«Ecco perché il bilancio di Palazzo Zanca appena approvato è inattendibile»

«Ecco perché il bilancio di Palazzo Zanca appena approvato è inattendibile»

«Ecco perché il bilancio di Palazzo Zanca appena approvato è inattendibile»

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mercoledì 12 Ottobre 2011 - 00:37

La dura analisi dei consiglieri comunali Pergolizzi (Fli) e Cantello (Sicilia Vera): dalle società partecipate agli introiti “dubbi” di concessioni edilizie, dismissioni, Tarsu e Cosap. Le perplessità sulla “finanziaria” del Comune

Il bilancio di previsione appena approvato dal consiglio comunale? «Inattendibile». Questo il severo giudizio di due consiglieri d’opposizione, Nello Pergolizzi di Fli e Ivano Cantello di Sicilia Vera, che già nel corso della maratona d’aula della settimana scorsa avevano avuto modo di esprimere tutte le proprie perplessità sul documento contabile di Palazzo Zanca. Perplessità che vengono messe nero su bianco in un lungo documento, frutto di considerazioni maturate nel corso dell’anno e che, c’è da starne certi, hanno tra i propri “padri” anche il presidente della commissione Bilancio Giuseppe Melazzo (Udc), sebbene quest’ultimo non risulti firmatario (forse per ragioni d’opportunità, visto i tumulti causati dalla sua posizione nel proprio partito). «I documentati pesanti buchi di bilancio relativi alle perdite ed ai debiti delle società partecipate – è la prima considerazione di Pergolizzi e Cantello – avrebbero dovuto formare oggetto di una seria ed attenta valutazione da parte dell’Amministrazione e degli uffici finanziari competenti per individuare le criticità che impattano negativamente sulla situazione patrimoniale delle stesse, ma così non è stato». Assodato che già votare ad ottobre un bilancio «dovrebbe far riflettere», secondo i due «non è plausibile che non venga prevista la copertura delle perdite conclamate dell’Atm e di alcune società partecipate, per assicurare la dovuta copertura finanziaria».

Dai 50 milioni dell’Atm, dato ritenuto «accertato» sulla base «della documentazione acquisita», alle criticità dell’Amam, i cui crediti verso clienti di 69,7 milioni risulterebbero, secondo una relazione della società di recupero crediti Fire, per il 15 per cento con impossibilità di notifica e per il 55 per cento, dal 1999 al 2008, non incassato. Per non parlare della situazione di Ato3 e Messinambiente: «Ormai da tempo evidenziamo notevoli gravi discrasie tra i bilanci delle due società a totale capitale pubblico, che tuttavia sono stati sempre incomprensibilmente approvati entrambi dal socio Comune di Messina, senza che di ciò vi fosse un riscontro finanziario nel bilancio del Comune stesso. Infatti, il Comune di Messina, nella qualità di socio di entrambe le società, ha approvato negli anni scorsi i bilanci delle due società pur essendo gli stessi completamente disallineati, per svariate decine di milioni di euro, relativamente ai rapporti di credito-debito intercorrenti tra le stesse». In sintesi, alla data del 31 dicembre 2010 Messinambiente vanta un credito dall’Ato3 di circa trenta milioni di euro e tra le due società è in corso un contenzioso. L’unico bilancio non ancora approvato dal Comune è quello d’esercizio 2009 proprio di Messinambiente.

Ma le criticità vanno oltre le partecipate. E toccano le concessioni edilizie («in bilancio si registra una previsione di 8 milioni, rispetto ai quali oggi risultano incassati solo 3 milioni 850 mila euro»), le dismissioni per la copertura dei debiti fuori bilancio («con l’attuale piano di dismissioni immobiliari l’Amministrazione prevede di incassare, al 31 dicembre 2011, oltre 50 milioni di euro, ad oggi, a distanza di tre anni, sono stati introitati solo 8 milioni di euro»), in generale le previsioni di entrate e gli impegni di spesa («da un raffronto tra le previsioni di entrata del bilancio 2011 e le reali entrate al mese di settembre 2011, si evidenzia uno squilibrio di oltre 400 milioni di euro, in quanto sono stati incassati appena 120 milioni di euro a fronte dei previsti 500 milioni di euro»). Il tutto quando mancano due mesi alla chiusura dell’esercizio. C’è poi il capitolo Cosap e Tarsu: «Da approfondimenti effettuati in merito, è risultata l’impossibilità di introitare una consistente somma derivante dalla Tarsu, in quanto oltre 3.500 accertamenti risultano inevasi e pertanto, giorno dopo giorno, ingenti somme vanno in prescrizione, con un conseguente danno erariale per l’Ente. Per quanto concerne la Cosap, tutte le somme iscritte in bilancio risulterebbero inesigibili per mancanza di attività di accertamento. Addirittura si configura non solo un mancato introito ma anche un danno per gli inviti a rimuovere gli impianti non in regola con il codice della strada».

Infine i fitti attivi degli anni pregressi: «Gli ultimi alloggi consegnati risultano privi di un regolare contratto ed assegnati “in custodia”, pertanto, gli assegnatari potrebbero ritenersi legittimati a non pagare il relativo canone di affitto, impedendo, di fatto, l’introito delle somme previste in bilancio». Tutti motivi che inducono Pergolizzi e Cantello ad affermare che «questa proposta di bilancio avrebbe dovuto essere bocciata, per dare un segnale serio di rottura con quella “politica” che continua a perseverare nel non volere confrontarsi con la ineludibile forza dei numeri. L’approvazione del bilancio è stata incentivata dall’approvazione di una serie di emendamenti, di evidente interesse partitico, non utili a dare risposte alla cittadinanza, ma tendenti a soddisfare esigenze specifiche. Per ultimo, ma non di minore importanza la “censura” del presidente della Commissione Bilancio (Melazzo, ndr), che fa emergere un fatto di una gravità inaudita, la cui assenza dovrebbe far riflettere tutti».

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