Messina ha dei pontili galleggianti, un portucolo chiuso, una struttura minima…….
    Insufficiente anche per ospitare una frazione del solo diporto locale, quindi prezzi e servizi da monopolio…..e poca opportunita di lavoro per i messinesi che sono costretti ad offrire i loro servizi altrove….loro malgrado….

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  10. Il materiale c’è’ ed abbondante….bisogna stoppare le depredazioni che hanno dissanguato la città nell’offerta di opportunità di lavoro. Sanita’, poste, ferrovie marina, distretto….ect..e..sfruttare lo Stretto…e le sue caratteristiche.
    Faccio un esempio il diporto….Siamo a centro del Mediterraneo i ricchi svizzeri, austriaci, nord italiani, belgi etc….amano girare il Mediterraneo ogni estate, possiedono barche, spesso notevoli che richiedono un discreto equipaggio….da arruolare nel porto di stabile stazionamento, anche l’officina per rimessaggio e manutenzione ed anche i tappezzieri e cantieri navali …..forniscono i loro servizi nel porto di stazionamento…una grande, enorme opportunità di lavoro, ma nella città più idonea per posizione al centro del Mediterraneo,….mancano i grandi approdi per il diporto, con i cantieri, le officine, rifornimenti, tappezzieri, ufficio impiego per il personale di bordo…..e t.etc…..manca un grande porto stabile, come in tutte le città di mare che seppur meno fortunate come posizione hanno pontili in grado di ospitare migliaia di barche anche di grossa stazza, con prezzi concorrenziali e servizi adeguati.Messina ha dei pontili galleggianti, un portucolo chiuso, una struttura minima…….
    Insufficiente anche per ospitare una frazione del solo diporto locale, quindi prezzi e servizi da monopolio…..e poca opportunita di lavoro per i messinesi che sono costretti ad offrire i loro servizi altrove….loro malgrado….

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  11. far rimanere i turisti in Citta’..?
    Certamente…..
    basta ripresentare l’orrore di una passeggiata a mare….
    ripulita dopo giorni 5..dal ferragosto…
    alias…turisti e vacanzieri..che per 5 giorni..
    hanno…appunto..passeggiato..in mezzo alla monnezza..
    quindi..il suo articolo…che c….ci azzecca..?
    Concordo totalmente..con il Sig.George..

    p.s. lamentarsi..per i rifiuti e l’acqua…
    non si tratta di lamentarsi..ma di una constatazione di fatto..anche se oggi l’Assessore(?)..Ialacqua..ha dichiarato di avere pazienza..che stanno lavorando e che forse..a fine anno..si vedranno i frutti del loro lavoro..
    insomma quello che hanno detto sempre..i predecessori di Accorinti & Company…
    dovete..cittadini..avere pazienza…
    mah………………………………………….

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  12. far rimanere i turisti in Citta’..?
    Certamente…..
    basta ripresentare l’orrore di una passeggiata a mare….
    ripulita dopo giorni 5..dal ferragosto…
    alias…turisti e vacanzieri..che per 5 giorni..
    hanno…appunto..passeggiato..in mezzo alla monnezza..
    quindi..il suo articolo…che c….ci azzecca..?
    Concordo totalmente..con il Sig.George..

    p.s. lamentarsi..per i rifiuti e l’acqua…
    non si tratta di lamentarsi..ma di una constatazione di fatto..anche se oggi l’Assessore(?)..Ialacqua..ha dichiarato di avere pazienza..che stanno lavorando e che forse..a fine anno..si vedranno i frutti del loro lavoro..
    insomma quello che hanno detto sempre..i predecessori di Accorinti & Company…
    dovete..cittadini..avere pazienza…
    mah………………………………………….

