Il momento magico dell'Art Attack: questo l'ho fatto io

Il momento magico dell’Art Attack: questo l’ho fatto io

Rosaria Brancato

Il momento magico dell’Art Attack: questo l’ho fatto io

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domenica 20 Gennaio 2013 - 07:49

Dalla Birra Messina alla Rodriquez, dai Molini Gazzi agli artigiani la città ha perso lentamente la capacità di "produrre", creare. Ogni posto di lavoro che si perde è un perdere un pezzo d'identità, perchè ogni mestiere ha dentro di sè l'istante magico, quello dell'Art Attack: questo l'ho fatto io, la trasmissione che insegna a fare di ogni gesto un'opera d'arte.

“Una volta mi alzavo alle cinque del mattino per andare a lavorare, mi portavo il panino, come ha fatto mio padre per tutta la vita. Adesso mi alzo molto prima, perché non riesco più a dormire”.

A parlare è un operaio della ex Birra Messina, poi diventata per un incidente della sorte ex Birra Triscele, racconta come è cambiata la sua vita da quando ha smesso di lavorare, così, da un giorno all’altro. Si alzava all’alba, adesso si alza ancora prima, perché non dorme più. Ma in fondo anche quel non dormire non è un problema, perché quando non lavori non ha più senso il riposo, le ore sono tutte uguali così come i giorni e non passano mai. Il problema non è il fatto che cerca lavoro, ma che “NON LAVORA”. A mancare sono i riti, i gesti quotidiani sempre uguali di chi lavora, la sveglia che suona sempre alla stessa ora, e quando non suona capisci che è festa, il caffè, lo sguardo alla finestra per capire che tempo farà, la fila al semaforo o alla fermata del tram, i volti dei colleghi quando arrivi. Improvvisamente quella routine che dava un senso alle tue giornate sparisce, ciò che ti faceva felice di essere un uomo, non c’è più. In quella routine arrivava sempre il momento magico, qualsiasi mestiere si possa fare, dal barista al panettiere, dall’ingegnere all’idraulico, arriva quel “clic” ed è quel momento in cui hai creato qualcosa di tuo, hai aggiustato un’auto che sembrava morta, risolto un problema al capo, hai visto gli sguardi interessati dei tuoi studenti mentre parli, hai preparato una cassata da urlo, hai visto un cliente contento. E’ il momento dell’orgoglio, quello della trasmissione televisiva Art Attack: questo l’ho fatto io. E’ la trasmissione in cui Giovanni Muciaccia (ma il format è diffuso in tutto il mondo) dice: “Non bisogna essere artisti per fare arte” e crea dagli stuzzicadenti un castello, con le briciole di pane una pista da corsa e te lo spiega in modo semplice, così tu lo fai, metti a soqquadro la casa ma poi guardi quella “cosa” e sei felice d’averla fatta, dici la frase magica: “Art Attack, questo l’ho fatto io” e ti convinci che, volendo, potrebbero esporlo al museo. Il lavoro è così. Non importa il mestiere che fai, perché quel momento magico c’è sempre. E’ l’istante in cui capisci perché l’hai scelto, perché hai studiato o hai seguito i consigli di papà o semplicemente hai seguito il corso delle cose. E’ quel momento magico che dà dignità al lavoro. Quando qualcuno taglia la corrente si rompe l’incanto. E’ per questo che non si dorme più, perché non riconosci più il ciclo naturale della vita, il giorno dalla notte.

