Non basterebbero 20 premi Nobel a risollevare la ricerca dell’Unime...

Non basterebbero 20 premi Nobel a risollevare la ricerca dell’Unime…

Danila La Torre

Non basterebbero 20 premi Nobel a risollevare la ricerca dell’Unime…

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mercoledì 06 Novembre 2013 - 13:05

Come noto, l’Anvur ha assegnato all’Ateneo peloritano la maglia nera per la ricerca scientifica. Abbiamo interrogato i vertici dell’Università sul perché di quel poco gratificante ultimo posto, che rischia di far perdere circa tre milioni di euro dei trasferimenti del Fondo di finanziamento ordinario(FFO). Il vero problema? Molti ricercatori non producono

Per l’Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca), l’Università degli Studi Messina è il fanalino di coda rispetto a tutti gli altri Atenei italiani . Maglia nera e zero onore,dunque, almeno per quanto riguarda il rapporto “Valutazione Qualità della ricerca 2004-2010”. La notizia della bocciatura dal parte dell’Anvur non è esattamente dell’ultima ora, in quanto risale al luglio scorso (vedi correlato), ma vale la pena “rispolverarla”, alle luce delle recenti polemiche scoppiate dopo la presentazione del Report su primi cento giorni dell’amministrazione Accorinti , prodotto dall’Osservatorio sulla Democrazia Partecipativa. Molti mettono in dubbio la valenza scientifica di tale studio, che si regge sui dati raccolti da ben 20 ricercatori del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Ateneo peloritano su un campione di solo 100 persone. In pratica, in questa ricerca, ogni studioso si è potuto concentrare su cinque intervistati …

Report su Accorinti a parte, ci siamo interrogati ed abbiamo interrogato i vertici dell’Università – da poco rinnovati, con l’avvicendamento Tomasello- Navarra – sul perché l’Ateneo peloritano occupa quel poco gratificante ultimo posto, che rischia di far perdere circa tre milioni di euro dei trasferimenti del Fondo di finanziamento ordinario(FFO).

Il pro-rettore delegato alla ricerca, Salvatore Cuzzocrea, illustra innanzitutto il sistema di valutazione dell’Anvur. La valutazione della qualità della ricerca prevede che ogni docente di ogni Università "esponga" (caricandoli su un apposito sito Internet) tre prodotti di ricerca (libri, articoli, ecc.), scritti nell'arco degli ultimi sette anni di carriera. Questi prodotti vengono valutati con giudizi che vanno da 0 a 1. I lavori vengono giudicati dai GEV (Gruppi Esperti di Valutazione, individuati dal Ministero) e per ogni prodotto non presentato, viene attribuito un punteggio di -0,5. La classifica è data dalla somma dei voti dei singoli docenti.
Una delle anomalie consiste nel fatto che dai dati comunicati dal Ministero, si può poi dedurre la performance delle aree disciplinari, delle singole discipline, ma non quella di ciascun docente (solo l'interessato può vedere il punteggio che è stato attribuito ai suoi lavori).
Secondo quanto dichiarato dal rettore Pietro Navarra nel corso di una recente conferenza stampa, nel sistema della Valutazione VQR vi è un problema metodologico. Il pro-rettore Cuzzocrea parla espressamente di alcune incongruenze, spiegando ad esempio che i criteri di Valutazione utilizzati dall’'ANVUR e resi pubblici all'inizio del 2012 sono stati applicati a prodotti pubblicati dal 2004-2010, che erano pubblici e che quindi anche la stessa ANVUR conosceva. “Circostanza che secondo Cuzzocrea induce a pensar male: “se conosco le pubblicazioni si puo anche costruire un criterio che premi qualcuno e conseguentemente penalizzi altri”.

Dietro il “giudizio” dell’Avur ci sarebbe dunque un ‘complotto’? Il pro-rettore ci va cauto, anzi precisa: “Noi accettiamo il risultato e vogliamo sicuramente mettere in campo tutti i possibili correttivi".

L’ area scientifica in cui la ricerca del nostro Ateneo è risultato più debole è l'Area la 06 (Scienze Mediche), “nonostante – afferma Cuzzocrea – vi siano dei settori di ottimo livello quali ad esempio endocrinologia, urologia, neurochirurgia, ecc.. In questo caso – chiarisce ancora il pro-rettore – una prima spiegazione è data dal fatto che proprio in tale Area vi sono Settori Scientifico Disciplinari molto numerosi e ciò crea un'oggettiva difficoltà ad avere un numero di lavori sufficienti per soddisfare la richiesta ANVUR per l'intero SSD. Inoltre, anche l'Area 6 soffre scelte operate nel passato: ad esempio, il passaggio di tecnici laureati a ricercatori, con concorsi a loro riservati banditi dal Ministero”.
Tra le teorie di cui sono ‘sostenitori’ i vertici dell’Ateneo vi è anche quella secondo cui sarebbero penalizzate le Università collegate ai Policlinici universitari. Una tesi che troverebbe conferma nei dati sulla performance , in virtù dei quali :Messina è 32 su 32 Grandi Università; Palermo 28 su 32 Grandi Università: Napoli Federico II 26 su 32 Grandi Università); Catania 30 su 32 Grandi Università;Bari 31 su 32 Grandi Università; Napoli seconda università; 29 su 32 Grandi Università; Genova 23 su 32 Grandi Università).

