Si punta al concordato per evitare il fallimento, ma servono i soldi. E la MessinaServizi?

Si punta al concordato per evitare il fallimento, ma servono i soldi. E la MessinaServizi?

Francesca Stornante

Si punta al concordato per evitare il fallimento, ma servono i soldi. E la MessinaServizi?

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venerdì 27 Gennaio 2017 - 00:29

Acceso e lungo confronto in commissione Bilancio tra consiglieri, assessori, liquidatore di Messinambiente e avvocati che seguono il caso. Chiariti alcuni aspetti salienti: la nuova società è compatibile con un concordato che tra l'altro bloccherebbe il fallimento. Ma non si può giocare la carta del Piano di riequilibrio, serve un'altra copertura finanziaria.

Adesso tocca davvero al consiglio comunale. In un clima ancora carico di tensioni e incertezze, tra una mozione di sfiducia da portare in aula, dietrofront e riflessioni, un servizio da garantire insieme al lavoro di oltre 500 persone, una procedura di fallimento avviata dal Tribunale, il consiglio comunale adesso sarà chiamato a decidere se costituire la Messina Servizi Bene Comune. La tanto discussa delibera è stata approvata dalla I commissione Bilancio dopo tre ore fittissime di domande e risposte, di confronto serrato tra i consiglieri, gli assessori Daniele Ialacqua e Luca Eller Vainicher, il segretario generale Antonio Le Donne, il liquidatore di Messinambiente Giovanni Calabrò e gli avvocati Marcello Parrinello e Paolo Vermiglio che stanno seguendo il caso che da settimane tiene sulle spine Palazzo Zanca e non solo. A seguire con attenzione i lavori c’erano i dipendenti di Messinambiente, ma non gli operatori abituati alle lotte e alle proteste: c’erano gli amministrativi della società, coloro i quali lavorano negli uffici e leggono nelle carte come stanno le cose. Una presenza significativa, segnale che evidentemente la situazione è davvero preoccupante.

Alla fine a votare in aula erano solo in cinque, tre di loro hanno deciso che l’atto è pronto per approdare in consiglio, quindi adesso servirà decidere. E si dovrà fare al più presto. E’ questo ciò che è emerso a chiare lettere durante un dibattito che è servito quantomeno a chiarire alcuni dei punti che fino ad oggi erano ancora dei grandi interrogativi. Si è fatta parzialmente luce su quella che è la strategia che amministrazione e Messinambiente stanno provando a seguire in vista di quel fatidico 8 febbraio. Restano molte perplessità sulle prossime mosse, ci sono aspetti finanziari che non sono ancora stati definiti e sui quali invece i consiglieri comunali esigono assoluta chiarezza. Una certezza assoluta è che se il Tribunale dovesse dichiarare il fallimento di Messinambiente per i rifiuti sarebbe davvero un caos. Secondo quanto previsto dal decreto 175 della Legge Madia il Comune non potrebbe creare nuove società per i prossimi 5 anni, né acquisire o mantenere partecipazioni in società che gestisono gli stessi servizi di quella dichiarata fallita. Quindi significherebbe che Palazzo Zanca dovrebbe rinunciare alla gestione dei rifiuti, esternalizzando il servizio. E a quel punto cosa accadrebbe? Un’ipotesi che lavoratori e amministrazione Accorinti vogliono scongiurare a tutti i costi.

Innanzitutto è stato finalmente detto in modo chiaro che Messinambiente e i legali stanno lavorando per presentarsi all’udienza dell’8 febbraio con un concordato fallimentare ma sarà l’amministrazione ad avere l’ultima parola perché servirà un sostegno economico senza il quale un piano concordatario sarebbe impresentabile. In pratica Messinambiente si presenterà davanti al giudice con un piano che la impegnerà nei confronti dei creditori, dunque dovrà essere in grado di rispettare gli impegni che eventualmente si assumerà.

Abbiamo convocato l’assemblea dei soci per il 31 gennaio e ci aspettiamo che l’amministrazione formalizzi l’impegno per la copertura finanziaria del concordato preventivo” ha dichiarato Calabrò che ancora una volta senza peli sulla lingua ha richiamato tutti alle proprie responsabilità: “C'è il momento delle parole e il momento dei fatti. Ho preso degli impegni e continuerò a portarli avanti perché ho sposato il progetto dell'amministrazione, mi aspetto che tutti facciano allo stesso modo”. Calabrò ha anche tirato in ballo l’ormai famigerata transazione con Ato3, che negli annunci è pronta da almeno due anni ma sulla quale invece non è mai arrivata la parla fine. “Non ci possiamo prendere in giro. Abbiamo soldi nel piano di riequilibrio, abbiamo una transazione che fa riferimento al piano di riequilibrio e un'istanza di fallimento a cui rispondere con atti concreti per dimostrare che abbiamo la disponibilità economica che serve”.

E’ stato l’avvocato Parrinello, rispondendo al fuoco di domande delle consigliere Antonella Russo e Daniela Faranda, a dire come stanno le cose. Domande sulla sostenibilità finanziaria, sulla compatibilità di un concordato fallimentare e della concomitante creazione di una società, sui tempi da rispettare. Ovviamente tenendo in considerazione che non tutto può essere svelato prima del prossimo 8 febbraio perché Messinambiente dovrà presentarsi in Tribunale e qualsiasi mossa sbagliata adesso potrebbe pregiudicare il lavoro. “La nuova società è compatibile con il concordato, ma è importante farla il prima possibile. Il concordato si regge se il banco ha i soldi. Su questo abbiamo tanto insistito con l'amministrazione perché serve una soluzione economica accettabile da proporre ai creditori a prescindere dal Piano riequilibrio. Il Piano di riequilibrio non è la strada. L’ipotesi concordataria blocca l'istanza di fallimento. Stiamo lavorando per evitare in maniera radicale ogni ipotesi di fallimento anche per non incappare nella Legge Madia. Rimane poi il passaggio dell'affidamento: vi chiedo di far presto e per bene. Prima portiamo a casa questi risultati e meglio è per tutti”.

