Quel "pacchetto" era un bambino, i dettagli del traffico di minori

Quel “pacchetto” era un bambino, i dettagli del traffico di minori

Alessandra Serio

Quel “pacchetto” era un bambino, i dettagli del traffico di minori

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giovedì 26 Febbraio 2015 - 11:49

Le rotte illegali per superare gli ostacoli dell'azione. La longa manus del clan di Tortorici. Una coppia di Castell'Umberto aveva già pagato un acconto agli intermediari

Pacchetto, cosetto. Così i Galati Rando e il loro contatto brindisino in Romania definivano il bambino che avrebbero dovuto vendere alla coppia umbertina, nelle conversazioni intercettate dai carabinieri del Nucleo Operativo. Pacchetto: la brutale definizione per la vita di un bambino di neppure sette anni, strappato ai suoi affetti e alla sua terra per denaro. I militari del Nucleo Operativo, ai comandi del maggiore Ivan Boracchia, avevano occhi e orecchie sui tortoriciani per altri motivi.

Quando hanno capito che il “cosetto” non era un’auto rubata – Galati Rando ha precedenti per traffico di macchine proprio dalla Romania – ma addirittura una vita umana, hanno stretto ancora più il controllo e sono riusciti a fermare tutto proprio mentre la famiglia d’origine si preparava a consegnare ai promessi genitori italiani il piccolo.

Questi ultimi, una coppia originaria di Castell’Umberto, molto legata alla famiglia ma residente in Svizzera da sempre, dove gestisce attività alberghiere e night, hanno già una figlia grande ma, avanti con l’età, accarezzano il desiderio di avere un altro figlio. Forse già da parecchi anni, ipotizzano gli investigatori, visto che nel 2008 hanno dichiarato all’anagrafe italiana la nascita di un maschietto, avvenuta in casa, che peró nessuno ha mai visto. A quell’epoca probabilmente i due avevano già preso contatti con i tortoriciani per reperire un bambino.

Questa almeno è l’ipotesi al vaglio degli inquirenti, sulla scorta del misterioso parto mai avvenuto e sui tentativi, scoperti durante le indagini, portati avanti da Galati Rando di trovare un bambino prima in Sicilia, poi in Toscana, infine in Romania, con l’aiuto del brindisino.

Ed è qui che trovano il piccolo, individuato in una famiglia disagiata alle periferie di una cittadina universitaria. Il prezzo della sua nuova vita? Almeno 30 mila euro, quelli che la coppia umbertina aveva già pagato come acconto agli intermediari. Ma si pensa si trattasse soltanto di un acconto. Qualunque fosse la cifra, soltanto una minima parte sarebbe andata alla famiglia d’origine romena. Il resto sarebbe rimasto agli intermediari italiani, tutti personaggi già noti alla giustizia.

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