Giù il sipario, spenti i riflettori: cosa resta della visita di Ciucci e della sua “parola”

Giù il sipario, spenti i riflettori: cosa resta della visita di Ciucci e della sua “parola”

Giù il sipario, spenti i riflettori: cosa resta della visita di Ciucci e della sua “parola”

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mercoledì 28 Settembre 2011 - 09:53

Promesse tante, atti concreti pochi: la città è appesa agli impegni assunti dal numero uno della “Stretto di Messina” sulle opere collegate al Ponte

«La teoria e la pratica sono inseparabili e la prima, anche quando si definisce indipendente, è direttamente o indirettamente subordinata alla seconda». Così scriveva, all’inizio degli anni settanta, il filosofo francese Jean Paul Sartre nel suo saggio “Il filosofo e la politica”. Ora, non sappiamo chi tra Ciucci, Buzzanca e Ricevuto, ieri, interpretasse il ruolo del filosofo e chi quello del politico. Probabilmente sono solo “maschere” che noi, umile volgo, abbiamo la necessità di affibiare ogni volta che sul palcoscenico si presentano i teatranti di turno. Sappiamo, però, che ieri, in una giornata “campale” per quel che riguarda gli annunci, gli applausi, i sorrisi di circostanza e le dichiarazioni d’intenti, di teoria ce n’è stata tanta e di pratica, purtroppo, ben poca. Un impegno aveva assunto, il buon Ciucci, una settimana fa con la volenterosa delegazione del consiglio comunale che aveva “marciato” su Roma nel suo apprezzabile viaggio della speranza. Un altro impegno, un Ciucci sempre più a suo agio nelle vesti di novello “zio d’America”, lo ha assunto ieri quando un tappeto rosso si è steso sotto i suoi piedi a Palazzo Zanca prima e a Palazzo dei Leoni poi. Ma volendo testardamente ricercare la pratica, e non solo la teoria, e cercando dunque di tirare le somme dopo gli incontri di ieri, è un obbligo, non uno “scrupolo”, chiedersi: cos’ha ottenuto Messina ieri? Cos’è cambiato, nel concreto (nel suo significato letterale di determinato o, se vogliamo, dalla sua origine latina concretus, solido) rispetto al suono roboante dei pugni battuti sul tavolo qualche giorno prima da Buzzanca e da Ricevuto?

La sintesi sta tutta nella frase che il navigato Nanni, che mai rinuncia alla teatralità delle sue espressioni mimiche e verbali, ha volutamente pronunciato in piedi, con la solennità che in questi casi è d’obbligo: «Mi basta la parola». Tutto qui? «Noi non firmeremo», «il Ponte non passerà sopra le nostre teste», «difenderemo gli interessi della città», per poi scoprire che bastava «la parola»? Per carità, qui non si vuole sminuire l’importanza della “parola”, punto di incontro nella natura umana tra pensiero e linguaggio. Ma accontenarsi della “parola”, di una promessa, sembra davvero pochino. Somiglia molto al generale che va in guerra per conquistare un continente e poi deve accontentarsi della più piccola delle sue nazioni. Ieri è stato chiarito in tutte le salse: qui non c’è in atto una guerra, tantomeno tra gli enti locali e Ciucci, i quali non sono “controparti”, semmai parti concordi e alleate. Ma se da una parte a Buzzanca basta che nero su bianco si scriva che «i percorsi sono condivisi», dall’altra a Ricevuto suona come musica la promessa di Ciucci, l’impegno dello “zio d’America” ad accontentare i nipotini capricciosi.

La doppia canna, la copertura del torrente Annunziata, l’interramento dei binari, il collegamento Guardia-Annunziata, il completamento della Panoramica, lo svincolo di Monforte. «Si faranno», garantisce lo “zio”. «Faranno parte dell’Accordo di programma e del progetto definitivo», giurano “i nipoti”. Ma, persi nell’intricato reticolo di aggettivi quali “propedeutico”, “connesso”, “compensativo”, nessuno, dicasi nessuno, ha capito se l’Accordo di programma è stato dunque modificato rispetto alla bozza (tutt’altro che teorica, quella) già pronta, chi si dovrà fare carico di queste opere e, di conseguenza, quale sarà la fonte di finanziamento. Nessuno lo ha capito perché nessuno lo sa. Perché l’Accordo di programma va firmato, punto e basta. E perché l’ultima parola spetterà al famoso Cipe, che stabilirà priorità e prebende, determinerà chi, cosa e quando verrà finanziato. Occorreva alzare la voce, perché così il volgo voleva e così i suoi rappresentanti hanno fatto. Occorreva che qualcuno dimostrasse di ascoltarla, quella voce. E così quel “qualcuno”, lo zio d’America, ha fatto. E occorreva che, una volta data la “parola”, la voce tornasse bassa e il «non firmo» si trasformasse in un garibaldino «obbedisco». Chiuso il sipario, spenti i riflettori, alla città non resta che sperare. Che la fiducia riposta dai nipotini nello zio venga ben ripagata. Che il governo che qualcuno ama definire amico tale si dimostri. Che la pratica faccia seguito alla teoria. E che la “parola”, visto che al momento tra Scilla e Cariddi non c’è il Ponte ma uno splendido mare, non si trasformi nella più classica delle promesse da marinaio.

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