Conosco bene il tunnel nero degli operai della Birra Messina e di gran parte dei lavoratori messinesi che non hanno più lavoro, so cosa vuol dire non avere ogni mattina la “sveglia” che ti suona dentro e ti dice alzati perché devi andare a fare questo o quest’altro. E’ come se le lancette dell’orologio si fermassero, come se i fogli del calendario fossero fermi sempre alla stessa pagina, anche se la pioggia diventa sole e poi di nuovo pioggia. Il problema non è cercare lavoro, è non lavorare, non produrre più. A Messina lentamente abbiamo smesso di creare. I lavoratori della Birra Messina mi hanno dato un cappellino con la scritta: “Vogliamo produrre la Birra a Messina”, facendo un gioco di parole, ma la parola che mi piace di più è “produrre”. Non intendo produrre mattoni o bulloni, perché si può produrre di tutto, anche questo articolo è un “prodotto”, perché è il frutto del mio impegno quotidiano e non vale di più o di meno di una pizza Margherita o del progetto dello svincolo di San Filippo. Vale quel che “conta per me”, per la gioia che mi ha dato nel riuscire a mettere le parole una dietro l’altra, con il senso che gli volevo dare. Vale quanto contava per l’operaio della Triscele alzarsi ogni giorno come suo padre e suo nonno alle cinque del mattino, andare nello stabilimento di via Bonino e creare dall’acqua dei pozzi la nostra Birra Messina, quella che è la più buona del mondo. Quando mio figlio era in terza elementare ha fatto a scuola un piccolo presepe di cartapesta, che non è un’opera d’arte, ma sono passati dieci anni e lui ogni anno vuole solo questo. Gli piace perché è il suo Art Attack, l’ha fatto lui e anche se il papa non vuole più il bue e l’asino perché dopo duemila anni ha deciso che non c’erano e noi ce l’abbiamo (e avevamo pure le zebre e le scimmie) e l’avremo pure l’anno prossimo anche se nel frattempo il papa scoprirà che non c’erano neanche i pastori o la signora che porta l’acqua. Se un’intera città perde l’orologio che fa alzare al mattino, perde la gioia del produrre, rischia di perdere l’identità. A volte penso ai lavoratori dei Molini Gazzi, alcuni di loro adesso si sono riuniti in cooperativa e hanno ripreso quella che era la storica attività, ma in un altro luogo. O i lavoratori della Rodriquez che ci ha reso famosi nel mondo. La magia dell’Art Attack rende ognuno di noi speciale e diverso dagli altri, ce lo rende ai nostri occhi. Piano piano si sono spente le luci in troppe case dove la sveglia la mattina alle cinque, piuttosto che alle sette, non suona più. E’ arrivato il momento di ricaricare l’orologio e puntare nuovamente la sveglia, anche se all’inizio verrà un presepe con le case troppo piccole rispetto agli alberi e con le zebre che a Betlemme non ci sono mai state. Perché anche se le montagne si afflosciano e non abbiamo il colore giusto per la sabbia, ci manca il muschio e di angeli che ci benedicono ormai non se ne trovano più, deve essere l’inizio. I ragazzi che hanno occupato il Teatro in Fiera, hanno iniziato a disegnare un futuro, gli operai della Birra Messina hanno un’idea, anche quelli dell’Atm, del Vittorio Emanuele se glielo chiedi sanno esattamente come uscirne fuori. Chi è “dentro” conosce i meccanismi dell’orologio. C’è immensa questa voglia di rialzarsi e fare il nostro magico Art Attack, questo l’ho fatto io. E sarà la Messina che lasceremo ai nostri nipoti. C’è una frase detta ieri da Renato Accorinti che mi è piaciuta molto: “Dobbiamo lavorare anche per cose che non potremo vedere”. Dobbiamo mettere quei mattoni per i castelli che vedranno i nostri nipoti, che un giorno neanche sapranno che la prima pietra l’ha messa il signor Giuseppe o la signora Maria,però noi sì, noi lo sappiamo. Ma se non ci alziamo non lo scopriremo mai.