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  13. L’editoriale domenicale della nostra Rosaria BRANCATO merita i versi celebrativi dedicati alle donne del risorgimento messinese, coraggiose,bellicose,sempre in prima fila a ricostruire la Urbs Messana.
    Deh com’egli è gran pietate
    delle donne di Messina
    veggendole scapigliate
    portando pietre e calcina.
    Iddio gli dia briga e travaglio
    a chi Messina vuol guastare.
    Da oggi in poi farò mio l’ultimo verso,lo trovo più efficace del nostro MALANOVA.Cari concittadini facciamo di Messina una città che si disisola,che tenda a non isolarsi.So bene che i montanari dei Nebrodi,giunti insieme ai calabresi dopo il terremoto,non furono all’altezza della borghesia attiva,creativa,moderna della Urbs Messana,quella che fece della nostra città la più avanzata città siciliana.Questa estranea borghesia del dopo terremoto generò una economia che MANGIA SE STESSA,e oggi non c’è quasi più niente da mangiare.Rosaria BRANCATO usa la metafora della PORTINERIA,io preferisco quella del CASELLO AUTOSTRADALE,e in quel casello abbiamo perduto il senso della comunità,dello stare insieme,non esiste più la città,esiste un territorio alla mercè,non andremo molto lontano se non ricostruiamo la Urbs. Messina non è siciliana,infatti gli autotrasportatori del catanese Richichi,prima di Renato ACCORINTI,pensavano a Messina come una strada di passaggio,un CASELLO,ma un vero messinese,coraggioso e bellicoso come i nostri AVI,li ha convinti rudemente e a mani nude del contrario,gli sono bastati pochi giorni.Messina che non esiste può essere fatta,non è più un porto,non è più industria,non è più commercio,quindi non è una realtà,non ha una sua natura,ma anche l’educazione non è una cosa già fatta,ma un processo di realizzazione,un cambiamento continuo,ecco perchè il sognatore concreto Renato ACCORINTI,l’unico che possa liberare Messina e salvarla dal baratro,ha coniato quel motto pieno di speranza, CAMBIAMO MESSINA DAL BASSO.Le vocazioni di Messina non sono presunte QUALITA’ INNATE,che sono state cancellata per sempre,è comprendere le nostre possibilità,quelle che si proiettino nel futuro,qualcosa di totalmente inventato,ma sulla base delle tradizioni distrutte,quindi il MARE e la TERRA,quella rimasta intatta intorno ai nostri villaggi.La mia non deve sembrarvi una utopia,perchè questa deriva da una riflessione spietatamente realistica,Messina è una città sempre più isola,bisogna che ne facciamo una Urbs che si disisola.Chi come me ha i figli e i nipoti lontanissimi,lo saranno per sempre,deve essere in prima fila,deve fare l’impossibile per fermare la fuga dei nostri giovani,per fare della Urbs Messana un “paese per vecchi e per giovani”,che sorridenti si tengono per mano.

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  14. L’editoriale domenicale della nostra Rosaria BRANCATO merita i versi celebrativi dedicati alle donne del risorgimento messinese, coraggiose,bellicose,sempre in prima fila a ricostruire la Urbs Messana.
    Deh com’egli è gran pietate
    delle donne di Messina
    veggendole scapigliate
    portando pietre e calcina.
    Iddio gli dia briga e travaglio
    a chi Messina vuol guastare.
    Da oggi in poi farò mio l’ultimo verso,lo trovo più efficace del nostro MALANOVA.Cari concittadini facciamo di Messina una città che si disisola,che tenda a non isolarsi.So bene che i montanari dei Nebrodi,giunti insieme ai calabresi dopo il terremoto,non furono all’altezza della borghesia attiva,creativa,moderna della Urbs Messana,quella che fece della nostra città la più avanzata città siciliana.Questa estranea borghesia del dopo terremoto generò una economia che MANGIA SE STESSA,e oggi non c’è quasi più niente da mangiare.Rosaria BRANCATO usa la metafora della PORTINERIA,io preferisco quella del CASELLO AUTOSTRADALE,e in quel casello abbiamo perduto il senso della comunità,dello stare insieme,non esiste più la città,esiste un territorio alla mercè,non andremo molto lontano se non ricostruiamo la Urbs. Messina non è siciliana,infatti gli autotrasportatori del catanese Richichi,prima di Renato ACCORINTI,pensavano a Messina come una strada di passaggio,un CASELLO,ma un vero messinese,coraggioso e bellicoso come i nostri AVI,li ha convinti rudemente e a mani nude del contrario,gli sono bastati pochi giorni.Messina che non esiste può essere fatta,non è più un porto,non è più industria,non è più commercio,quindi non è una realtà,non ha una sua natura,ma anche l’educazione non è una cosa già fatta,ma un processo di realizzazione,un cambiamento continuo,ecco perchè il sognatore concreto Renato ACCORINTI,l’unico che possa liberare Messina e salvarla dal baratro,ha coniato quel motto pieno di speranza, CAMBIAMO MESSINA DAL BASSO.Le vocazioni di Messina non sono presunte QUALITA’ INNATE,che sono state cancellata per sempre,è comprendere le nostre possibilità,quelle che si proiettino nel futuro,qualcosa di totalmente inventato,ma sulla base delle tradizioni distrutte,quindi il MARE e la TERRA,quella rimasta intatta intorno ai nostri villaggi.La mia non deve sembrarvi una utopia,perchè questa deriva da una riflessione spietatamente realistica,Messina è una città sempre più isola,bisogna che ne facciamo una Urbs che si disisola.Chi come me ha i figli e i nipoti lontanissimi,lo saranno per sempre,deve essere in prima fila,deve fare l’impossibile per fermare la fuga dei nostri giovani,per fare della Urbs Messana un “paese per vecchi e per giovani”,che sorridenti si tengono per mano.