Dunque la copertura finanziaria non si cercherà nel Piano di riequilibrio. Dove si prenderanno i soldi necessari? Domanda su cui hanno insistito i consiglieri Franco Mondello e Mariella Perrone. A questo quesito una risposta chiara dall’amministrazione non è arrivata perché, come hanno spiegato Eller e Le Donne si tratta di un’analisi che si sta compiendo in questi giorni. Ma, come ha ribadito l’avvocato Vermiglio il nodo cruciale è proprio questo: “Il problema è che Messinambiente per sostenere queste iniziative ha bisogno di provviste finanziarie: che arrivino dalla transazione o da altro dipende dall'amministrazione. È il momento di avere risposte perché non ci possiamo presentare in Tribunale con promesse ma con atti amministrativi e contabili che certificano che la società andrà a onorare gli impegni che si assume”.

L’assessore Ialacqua ha ammesso la difficoltà del momento, non risparmiando attacchi verso chi ha gestito in passato: “Abbiamo chiarito che non c'è incompatibilità tra le due società, che l'amministrazione vuole evitare il fallimento, che il concordato blocca il fallimento. Stiamo tentando di risolvere un problema che non abbiamo creato noi. 60 milioni di debito di M essinambiente e 500 milioni di debiti del Comune non li abbiamo accumulati noi. Oggi ragioniamo su soluzioni non facili, ci muoviamo in un percorso a ostacoli. La provvista finanziaria è oggettivamente la questione più importante”.

Argomentazioni che hanno convinto qualcuno, come Carlo Cantali, a dichiarare di essere pronto a sostenere il progetto di una nuova società per il bene dei servizi e dei lavoratori, ma che allo stesso modo hanno portato per esempio Peppuccio Santalco a dire chiaramente che non parteciperà alla creazione di un nuovo mostro che rischia di nascere già senza alcuna speranza o prospettiva.

Insomma, il clima resta incandescente ma il dibattito adesso si sposta tutto in aula. Saranno i consiglieri comunali a decidere le sorti del servizio rifiuti. Non dimenticando ovviamente che non tutto si decide a Palazzo Zanca perché una partita difficilissima si giocherà in Tribunale.

Francesca Stornante

10 commenti

  1. L’unico come sempre ad avere le idee chiare su futuro e gestione di Messinambiente era Ciacci, che aveva imposto già a suo tempo una linea dura ma necessaria (100 esuberi). Fu attaccato spropositatamente dai consiglieri, deriso dalla stampa, aggredito dai dipendenti ed in ultimo abbandonato dall’amministrazione.
    Questa società adesso deve fallire per il bene di Messina, che ha bisogno di una rifondazione totale e profonda.
    Nuova dirigenza nuove assunzioni e soprattutto concorsi.
    M.A. è marcia.

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  2. L’unico come sempre ad avere le idee chiare su futuro e gestione di Messinambiente era Ciacci, che aveva imposto già a suo tempo una linea dura ma necessaria (100 esuberi). Fu attaccato spropositatamente dai consiglieri, deriso dalla stampa, aggredito dai dipendenti ed in ultimo abbandonato dall’amministrazione.
    Questa società adesso deve fallire per il bene di Messina, che ha bisogno di una rifondazione totale e profonda.
    Nuova dirigenza nuove assunzioni e soprattutto concorsi.
    M.A. è marcia.

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  3. grazie all’avvento dei Nuovi Stili di Vita la Messa si canta anche senza soldi

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  4. grazie all’avvento dei Nuovi Stili di Vita la Messa si canta anche senza soldi

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  5. SoloPerTeMessina 27 Gennaio 2017 09:33

    Messina deve essere rifondata, ad ogni livello politico e sociale.
    Messinesi, vi state compiangendo come miserabili.
    Miserabili e ignoranti, e scansafatiche

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  6. SoloPerTeMessina 27 Gennaio 2017 09:33

    Messina deve essere rifondata, ad ogni livello politico e sociale.
    Messinesi, vi state compiangendo come miserabili.
    Miserabili e ignoranti, e scansafatiche

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  7. Antonio Torrecamonica 27 Gennaio 2017 11:40

    E’ andata sempre così, MessinAmbiente è fallita da anni ma non può fallire e non la faranno fallire neanche questa volta e non c’entrano quellichec’eranoprima quellichecisonoora o quellichecisarannodopo, c’entriamo tutti nella nostra incapacità di realizzare una città diversa, perché per realizzarla dovremmo rinunciare a qualcosa, rischiare veramente qualcosa!

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  8. Antonio Torrecamonica 27 Gennaio 2017 11:40

    E’ andata sempre così, MessinAmbiente è fallita da anni ma non può fallire e non la faranno fallire neanche questa volta e non c’entrano quellichec’eranoprima quellichecisonoora o quellichecisarannodopo, c’entriamo tutti nella nostra incapacità di realizzare una città diversa, perché per realizzarla dovremmo rinunciare a qualcosa, rischiare veramente qualcosa!

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  9. niotri semu cà ed i picciuli aunni sunnu?

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  10. niotri semu cà ed i picciuli aunni sunnu?

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