Rosaria Brancato

14 commenti

  1. ART.21 COSTITUZIONE. Carissima Rosaria BRANCATO, interminabile e commovente articolo, che mette al centro il problema dei problemi dei messinesi, NON PRODUCIAMO PIU’ NIENTE. L’icona delle genti di Messina, oggi, è rappresentata dal nostro concittadino, ignorantie del MERCATO, che scelga, tra le diverse attività merceologiche, di investire su una PROFUMERIA a pochi metri di un’altra profumeria, in una città in profonda crisi economica e finanziaria, ovvero il giovane laureato in giurisprudenza, che si affolla a diventare AVVOCATO, in un tribunale dove sono chiù’ssai di cani i Brasi, con pochi messinesi che sappiano del vicerè spagnolo BLAS, da cui nasce la bellissima frase della tradizione popolare messines. Quando parlo di PRODURRE, non intendo soltanto oggetti, ma anche alta formazione, cultura, turismo, sanità, trasporto pubblico, raccolta differenziata, mobilità, spettacolo, paesaggio, infrastrutture per interrompere lo stupro quotidiano dei tir alla splendida URBS MESSANA. Comunque siamo fortunati, al punto in cui siamo, possiamo solo RICOSTRUIRE. SONO OTTIMISTA.

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  2. Sarei curioso di sapere che professione svolge mariedit….

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  3. È vero mariedit, siamo talmente in basso che del barile non rimane neppure il fondo da raschiare. Mi piacerebbe che da queste pagine qualcuno dei vecchi elettori degli amministratori di questa città, sebbene in buona fede, riuscisse a chiedere scusa per il danno (anche involontario) commesso. Che un segnale di rinascita e redenzione possa essere finalmente partorito dalla bella gente che pure popola Messina. Purtroppo non mi aspetto che lo facciano gli elettori in mala fede e gli stessi amministratori che per amore del guicciardinesco “particulare”, (come oggi ricorda un editoriale di Scalfari) hanno letteralmente sotterrato il bene comune e mortificato fino al degrado quella che avrebbe dovuto essere la loro alta missione

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  4. La passione civile di cui e’ amorevolmente intriso il toccante commento di Rosaria Brancato sollecita in noi Messinesi l’imperativo morale di sintonizzarci TUTTI sulla stessa lunghezza d’onda. Si richiede pertanto uno sforzo per libararci dalla schiavitù biblica da “torre di Babele ” e cercare invece di stabilire una comune “modulazione di frequenza” che ci garantisca una comprensione reale ed un dialogo ispirato al BENE ESSERE collettivo. Se e’ vero che il “PRODOTTO” inteso nel senso più nobile esteso e “creativo” da un senso e dignità umana alle nostre esistenze, dobbiamo coerentemente isolare tutte quelle forze furbe ,parassitarie che hanno preteso di governarci comodamente seduti in plancia di comando ,a reggere il timone della nostra B ARCA e….delle nostre vite.A questo riguardo invito tutti a leggere “LAICAMENTE” il post che il 3 Gennaio nel suo blog uno straordinario e COMMOVENTE Beppe Grillo ha dedicato alla figura del “piccolo medio imprenditore uomo dell’anno”. Si attendono commenti liberi da condizionamenti partititici ,di “parrocchie” e schieramenti precostituiti…

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  5. Confidando sulle mie collaudate capacita “profetico-divinatorie” ad occhio e croce deve essere un “insegnante”…a cui auguriamo tuttavia di RIVELARSI maestro/a praticando l’umiltà ,la modestia e la consapevolezza di non sapere comune ai veri grandi …INSEGNANTI.

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  6. Quel pazzo di Accorinti….quante volte abbiamo pensato se non detto che quel l’uomo con la maglietta no ponte che vediamo girare per la città’ ci è sembrato un pazzo. Il nostro giudizio in quei frangenti ci è stato dettato principalmente dal gesto di ribellione che vedevamo platealmente nel professore protestante . Eppure sono molti ad avere scelto la strada della pazzia dopo Accorinti…uomini sui campanili,uomini e donne sui cornicioni, uomini incatenati, donne barricate. Improvvisamente le quotidiane certezze sono diventate folli realtà . Ho visto Accorinti una volta sopra un albero ricordo era davanti il teatro V.E. veniva Berlusconi a prendere in giro i messinesi ( promise che avrebbe salvato il Messina calcio prestandoci alcuni giocatori del Milan). In quel frangente l’arte di arrangiarsi Accorinti la mise in atto bene superando ogni aspettativa. Molti a quel tempo non protestavano ancora si illudevano in fondo che il Cavaliere ci avrebbe salvato dalla vergogna calcistica…tutti ridevano…Oggi forse sugli alberi dovremmo starci tutti ricordando che la rivoluzione delle coscienze appartiene a tutti..Noi…

