L'anarchia del cassonetto: spostamenti “su chiamata” o fai da te. Mappatura dei contenitori datata

L’anarchia del cassonetto: spostamenti “su chiamata” o fai da te. Mappatura dei contenitori datata

ELENA DE PASQUALE

L’anarchia del cassonetto: spostamenti “su chiamata” o fai da te. Mappatura dei contenitori datata

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martedì 02 Agosto 2011 - 07:29

Il regolamento comunale “Per la disciplina dei servizi di smaltimento dei rifiuti urbani” (2002), prevede criteri ben precisi per definire il piano di cassonettizzazione che, tuttavia, ad eccezione di alcune piccole modifiche, è quello di trent’anni fa. Tutto ciò di fronte a un fabbisogno urbano cresciuto a dismisura. Qualche novità forse da settembre

Ieri c’era un cassonetto, oggi non c’è più, ma in compenso non mancano valanghe di immondizia nell’esatto punto in cui fino a qualche ora prima era posizionato un contenitore per la raccolta rifiuti. Ma come, quando, perché e soprattutto chi ha deciso il cambiamento? Questi alcuni dei legittimi interrogativi che si pongono i tanti cittadini che un giorno sì e l’altro pure sono costretti a fare i conti con le continue e inaspettate rotazioni dei cassonetti dell’immondizia, quasi non ci fosse alcuna regola a cui dover rispondere. E tuttavia, sebbene siano i fatti e le esperienze quotidiane a testimoniare tutto questo, su “carta” alcuni criteri da rispettare esisterebbero e come. A stabilirli è un ben preciso regolamento comunale “Per la disciplina dei servizi di smaltimento dei rifiuti urbani” approvato il 17 maggio del 2002.

Gli articoli 15 e 16 prevedono dettagliatamente l’organizzazione e le modalità di espletamento del servizio pubblico affidando all’Ente Gestore (ovvero Messinambiente) la raccolta dei rifiuti urbani che nelle zone urbane “è principalmente effettuata mediante l’impiego di cassonetti stradali”. La loro sistemazione deve avvenire, sempre secondo quanto previsto dal regolamento, secondo il criterio di minimizzazione della distanza conferitore-punto di raccolta. Tutto ciò sulla base di un piano di posizionamento predisposto dall’Ente Gestore (finora impossibilitato a farlo) e approvato dalla direzione Tecnica del Settore Igiene Cittadina del Comune, rispettando una serie di requisiti che riguardano il fabbisogno urbano, le previsioni del codice della strada (entro 5m da incroci, passaggi pedonali e impianti semaforici, nelle aree di ingombro, in uscita da parcheggi di handicap o in corrispondenza dei mezzi di pubblici di trasporto), i criteri di igienicità e ordine pubblico.

Principi basilari che, tuttavia, ed è qui che sorge il problema, nonostante le prescrizioni normative, non hanno “attecchito” in un piano di cassonettizzazione che nel tempo si sia adeguato ai cambiamenti urbani e all’espansione territoriale di Messina, dove il fabbisogno è aumentano anno dopo anno e con esso l’esigenza di un numero sempre maggiore di contenitori per la raccolta rifiuti. La mappatura dei contenitori presenti sul territorio e sulla cui base Messinambiente effettua la raccolta, risulta essere “aggiornata”, si fa per dire, a confini territoriali ben più ristretti che certo non corrispondo all’attuale configurazione urbana e demografica di Messina. In tale contesto, gli spostamenti dei cassonetti, che pure potrebbero essere previsti dall’Ente Gestore per “motivo di carattere tecnico derivanti da nuove normative e/o da una nuova configurazione del servizio”, avviene invece sulla base di richieste individuali. Quest’ultime, pur se sottoposte a dovuta valutazione, finiscono per non rispondere ai criteri richiesti e previsti dal regolamento. Come spiegano dagli uffici di via Dogali, le chiamate dell’utenza che vogliono che un cassonetto venga spostato dal marciapiede sotto la loro casa o eventualmente avvicinato, sono quotidiane, ne arrivano almeno 3-4 al giorno e, ovviamente, non tutte sono contemplabili. Una pessima abitudine alimentata propria dalla mancanza di un piano aggiornato e ridefinito, che porta dunque ciascuno ad “approfittare” della situazione chiedendo favori tramite “terzi”. Non mancano addirittura i casi in cui siano gli stessi cittadini a effettuare un cambio in corso d’opera approfittando della fase in cui il cassonetto è stato svuotato e dunque, essendo più leggero, risulta facile da spostare e collocare altrove.

A rendere ancor più confusa la situazione il “solito” antico dualismo tra Ato3 e Messinambiente: fino a qualche anno fa, infatti, era la società d’ambito che gestiva i cambiamenti nell’ubicazione dei contenitori e a essa facevano riferimento la maggior parte dei cittadini; solo di recente la questione è ritornata sotto il controllo di Messinambiente che a partire da settembre intende riavviare un’organica campagna di intervento nel settore. Partendo proprio dalla sistemazione dei così detti “Eco punti”, finanziati dalla Regione all’Ato3, con cui si procederà alla collocazione dei cassonetti “normali” affiancati da quelli per la raccolta differenziata, sulla base delle vere esigenze del territorio e non su richieste individuali.

La società di via Dogali, inoltre, punta a rendere più dinamico l’attuale sistema di mappatura dei cassonetti: l’obiettivo, infatti, è quello di dare ai cittadini la possibilità di sapere in tempo reale quali siano gli spostamenti dei contenitori per la raccolta dei rifiuti, evidenziando tramite una cartografia Gis (geographic International SyStem) gli Ecopunti più vicini alla propria abitazione. Ciò con un duplice obiettivo: favorire la raccolta differenziata ma soprattutto mettere fine all’anarchica “politica del cassonetto”. (ELENA DE PASQUALE)

(NELLA FOTO DI DINO STURIALE, VIA SEMINARIO: UN SOLO CASSONETTO IN UNA ZONA AD ALTA DENSITA’ ABITATIVA

Un commento

  1. Chi è quello scemo che telefona per avere il cassonetto sotto casa?
    Al contrario, ci si rivolge “a chi di dovere” per farsi togliere da sotto il naso quel coso sporco, maleodorante e con il coperchio rotto. I cassonetti a Messina non vengono mai lavati, anche se il servizio xxxxxxxxx xxxxxxx x xxxxxxxxx.
    Io stesso, quando abitavo a Messina, mi diedi da fare per farmi togliere non uno, ma due cassoni rotti e puzzolenti. Furono spostati in una zona dove non davano fastidio e tutto si risolse. Ovviamente, tutti andavano a scaricare i rifiuti lì dentro e non fuori (non eravamo certo zalli sporchi e volgari!)

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