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  15. Giovanni Drogo 24 Agosto 2014 18:51

    Come si può pensare che il povero sindaco possa cambiare la città in un anno o due? Un sindaco che non ha nemmeno la maggioranza del proprio partito.
    Messina è una classica città meridionale in cui serpeggia la corruzione, la compiacenza, l’illegalità. Vorrei vedere chiunque a cambiare le cose, a far funzionare in un anno gli apparati delle amministrazioni, incancrenite dal malgoverno e dal malcostume.
    Tutte le accuse che gli si muovono sono senza senso logico. Tutti bravi a parlare.
    Accorinti è l’unica cosa buona che potesse succedere a Messina perchè cambi qualcosa in questa città. Bisogna cambiare la testa dei Messinesi. Educarli fin da bambini alla legalità.
    Quanto sia poco quello che può fare lo dimostra il fatto che sia dovuto andare di persona a bloccare i TIR. Ma figuriamoci in quale altro posto civilizzato!
    Ma una cosa grande lui la fa! Lui da l’esempio, è persona onesta che vuole rendere Messina una città migliore. Tutti dovrebbero prendere esempio da lui per fare di Messina una città migliore.
    Messina non risorgerà o ci vorranno molti anni, e solo se diverrà una città in cui regna la legalità, in cui la mentalità dei cittadini sia volta a custodire il bene pubblico e l’azione delle amministrazioni sia volta far rispettare tutte le leggi, tutte.
    Altrimenti nessun investitore sarà mai tanto folle da rischiare danaro in realtà inadeguate a tutelare i propri interessi, e saranno sempre i soliti noti a costruire qualche centro commerciale in più o esiguo porticciolo turistico ed a mantenere lo “status quo” che consente loro di avere il monopolio nel loro settore.
    Per cambiare Messina ci vorrebbe un Accorinti a capo di ogni amministrazione ed a capo di ogni quartiere, in ogni angolo di strada e non mi riferisco certo al suo modo spartano di presentarsi, che è solo un provocatorio segno di coerenza e di integrità, ma al suo elevato senso di giustizia e di onestà.
    Chi scrive è uno che da 15 anni torna solo in agosto e che sogna, in questa notte di fine estate, che Messina diventi una città per restare.

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  16. Giovanni Drogo 24 Agosto 2014 18:51

