Santoro: “Spostiamo il problema dal luogo all’uomo. Serve autocoscienza e responsabilità”

Santoro: “Spostiamo il problema dal luogo all’uomo. Serve autocoscienza e responsabilità”

Eleonora Corace

Santoro: “Spostiamo il problema dal luogo all’uomo. Serve autocoscienza e responsabilità”

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sabato 22 Novembre 2014 - 23:06

L’ingegnere capo del Genio Civile, Leonardo Santoro, in occasione del convegno “Antropologia dei rischi” – organizzato dal Lions Club di Messina – ha parlato dei rischi del dissesto idrogeologico spostando l’attenzione dagli aspetti tecnici per puntare il dito sulle responsabilità dei cittadini e la necessaria presa di coscienza delle problematiche e dei pericoli

Prevenire il rischio idrogeologico, non solo con mirati interventi tecnici e politiche di salvaguardia del territorio, ma inculcando l’anticorpo della responsabilità e della consapevolezza anche nei singoli cittadini. E’ questo l’auspicio e insieme il principio pedagogico che l’ingegnere capo del Genio Civile di Messina, Leonardo Santoro, vuole veicolare attraverso il lavoro e l’impegno quotidiano. “Quello che voglio è spostare per una volta il problema del dissesto idrogeologico e dei rischi connessi dal luogo all’uomo” – dichiara Santoro – “ Dall’aspetto tecnico a quello culturale. L’abusivismo e il clima spesso sono alibi che nascondono una mancanza di attenzione e responsabilità da parte non solo delle istituzioni, ma anche degli stessi cittadini”.

Un’occasione per spostare l’ottica di una problematica tanto importante nell’amministrazione dei comuni e nella vita dei singoli come quella della fragilità dei territori – spesso stuprati da politiche edilizie deleterie – è stata offerta all’ingegnere Santoro dal convegno organizzato dal Lions Club di Messina avente come oggetto “L’Antropologia dei rischi”. Al convegno, oltre Santoro, hanno preso parte anche lo stesso presidente dei Lions, Giuseppe Costantino, insieme a Gerolamo Barletta, Elena Mirenda,Antonio Rizzo, Giuseppe Scamporrino, Elena Santagati. “

L’alibi culturale che spesso adottiamo – spiega Santoro – è quello del cemento buono e del cemento cattivo, ossia che il cemento è sempre buono quando serve alle esigenze personali. Da qui si generano una serie di luoghi comuni che servono ad esorcizzare la paura ed ha giustificare situazioni altrimenti ingiustificabili”. Santoro fa un elenco delle autogiustificazioni più tipiche che la maggior parte della popolazione tende a darsi per far finta di non vedere i pericoli che la circondano. Il primo e più classico è quello dell’ esorcizzare la paura. Si tende inoltre a farsi facilmente condizionare ed influenzare dalle opinioni altrui. In questa categoria rientrano gli atteggiamenti molto comuni delle autorassicurazioni – ad esempio: ho una casa in collina e mi consolo con il panorama – e delle false credenze – come quella che sostiene che gli edifici antichi siano più sicuri avendo mura più spesse. Buona parte dell’approccio dei cittadini rispetto simili problematiche, però, è ancora dettato dall’incoscienza. Non si prendono mai nella giusta considerazione gli incendi poiché vige, ad esempio, la falsa credenza che la vegetazione brucata ricresce senza problemi. Tipica è anche l’incoscienza di chi, in occasione del matrimonio di una figlia o di un figlio, costruisce appartamenti nel più selvaggio abusivismo.

Un capitolo a parte è rappresentato dalle “rassicurazioni colpevoli” da parte dello stesso costruttore e del progettista. Inoltre, se gli uffici approvano un progetto allora automaticamente si crede di essere al sicuro. Sfatando tutti questi luoghi comuni e false credenze applicate sia in buona che cattiva fede, si arriva alla conclusione della necessità di una giusta consapevolezza, che porta a determinati principi da applicare sempre e in ogni circostanza. Secondo l’analisi del capo del Genio Civile, dunque, se non si vuole un futuro di macerie ma di consapevolezza e di solidarietà, ogni cittadino deve assumersi la responsabilità del mondo che ha intorno, senza abbandonarsi a facili giustificazioni ed alibi. Che spesso si chiudano gli occhi di fronte l’evidenza pur di giustificare i propri interessi fu già Stuart Mill nel suo Saggio sulla libertà a dirlo. Il mal costume culturale viene da lontano, forse direttamente da una inclinazione all’autorassicurazione profondamente inscritta nella natura umana. I risultati, però, sono sotto gli occhi di tutti e sbaglia chi crede che le tragedie che in questi mesi hanno colpito il Nord Italia non possano ripetersi anche da noi.

“Se l’attenzione dal 2009 è maggiore rispetto a determinate problematiche – commenta Santoro – un altro luogo comune è quello, veicolato dai media, che in questi giorni ripete la maggiore sicurezza di una città come Messina, rispetto, ad esempio, a Genova. Quello che io auspico è una maggiore indipendenza della coscienza e maggiore attenzione. Una indipendenza di pensiero che deve essere sviluppata anche rispetto ai media, che spesso sono maestri nello sviare l’attenzione da quelle che sono le problematiche più urgenti. Bisogna creare autocoscienza”.

Eleonora Corace

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