Paolo Ferrero, la crisi e il suo «manuale di autodifesa popolare»

Paolo Ferrero, la crisi e il suo «manuale di autodifesa popolare»

Paolo Ferrero, la crisi e il suo «manuale di autodifesa popolare»

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lunedì 24 Settembre 2012 - 20:14

L’ex ministro del governo Prodi, oggi segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, ha presentato lunedì 24 a Messina il suo libro “Pigs! La crisi spiegata a tutti” scritto nel tentativo di demistificare i luoghi comuni sulla crisi. Il dibattito è stato anche l’occasione per dare il via alla campagna elettorale della sinistra messinese: presenti i candidati all’Ars Luigi Sturniolo e Gaetano Santagati.

Nella confusa situazione attuale in cui la descrizione delle dinamiche economiche compiuta dai maggiori mezzi di comunicazione tende a banalizzare ogni concetto, senza però renderlo davvero chiaro e accessibile a tutti, il libro di Paolo Ferrero, “Pigs! La crisi spiegata a tutti” (DeriveApprodi, pp. 216, Luglio 2012), prova a spiegare, in modo semplice, i meccanismi e le responsabilità dell’attuale crisi economico finanziaria. Il già ministro della solidarietà sociale del secondo governo Prodi e oggi segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, lo ha presentato lunedì 24 al Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca in un incontro che ha anche fornito altre due opportunità, quella di intessere, più in generale, un comune dibattito sulla crisi economica e quella di dare il via alla campagna elettorale in vista del voto regionale del 28 Ottobre. Sono infatti intervenuti anche Luigi Sturniolo e Gaetano Santagati, candidati del movimento per Claudio Fava Presidente all’Ars. Ma veniamo al libro. ‘Pigs’, in inglese, letteralmente “maiali”, è l’acronimo, che la stampa internazionale e i cosiddetti “mercati” hanno attribuito a Portogallo, Italia, Grecia e Spagna. Un modo di condannare, pregiudizialmente, i paesi del sud dell’Unione Europea non in linea con il pensiero unico neoliberista. Ed è proprio la tendenza neoliberista del resto che viene vista come causa principale della crisi in cui versa l’Europa e che viene però proposta dai più come soluzione. La maggioranza delle persone –sostiene Ferrero– ha accettato infatti, senza alcuna forma di protesta, che alla politica si sostituisse il tecnocraticismo del governo Monti e che i numeri dell’economia virtuale prendessero il posto di quella reale e del pubblico dibattito. Così che la crisi economica è prima di tutto crisi politica. Di quella politica che non è stata capace di arginare il problema quando era ancora agli esordi e, all’avvicinarsi della catastrofe, percependo come imminente questa sorta di «diluvio universale», ha abdicato, secondo Ferrero, al suo principale ruolo. Così la nostra vita, il nostro futuro e quello dei nostri figli sono stati lasciati nelle mani di “tecnici” e «apprendisti stregoni che si comportano come i medici medievali: sostenendo di curare la malattia, uccidono il paziente».

Tutte le scelte del governo sono state indirizzate a «ridare fiducia ai mercati» ma, nella sostanza, hanno impoverito il paese. «Le politiche di Monti sono andate nella riduzione di quei diritti che faticosamente sono stati conquistati, nella precarizzazione del lavoro, nella diminuzione del welfare». E i partiti? Sono come azzittiti di fronte a questa «condizione necessaria» e il parlamento ha ceduto la sua sovranità alla finanza. Del resto anche la gente, dicevamo, appare a Ferrero arrabbiata sui singoli provvedimenti del governo ma, non riuscendo a padroneggiare il linguaggio della materia e a conoscerne le vere cause, accetta tutto come il male minore. La stessa comunicazione pubblica sembrerebbe seguire questa strada: ammissione del peccato, pentimento a cui deve seguire una giusta espiazione da effettuare attraverso un duro ma doveroso digiuno. Come a dire che dopo il Carnevale segue sempre la Quaresima.

La crisi viene presentata come qualcosa di oggettivo a cui non c’è soluzione altra se non quella prospettata dalla linea Monti che, però, valuta tutto in chiave economica. Che descrive e misura la realtà con lo spread, cioè l’indice di differenza tra i buoni del tesoro italiani e quelli tedeschi, che, non è un caso, scende ogni qualvolta vengono tagliate le risorse pubbliche (cioè quelle che lo Stato dovrebbe investire nel sociale, nella scuola e nella sanità). Ferrero è convinto che questo non sia un parametro di valutazione corretto.

Questo libro prova, con un linguaggio elementare, senza usare termini incomprensibili, a spiegare cosa ci sta succedendo davvero: le origini della crisi, «le balle che ci raccontano», come fare a uscirne. Prova insomma a leggere con occhi diversi l’economia finanziaria che, facendosi simile sempre di più ad un giallo, ha bisogno ogni giorno di chiavi di lettura diverse. È un libro che confida nel fatto che gli schemi di gioco delle squadre di calcio siano più complicati dell'economia. Se tutti discutono con competenza dei primi, potranno capire anche la seconda. Ed evitare di delegare a "tecnici" la gestione della loro vita. Per rendere meno attuale la riflessione di Don Milani che Ferrero cita all’inizio del libro: «L’operaio conosce 100 parole, il padrone 1000. Per questo lui è il padrone.» (CLAUDIO STAITI)

FOTO DI DINO STURIALE

Paolo Ferrero è nato a Pomaretto (To) nel 1960. Operario e poi cassaintegrato Fiat, valdese, obiettore di coscienza, è stato segretario nazionale della Federazione Giovanile Evangelica Valdese. Ha ricoperto ruoli di direzione politica in Cgil e Democrazia proletaria. È stato ministro della Solidarietà sociale del secondo governo Prodi e oggi è segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista.

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