Lotta alle infiltrazioni mafiose negli appalti. La ricetta del Codacons

Lotta alle infiltrazioni mafiose negli appalti. La ricetta del Codacons

Lotta alle infiltrazioni mafiose negli appalti. La ricetta del Codacons

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venerdì 31 Maggio 2013 - 08:53

Il Codacons si rivolge ai candidati a sindaco per le prossime elezioni amministrative ed invita gli enti locali ad utilizzare criteri rotativi nella scelta dei soggetti chiamati a giudicare le offerte di gara. L'aumento del contributo unificato per gli atti giudiziari è una delle principali cause del fenomeno.

In Italia l’infiltrazione mafiosa negli appalti è un cancro difficile da estirpare, anche a causa della corruzione esistente nelle Pubblica Amministrazioni, come più volte evidenziato dalle relazioni della Corte dei Conti e dalle cronache giudiziarie.

Il Codacons affronta la questione ed evidenzia le ragioni che alimentano questo fenomeno, evidenziando sia le cause del suo proliferare, sia le soluzioni per arginare questo “malcostume”.

L’avv. Antonio Cardile, presidente provinciale del Codacons, mette subito il dito nella piaga, indicando nell’aumento del contributo unificato per gli atti giudiziari una delle principali cause del fenomeno. “La giustizia ed in particolare il sistema di tutela del privato nei confronti dei possibili abusi della Pubblica Amministrazione – afferma Cardile – rischiano di diventare un affare solo per i benestanti. Tutto ciò rischia di scoraggiare ulteriormente il contenzioso e di conseguenza le impugnazioni, rendendo il costo di accesso alla giustizia quasi proibitivo, specie in questi tempi di crisi economica”.

“In meno di dieci anni – spiega Mauro Di Pace, componente dell’osservatorio indipendente sugli appalti pubblici del Codacons – si è passati da 360 a 9000 euro: prima da 360 euro a 2000 euro, per effetto del Decreto Bersani; poi a 4000 euro durante il governo Monti; oggi a 6000 euro per gli appalti di valore maggiore, per ogni atto impugnato, che diventano addirittura 9000 in appello”.

Ma non è tutto. L’altro aspetto che contribuisce a cristallizzare una situazione a forte rischio di infiltrazione mafiose, risiede nelle persone coinvolte nel procedimento e competenti a bandire le gare, che non sono assoggettate al vincolo della rotazione. “Questo vale – aggiunge Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons – sia per il Rup (responsabile unico del procedimento); sia – troppo spesso – per le commissioni giudicatrici, i cui componenti sono teoricamente soggetti ad un vincolo di rotazione che resta, di fatto, sulla carta”.

Pertanto il Codacons si è già appellato al Parlamento affinchè si premuri a legiferare per abbassare i costi diventati ormai stellari della giustizia da parte di chi legittimamente ritiene di rivolgersi al giudice ed inoltre chiede agli enti locali di adottare criteri rotativi nella scelta dei soggetti chiamati non soltanto a giudicare le offerte di gara ma anche a determinare, a monte, i criteri, e quindi a redigere i bandi, i capitolati, i disciplinari di gara.

“Quest’ultimo appello – conclude Cardile – lo “giriamo” in particolare a tutti i candidati a sindaco per le prossime elezioni amministrative di Messina e di molti comuni della provincia, confidando nell’attuazione di un efficace sistema di rotazione per la gestione degli appalti pubblici ed in una maggiore trasparenza dell’attività amministrativa, resa ancor più necessaria dall’imminente ed ormai inevitabile default del Comune di Messina”.

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