Secondo Cuzzocrea ma anche secondo Navarra, le Università che non hanno il Policlinico a gestione diretta hanno avuto performance ottime o buone: Padova 4 su 32 Grandi Università; Udine 8 su 32 Grandi Università; e Roma Tor Vergata 16 su 32 Grandi Università. Classifica a parte , l’Università di Messina non fornisce ulteriori deduzioni o delucidazioni sulle cause effettive che penalizzerebbero gli Atenei che hanno la gestione diretta dei Policlinici.
Al professore Cuzzocrea abbiano, poi, chiesto di fornirci il numero complessivo dei ricercatori della nostra Università e di quelli che hanno una valutazione e/o produzione al di sotto della media nazionale.
Alla data del 27/12/2011, quella a cui faceva riferimento la VQR – chiarisce il pro-rettore – erano stati accreditati 1289 docenti (Ordinari, Associati e Ricercatori) con una richiesta di esposizione di 3263 prodotti. Purtroppo, un'altra anomalia di questa valutazione è che l'Università non è a conoscenza della valutazione dei singoli prodotti esposti, mentre possiamo affermare che il 18,69% dei prodotti presentati ha avuto una valutazione eccellente, il 21,67% ha avuto una valutazione buona, il 13,09% ha avuto una valutazione accettabile ed il 35,03% una valutazione limitata".

Ma a pesare negativamente sulla valutazione definitiva è soprattutto “la mancanza di prodotti attesi, che si attesta su una percentuale di 10,91%”. In altre parole ci sono ricercatori che non sono stati in grado di presentare i tre (non trenta!) prodotti di ricerca richiesti dall’Anvur. E come detto precedentemente, per ogni prodotto non presentato viene attribuito un punteggio di -0,5.

Secondo Cuzzocrea “questo vuol semplicemente dimostrare come la quantità possa pesare in tali graduatorie di più della qualità”, a tal punto che simulando oggi l'assunzione di 20 premi Nobel da parte dell'Università di Messina (e, quindi, dando per scontata l'esposizione di 60 prodotti eccellenti), guadagneremmo in classifica una sola posizione. Al contrario, se avessimo semplicemente esposto tutti i prodotti attesi, ne avremmo guadagnate ben 6”.

Sarà pure come dice il prorettore Cuzzocrea, ma anche le altre Università vengono giudicate con gli stessi criteri e piuttosto che simulare l’assunzione di 20 premi nobel, l’Ateneo peloritano potrebbe “limitarsi” a pretendere dai propri ricercatori tre prodotti di ricerca cadauno, che non sono esattamente un traguardo irraggiungibile . I ricercatori esistono e sono pagati dalle Università per fare ricerca, in quantità e di qualità. (Danila La Torre)

13 commenti

  1. Non mi sorprende affatto!
    Il contenuto di alcune ricerche e’ talmente ridicolo che, non trovando nessuno disposto a pubblicarlo, il docente si e’ dovuto creare egli stesso la rivista scientifica dove pubblcarlo.
    Lui se la canta e lui se la suona insomma!

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  2. bisognerebbe tener conto del fatto che a Messina (come in tutte le università del sud, praticamente) i ricercatori svolgono il lavoro di docente. Questo a causa della legge che stabilisce, con criteri discutibilissimi, il blocco delle assunzioni nelle università: le università più ricche (che fanno pagare più tasse e che hanno contributi di privati e fondazioni bancarie) possono assumere, le altre no. Ci sono università dove i ricercatori (e anche molti ordinari) si dedicano quasi esclusivamente alla ricera; è facile in questo modo “sfornare” pubblicazioni…

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  3. Angelo Silipigni 6 Novembre 2013 16:01

    Cuzzocrea…mmmm….Cuzzocrea…..mmmmm…….
    Questo nome non mi è nuovo…..
    Strano, eppure a Messina ci sono ricercatori con nomi che…..mmmmmm……dove li ho già sentiti….?

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  4. Angelo Silipigni 6 Novembre 2013 16:11

    Perchè, invece dell’area dello stretto come patrimonio dell’umanità, Accorinti non propone l’Università di Messina. Un eccellenza. Un orgoglio. Una fauna così non esiste in nessun’altra parte del mondo. Una tale specificità. Ma quale ricerca? Tutti animali raccomandati.

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  5. Se poi tutti i ricercatori sono in qualche modo imparentati tra loro, i risultati non potranno che essere mediocri.

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  6. Bei tempi quando potevamo pubblicare centinaia di lavori scientificissimi sulla prestigiosa rivista Accademia Peloritana dei Pericolanti.
    Poi è arrivata questa seccatura di IMPACT FACTOR. ma chi si credono di essere? Ma come si permettono?