    Come si può pensare che il povero sindaco possa cambiare la città in un anno o due? Un sindaco che non ha nemmeno la maggioranza del proprio partito.
    Messina è una classica città meridionale in cui serpeggia la corruzione, la compiacenza, l’illegalità. Vorrei vedere chiunque a cambiare le cose, a far funzionare in un anno gli apparati delle amministrazioni, incancrenite dal malgoverno e dal malcostume.
    Tutte le accuse che gli si muovono sono senza senso logico. Tutti bravi a parlare.
    Accorinti è l’unica cosa buona che potesse succedere a Messina perchè cambi qualcosa in questa città. Bisogna cambiare la testa dei Messinesi. Educarli fin da bambini alla legalità.
    Quanto sia poco quello che può fare lo dimostra il fatto che sia dovuto andare di persona a bloccare i TIR. Ma figuriamoci in quale altro posto civilizzato!
    Ma una cosa grande lui la fa! Lui da l’esempio, è persona onesta che vuole rendere Messina una città migliore. Tutti dovrebbero prendere esempio da lui per fare di Messina una città migliore.
    Messina non risorgerà o ci vorranno molti anni, e solo se diverrà una città in cui regna la legalità, in cui la mentalità dei cittadini sia volta a custodire il bene pubblico e l’azione delle amministrazioni sia volta far rispettare tutte le leggi, tutte.
    Altrimenti nessun investitore sarà mai tanto folle da rischiare danaro in realtà inadeguate a tutelare i propri interessi, e saranno sempre i soliti noti a costruire qualche centro commerciale in più o esiguo porticciolo turistico ed a mantenere lo “status quo” che consente loro di avere il monopolio nel loro settore.
    Per cambiare Messina ci vorrebbe un Accorinti a capo di ogni amministrazione ed a capo di ogni quartiere, in ogni angolo di strada e non mi riferisco certo al suo modo spartano di presentarsi, che è solo un provocatorio segno di coerenza e di integrità, ma al suo elevato senso di giustizia e di onestà.
    Chi scrive è uno che da 15 anni torna solo in agosto e che sogna, in questa notte di fine estate, che Messina diventi una città per restare.

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  17. puzza di bruciato 24 Agosto 2014 21:54

    Io da anni sogno una Messina nella quale ritornano tutti coloro che sono scappati per trovare un po’ di pane. Da anni sogno questi concittadini ke rientrano portandoci la loro esperienza il loro coraggio e il loro entusiasmo
    Noi da soli non ce la faremo mai… So ke quando questo succederà, per problemi anagrafici, non ci sarò.. Ma i sogni sn dei deterrenti terapeutaici ke ti aiutano a non rimanere con le mano in mano quando dei farabutti vogliono cancellare la tua identità…

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  18. puzza di bruciato 24 Agosto 2014 21:54

    Io da anni sogno una Messina nella quale ritornano tutti coloro che sono scappati per trovare un po’ di pane. Da anni sogno questi concittadini ke rientrano portandoci la loro esperienza il loro coraggio e il loro entusiasmo
    Noi da soli non ce la faremo mai… So ke quando questo succederà, per problemi anagrafici, non ci sarò.. Ma i sogni sn dei deterrenti terapeutaici ke ti aiutano a non rimanere con le mano in mano quando dei farabutti vogliono cancellare la tua identità…

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  19. ciao rosaria articolo perfetto,però non è vero che non si fa nulla per rendere questa portineria “elegante e dignitosa” io qualcosa faccio e non stare a guardare a passare i camion diretti all’autostrada, chiediti cosa puoi fare. io credo che puoi fare tantissimo ed aiutarmi

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  20. ciao rosaria articolo perfetto,però non è vero che non si fa nulla per rendere questa portineria “elegante e dignitosa” io qualcosa faccio e non stare a guardare a passare i camion diretti all’autostrada, chiediti cosa puoi fare. io credo che puoi fare tantissimo ed aiutarmi

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  21. Sono lieto di vedere che c’è chi la pensa come me.
    Sono d’accordo con tutto quanto scritto da Lei,e la ringrazio per essersi espresso.
    Mi da conforto mi creda.

    Salvatore

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  22. Sono lieto di vedere che c’è chi la pensa come me.
    Sono d’accordo con tutto quanto scritto da Lei,e la ringrazio per essersi espresso.
    Mi da conforto mi creda.

