Naufragio Lampedusa, intervento di Mons. La Piana e dell’Ufficio Regionale Migrantes

Naufragio Lampedusa, intervento di Mons. La Piana e dell’Ufficio Regionale Migrantes

Naufragio Lampedusa, intervento di Mons. La Piana e dell’Ufficio Regionale Migrantes

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lunedì 10 Settembre 2012 - 09:19

Appello alla collaborazione fra stati e organizzazioni internazionali per dire basta alla “carneficina” del Mediterraneo

La Chiesa di Sicilia alza lo sguardo verso il Mare Nostrum. Lo fa di fronte alla notizia dell’ennesimo, tragico naufragio di migranti, avvenuto a poche miglia di distanza dalle coste di Lampedusa. Sull’episodio intervengono l’Ufficio Regionale Migrantes, diretto dal diacono Santino Tornesi e Mons. Calogero La Piana, vescovo delegato per le migrazioni della Conferenza Episcopale Italiana. “Sotto i nostri occhi distratti, nelle acque del Mediterraneo le tragedie si susseguono senza soluzione di continuità. I morti chiamano altri morti e quanto avvenuto nei giorni scorsi a Lampedusa, purtroppo, non è frutto del caso. Tuttavia la logica del nostro stare al mondo deve essere quella della vita, perché è questo il senso profondo della nostra testimonianza di cristiani”.

Per gli organismi ecclesiali è giunto il momento di “riconoscere, ai tanti migranti che vengono dall’Africa e non solo, la stessa umanità che siamo disposti a riconoscere a noi stessi. Riteniamo che sia intollerabile sopportare il destino di morte che rischia di travolgere altre vite umane che decidono di attraversare il Mediterraneo in fuga da guerre, oppressione, fame, carestie. Riconosciamo a noi stessi il diritto di lottare per migliorare le nostre condizioni di vita, non riconosciamo a chi viene da lontano il diritto di cercare un futuro per sé e per i propri figli. Questo non è umano e da cristiani facciamo appello all’umanità di ciascuno e dell’intera società. Per strappare all’ineluttabilità della tragedia il viaggio di tanti migranti, ci chiediamo se non sia il caso di attivare corridoi umanitari ed evitare la strage di innocenti che ormai da anni ha trasformato il Mediterraneo in un cimitero”.

I rappresentanti ecclesiali invocano maggior collaborazioni tra stati e organizzazioni internazionali, prendendo ad esempio quanto avvenuto appena un anno fa nell’arcipelago delle Pelagie: “Lampedusa e Linosa nei mesi della Primavera araba hanno costruito un patrimonio prezioso di aiuto e reciproca comprensione, che non solo non deve essere disperso, ma che al contrario deve diventare un esempio di convivenza al quale ispirare la nostra azione quotidiana di sostegno ai valori non negoziabili della convivenza e della civiltà”.

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