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  7. Come ha anche detto recentemente Cacciari queste classifiche lasciano il tempo che trovano. Il nepotismo è diffuso in tutte le Università italiane comprese le più “prestigiose”. La realtà è che bisognerebbe riformare e direi rivoluzionare il sistema universitario investendo solo in ricerche veramente utili e mirate e non risibili. Altro discorso meriterebbe la didattica che è lasciata in secondo piano ma è con questa che si formano le nuove generazioni. Inoltre è inutile avere le stesse facoltà in 4 o più città vicine (per esempio ingegneria c’è a Messina, Reggio, Cosenza, Catania, Palermo, Enna. Ma si sa che tutto questo proliferare di facoltà e Università (oggi si sono immesse anche quelle private) permettono il mangia mangia che tutti i laureati hanno ben conosciuto nei quattro anni e più di frequenza.

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  8. Sembra di essere su ” Scherzi a parte” :” 2o studiosi per 100 persone” ?
    Non ci posso credere….. Se non fosse per l’Autrice dell’articolo, stenterei a crederlo…..

    Tutta questa risonanza per questo “studio”. Mah….

    Ma un po’ di pudore… ci sarebbe da arrossire…

    Aspettando Felice Calabro’

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  9. puzza di bruciato 7 Novembre 2013 10:26

    Secondo me non servono 20 nobel ma venti ruspe… Signori miei che delusione… Uno stipendificio inutile e molto emorragico..

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  10. Caro Sig. Silipigni, fare di tutta l’erba un fascio è la tecnica migliore per non cambiare nulla. Le ricoro che il 18% dei prodotti presentati è risultato eccellente! Ad esempio i 3 lavori da me presentati sono risultati eccellenti e nel mio dipartimento una ventina di colleghi hanno presentato una terna eccellente per non parlare dei tanti altri che hanno presentato almeno due lavori su 3 eccellenti ed uno buono.
    Non sono tutte rose e fiori ma gente non rccomandata e che lavora ad alti livelli stia tranquillo c’è anche a Messina!

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  11. Ma se siamo nella situazione in cui siamo è colpa del Padreterno? O del Destino? Chi è causa del suo mal…
    Chi di noi nella vita non ha mai fatto o goduto di una raccomandazione anche per qualche piccola cosa?
    Questa è la nostra cultura, inutile lagnarsi, da noi il Merito è cosa sconosciuta, prima i Parenti e poi gli Amici.
    Vanno avanti quelli che hanno gli agganci giusti e si genuflettono per bene.
    E il risultato è sotto gli occhi di tutti. Un Paese allo sfascio, dove niente funziona (tranne che la fabbrica dell’arricchimento dei potenti).
    Ovviamente chi può se ne va e fa benissimo, chi non può o si adegua se vuole sopravvivere altrimenti prova a fare il Don Chisciotte e lottare contro i mulini a vento.
    Fino a che durerà la pacchia, perché tra poco secondo me finisce per tutti.

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  12. Se non svolgessi il mio lavoro, sarei licenziato. Perchè i ricercatori universitari ( e tutti gli impiegati pubblici improduttivi) no?
    Basterebbe un ragioniere 18enne del nostro istittuto Jaci per fare il tagliatore di teste

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  13. CUZZOCREA E NAVARRA CONTRO L’ANVUR ???
    Certo, è commovente e patetico assistere alla piroetta del Prof. Salvatore Cuzzocrea, che , adesso, pur se titolare di una mole quali/quantitativa di valenza scientifica abnorme è costretto, per amor di patria e di consenso, ad annacquare il giudizio impietoso ma oggettivo, che, a livello nazionale, emerge da un “setaccio” non certo creato per penalizzare il nostro Ateneo. Anche Buzzanca contestava il Sole 24 ore, quando, in classifica, Messina appariva, ed appare, una delle ultime città per vivibilità e qualità dei servizi. Queste le regole, ed uguali per tutti gli Atenei. Cosa vorremmo dire ?? Che i nostri ricercatori, o Associati, o gruppi di ricerca dei vari Dipartimenti, pur essendo valenti e preparati, appaiono penalizzati dall’ANVUR. Dai…..finiamola || Magari, se venissero resi noti i risultati della customer satisfaction dell’Utente Studente, diremmo che i giudizi impietosi sono effetto e colpa………… degli studenti, e non già di docenti (lettera minuscola) che sistematicamente disertano le lezioni o che, ancor peggio, si fanno sostituire dal primo collaboratore sprovveduto ed impreparato. Che non forniscono i programmi, che favoriscono i soliti raccomandati elargendo 30 e lode a futuri killer della nostra società e che, grazie al ….senso di appartenenza alla casta universitaria (minuscolo ancora|) sono, assieme a voi, nuovo che avanza senza fare un centimetro!! i primi responsabili del furto del futuro dei nostri figli.
    Coerenza Salvatore, COERENZA !!

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