    Salvatore

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  23. Non me ne voglia, Sig. George,
    Ma Lei, fra le variegate categorie dei messinesi che compendia in buddaci : viddani, zzaurdi, giustroti, cammaroti ecc….., appartiene alla categoria di quelli che, per scelta di vita (rispettabilissima) e’ andato via portando con se affetti, ricordi e, certamente con nipoti. Ma, la prego, non porti via la NOSTRA SPERANZA. Quello è un problema ed una battaglia di chi resta! Non ci aiuterà certamente Lei, con il suo disfattismo e con la sua permanenza part-time. Ho considerato “rispettabile” la scelta di andar via però , adesso, non deve, per giustificare e dar forza alla scelta fatta in tempi andati, buttar fango su tutti e tutto. La filosofia tanto “peggio” tanto “meglio” appartiene alla sua categoria; i Suoi giudizi sulla attuale amministrazione, sempre sferzanti, ironici e distruttivi nonché, a Suo dire, il malaffare e le complicità delle passate amministrazioni, farebbero parte della stessa “pasta”, ovvero non c’è speranza!! Tranne…….tranne che Messina fosse dotata di personaggi illuminati che non appartengono, appunto, agli attuali residenti. Mannaia mannaia, come diciamo noi messinesi, e chi putimu fari?
    Caro Signor George, la prego, ci lasci combattere le nostre battaglie e, se ci riesce, porti rispetto! Oppure devo pensare che il virus della “buddaciagine”, quello davvero virulento, Lei lo abbia portato con se, nel Nord Italia, e ne appare ancora gravemente affetto.

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  24. Non me ne voglia, Sig. George,
    Ma Lei, fra le variegate categorie dei messinesi che compendia in buddaci : viddani, zzaurdi, giustroti, cammaroti ecc….., appartiene alla categoria di quelli che, per scelta di vita (rispettabilissima) e’ andato via portando con se affetti, ricordi e, certamente con nipoti. Ma, la prego, non porti via la NOSTRA SPERANZA. Quello è un problema ed una battaglia di chi resta! Non ci aiuterà certamente Lei, con il suo disfattismo e con la sua permanenza part-time. Ho considerato “rispettabile” la scelta di andar via però , adesso, non deve, per giustificare e dar forza alla scelta fatta in tempi andati, buttar fango su tutti e tutto. La filosofia tanto “peggio” tanto “meglio” appartiene alla sua categoria; i Suoi giudizi sulla attuale amministrazione, sempre sferzanti, ironici e distruttivi nonché, a Suo dire, il malaffare e le complicità delle passate amministrazioni, farebbero parte della stessa “pasta”, ovvero non c’è speranza!! Tranne…….tranne che Messina fosse dotata di personaggi illuminati che non appartengono, appunto, agli attuali residenti. Mannaia mannaia, come diciamo noi messinesi, e chi putimu fari?
    Caro Signor George, la prego, ci lasci combattere le nostre battaglie e, se ci riesce, porti rispetto! Oppure devo pensare che il virus della “buddaciagine”, quello davvero virulento, Lei lo abbia portato con se, nel Nord Italia, e ne appare ancora gravemente affetto.

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  25. Inutile assegnare colpe a nessuno: a Messina ed al sud più in generale manca il senso civico, ci ho provato in tanti modi ma adesso, dopo oltre mezzo secolo, ho deciso vado via per tornare sempre meno.

    Non è sicuramente vigliaccheria visto che vado via da vincente e non da perdente ma un bravo giocatore di poker deve sapere quando passare anche se ha il punto in mano.

    Potremmo elencare migliaia di cose che si potrebbero fare a Messina, a me viene sempre da pensare allo sfruttamento dei laghi di Ganzirri con il pedalò, da altre parti ci vivono famiglie intere. Ma la nostra cultura che in passato pensavo fosse quella del “non fare” perché si fatica e stata surclassata dalla più subdola cultura del “non far fare”: io non faccio ma non lo deve fare nessuno.

    Scusatemi ma io a tutto questo non ci sto e vado agli antipodi dell’Italia dove c’è tutto quello che i messinesi perbene agognano, non hanno certo bisogno di un “guru” per sapere di cosa abbisognano. Intanto contribuirò pagando le mie tasse a Messina dove per forza di cose manterrò la mia residenza più di questo non posso fare per una città che ha deciso di essere questa.

    Concordo poi che i portieri devono avere la loro dignità ma, aggiungo io, solo se quel posto se lo sono sudato, ed a Messina non è così…

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  26. Inutile assegnare colpe a nessuno: a Messina ed al sud più in generale manca il senso civico, ci ho provato in tanti modi ma adesso, dopo oltre mezzo secolo, ho deciso vado via per tornare sempre meno.