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  7. Io no…

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  8. Mi piacciono questi commenti,perchè hanno una carica positiva e non sono le solite sterili lamentele. Ciascuno può e deve contribuire alla rinascita nel suo piccolo: svolgendo al meglio la propria attività, facendo circolare e appoggiando idee intelligenti e programmi costruttivi,combattendo illegalità e inettitudine,pagando le tasse ma pretendendo che il denaro pubblico sia speso bene,usando bene l’arma del voto cioè scegliendo(là dove si può!) non in base alla casacca politica bensì a capacità e onestà dei candidati,incalzando gli eletti(di qualsiasi partito) perchè operino per il bene comune…

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  9. Angelo Silipigni 20 Gennaio 2013 12:59

    Io sapevo che una volta c’era un pastore ignorante di nome Brasi che aveva un bel gregge. Scrisse una lettera ad un allevatore chiedendogli 1 o 2 (intendeva uno oppure due) cani. L’allevatore, ignorante pure lui, gliene mandò 102. Da qui il detto: su cchiussai di cani i Brasi.
    La prego, mi informi sul viceré Blas.

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  10. roberto cerreti 20 Gennaio 2013 15:00

    Come sempre Rosaria si mostra al di sopra della situazione, trasformando in parole sentimenti che via via si stanno allontanando dalla gente, quali dignità, amor proprio e voglia di riscatto.. Non sò se tuo marito a ragione e se il presepe vada modificato, ma di sicuro lui nell’anno zero non c’era e neanche noi’ ma esistevano uomini, donne e bambini che dal nulla e con nulla avrebbero fatto le più grandi scoperte utilizzando quell’elemento che ci ha sempre contraddistinto la creatività! Le vertenze sociali sono infinite e sembrano in parte senza vie d’uscita, ma i messinesi sapranno farcela, sapranno, come piace dire a te, rialzarsi e riappropriarsi del proprio diritto al lavoro ed alla vita… purtroppo mancano esempi positivi ed una politica all’altezza, ma non dobbiamo arrendersi al pessimismo ed alla depressione, ma al contrario come ci hanno insegnato soprattutto le donne siciliane, abbiamo l’obbligo per chi verrà, di scendere in piazza, conquistare i Palazzi e tentare di cambiare le cose. Tu sei un esempio positivo!

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  11. Svelaci un segreto , cara Rosaria,: quanti partiti ti hanno chiesto di metterti in lista?? Sono sicura che faresti grandi cose per la collettività. Ho già puntato la sveglia, Sig.ra Onorevole!

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  12. Antonio Martino,messinese( chi la visto?) si candita a Messina per il PDL, tanti imbecilli gli daranno il voto senza prima chiedere cosa HAI FATTO PER LA CITTA’ DI MESSINA??

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  13. Bella chiamata alle armi. Facciamo adesso tutti quanti un mea culpa per la poca solidarietà data fino ad oggi ai nostri concittadini impegnati nella troppe vertenze lavorative, prima fra tutte, simbolicamente, quella della Birra Messina. Godiamoci questa bella candidatura a sindaco e facciamogli intorno un terreno fertile di entusiasmo e sano ottimismo.

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  14. Gentile Signora, per sua informazione la Rodriquez non esiste già da qualche settimana. Quello che è stato il vanto della cantieristica navale in tutto il mondo oggi si chiama Intermarine S.p.A. Il tutto è avvenuto per fusione di società, e il tutto è stato poco pubblicizzato non si sa per quale motivo. Resta il fatto che anche in questa azienda che dichiara crisi già da anni, la stessa la stanno pagando solamente una quindicina di persone visto che in cantiere si fa straordinario a più non posso ma cosa assai strana si fanno pure assunzioni

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