    Non è sicuramente vigliaccheria visto che vado via da vincente e non da perdente ma un bravo giocatore di poker deve sapere quando passare anche se ha il punto in mano.

    Potremmo elencare migliaia di cose che si potrebbero fare a Messina, a me viene sempre da pensare allo sfruttamento dei laghi di Ganzirri con il pedalò, da altre parti ci vivono famiglie intere. Ma la nostra cultura che in passato pensavo fosse quella del “non fare” perché si fatica e stata surclassata dalla più subdola cultura del “non far fare”: io non faccio ma non lo deve fare nessuno.

    Scusatemi ma io a tutto questo non ci sto e vado agli antipodi dell’Italia dove c’è tutto quello che i messinesi perbene agognano, non hanno certo bisogno di un “guru” per sapere di cosa abbisognano. Intanto contribuirò pagando le mie tasse a Messina dove per forza di cose manterrò la mia residenza più di questo non posso fare per una città che ha deciso di essere questa.

    Concordo poi che i portieri devono avere la loro dignità ma, aggiungo io, solo se quel posto se lo sono sudato, ed a Messina non è così…

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  27. Egregio,
    stabiliamo alcuni punti fermi, con la speranza che mi possa leggere..
    1°) Se sono adato via è stato perchè, per lavorare, allora come adesso, bisognava mettere sotto i piedi la propria dignità ed asservirsi ai potenti di turno. Ed io non ho inteso farlo, nè allora nè oggi.
    2°) Con le mie critiche all’attuale amministrazione (ma anche a quelle precedenti e La invito, in proposito, a rileggersi i miei interventi passati) non intendo dare forza ad una scelta che, stante la situazione in cui avete precipitato Messina anche per il voto di quelli come Lei, rifarei non una, ma un milione di volte.
    3°)Le sue osservazioni piccate sui viddani mi convincono che Lei è parte integrante di questa schiera e di ciò noto che ne è orgoglioso. Beato Lei!
    4°)Per capire la differenza tra gli amministratori recenti e quelli passati, dia uno sguardo su Facebook a com’era Messina negli anni 40 e 50. Guardi lo slargo di fronte alla Villa Mazzini come era curato, un vero giardino all’italiana. Guardi le foto di Piazza Fulci. Guardi com’era la Passeggiata a mare, ristoro estivo per i Messinesi che non avevano la casa di villeggiatura, come si usava dire all’epoca. Spariti i veri messinesi, vennero avanti, nel migliore dei casi, gli abitanti di quelle frazioni che, ancor’oggi, quando devono andare a piazza Cairoli o sul Viale sono soliti dire “Vado a Messina”. E questo è tutto dire.
    5à) Circa il punto finale, non mi abbasso al suo squallore, che mette in mostra per corroborare il nulla dei suoi sproloqui. Lei crede che l’offesa La rafforzi, ma ignora che, in realtà, La squalifica. Niente di più e niente di meno di quello che ritengono i viddani buddaci.
    Si tenga il suo sindaco e non dia colpe a chi non ne ha.
    Non vada in cerca dell’asino.
    Ci è seduto sopra.
    George.

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  28. Egregio,
    stabiliamo alcuni punti fermi, con la speranza che mi possa leggere..
    1°) Se sono adato via è stato perchè, per lavorare, allora come adesso, bisognava mettere sotto i piedi la propria dignità ed asservirsi ai potenti di turno. Ed io non ho inteso farlo, nè allora nè oggi.
    2°) Con le mie critiche all’attuale amministrazione (ma anche a quelle precedenti e La invito, in proposito, a rileggersi i miei interventi passati) non intendo dare forza ad una scelta che, stante la situazione in cui avete precipitato Messina anche per il voto di quelli come Lei, rifarei non una, ma un milione di volte.
    3°)Le sue osservazioni piccate sui viddani mi convincono che Lei è parte integrante di questa schiera e di ciò noto che ne è orgoglioso. Beato Lei!
    4°)Per capire la differenza tra gli amministratori recenti e quelli passati, dia uno sguardo su Facebook a com’era Messina negli anni 40 e 50. Guardi lo slargo di fronte alla Villa Mazzini come era curato, un vero giardino all’italiana. Guardi le foto di Piazza Fulci. Guardi com’era la Passeggiata a mare, ristoro estivo per i Messinesi che non avevano la casa di villeggiatura, come si usava dire all’epoca. Spariti i veri messinesi, vennero avanti, nel migliore dei casi, gli abitanti di quelle frazioni che, ancor’oggi, quando devono andare a piazza Cairoli o sul Viale sono soliti dire “Vado a Messina”. E questo è tutto dire.
    5à) Circa il punto finale, non mi abbasso al suo squallore, che mette in mostra per corroborare il nulla dei suoi sproloqui. Lei crede che l’offesa La rafforzi, ma ignora che, in realtà, La squalifica. Niente di più e niente di meno di quello che ritengono i viddani buddaci.
    Si tenga il suo sindaco e non dia colpe a chi non ne ha.
    Non vada in cerca dell’asino.
    Ci è seduto sopra.
    George.

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  29. Ahimè, signor George, ho fatto centro. La sua piccata reazione ne è una prova evidente. Rilegga la mia nota , non ho criticato la sua scelta di lasciare Messina per motivi di lavoro o altri che siano, motivi che ho definito rispettabili, bensì la sua tambureggiante vocazione al dileggio ed alla critica sterile. Lei crede davvero che la sua Messina sia peggiorata perché le poche persone perbene che la popolavano sono andate via? Lei crede davvero che questa condizione che lei descrive stia determinando lo sfascio? Ma perché non vende tutto e conserva solo le cartoline degli anni 50 di questa città ? Ma davvero vorrebbe dare ad intendere che la bad people si sia diffusa solo adesso? Guardi che lo sfascio e’ figlio del falso benessere dei suoi tempi e della ricerca parossistica del consenso, che hanno regalato questa città , con la palese complicità della DC , del PLI, del MSI e delle persone “perbene” cui lei si riferisce, agli “imprenditori” che hanno cementificato mare e colline, rada S. Francesco e quant’altro necessitasse per sterilizzare le potenziali vocazioni di sviluppo della città. I signori “so tutto io”, hanno invaso la Padania, ed oggi, sputano, da vicino e da lontano, sui posti che ancora ospitano le loro vacanze, votano lega, hanno imparato a non sporcare a terra, quando fuori, ma qui da noi riprendono le vecchie abitudini. Frequentare i lidi e le spiaggia per comprendere cosa dico. Parlano tutti col ne’, un improbabile milanese, screditano le cattive abitudini della gente del Sud, si strafogato di arancini e granite e focaccia, sporcano e chiamano i figli Jessi a e Ruben. Lei no, signor George?

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  30. Ahimè, signor George, ho fatto centro. La sua piccata reazione ne è una prova evidente. Rilegga la mia nota , non ho criticato la sua scelta di lasciare Messina per motivi di lavoro o altri che siano, motivi che ho definito rispettabili, bensì la sua tambureggiante vocazione al dileggio ed alla critica sterile. Lei crede davvero che la sua Messina sia peggiorata perché le poche persone perbene che la popolavano sono andate via? Lei crede davvero che questa condizione che lei descrive stia determinando lo sfascio? Ma perché non vende tutto e conserva solo le cartoline degli anni 50 di questa città ? Ma davvero vorrebbe dare ad intendere che la bad people si sia diffusa solo adesso? Guardi che lo sfascio e’ figlio del falso benessere dei suoi tempi e della ricerca parossistica del consenso, che hanno regalato questa città , con la palese complicità della DC , del PLI, del MSI e delle persone “perbene” cui lei si riferisce, agli “imprenditori” che hanno cementificato mare e colline, rada S. Francesco e quant’altro necessitasse per sterilizzare le potenziali vocazioni di sviluppo della città. I signori “so tutto io”, hanno invaso la Padania, ed oggi, sputano, da vicino e da lontano, sui posti che ancora ospitano le loro vacanze, votano lega, hanno imparato a non sporcare a terra, quando fuori, ma qui da noi riprendono le vecchie abitudini. Frequentare i lidi e le spiaggia per comprendere cosa dico. Parlano tutti col ne’, un improbabile milanese, screditano le cattive abitudini della gente del Sud, si strafogato di arancini e granite e focaccia, sporcano e chiamano i figli Jessi a e Ruben. Lei no, signor George?

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