Nicola Currò: Il declino della sinistra paradigma di quello cattolico

Nicola Currò: Il declino della sinistra paradigma di quello cattolico

Nicola Currò: Il declino della sinistra paradigma di quello cattolico

Tag:

mercoledì 14 Marzo 2018 - 07:34

Da un lettore di Tempostretto riceviamo e pubblichiamo una riflessione sull'attuale momento politico

Comprendere le ragioni di una disfatta, benché prevedibile e prevista, può non essere immediato. Eccezion fatta per il declino costante e inesorabile che sta interessando il Pd, e le sinistre in generale, dove gli elementi che hanno portato al quasi annientamento sono chiari e sotto gli occhi di tutti. Il crollo del Pd, nelle poche righe che seguono, sarà però di nostro interesse non tanto per il dato in sé, quanto per mettere in evidenza come esso rappresenti il paradigma di un altro ben più importante declino: quello della presenza cattolica nella società.

E’ un dato di fatto che la sinistra sia oramai a un passo dalla fine. Con ogni probabilità la sinistra non esiste più e quel che rimane è solo il luccichio di un passato che lentamente sta dissipando gli ultimi residui di energia. Diciamolo chiaramente: quel che il voto del 4 marzo ha fatto emergere è che la sinistra, da tempo, ha smesso di essere un punto di riferimento per molta parte di persone. Non lo è più sicuramente per quell’ampia fetta di cittadini appartenenti alle classi medio basse che dopo anni di regresso economico e sociale non riescono più a individuare gli strumenti necessari per garantirsi una vita dignitosa. La sinistra da tempo è divenuta rappresentante, a tutti gli effetti, delle classi agiate e medio-alte di cittadini, attenti più a conservare il proprio status sociale che orientate a occuparsi del bene comune e dei problemi che assillano ampie fasce della popolazione. Il cittadino comune ha il problema del quotidiano vivere, la sinistra si occupa dei problemi dell’elite: la frattura tra questi due mondi è insanabile!

Il declino del Pd e delle sinistre, che hanno abbandonato le masse per le elite, è paradigma del declino della presenza dei cattolici nella società. Anche quest’ultimi, parallelamente alle sinistre, hanno smesso di essere punto di riferimento per il popolo perché hanno smesso di testimoniare la bellezza dell’avvenimento cristiano per difendere un certo status quo. Prova ne è il comportamento in fase elettorale. Qualche anno fa, in uno degli ambienti più vivaci del cattolicesimo italiano, si sosteneva, a ragione, che “le elezioni rappresentano un’occasione educativa unica, per verificare a cosa veramente tiene un cristiano e per smascherare la possibile ambiguità che sta alla radice di ogni azione”. La politica per un cristiano non è mai il fine, ma un mezzo attraverso il quale verificare se la fede in Cristo rappresenta il tutto, oppure se dal fatto di Cristo ci si aspetta ciò che si decide di aspettarsi rendendolo spunto e sostegno per i propri progetti e per i propri programmi. Ora, se è vero quel che sostiene il sociologo Massimo Introvigne, ovvero che “il 17% dei cattolici praticanti si distribuisce nel voto ai partiti più o meno come gli altri italiani” ciò significa che la fede ha smesso di giudicare ed informare la vita dei credenti non solo per ciò che riguarda le elezioni ma anche per tutto il resto dell’esistenza. La fede, in poche parole, è stata confinata nelle ridotte dell’eticismo pansessualista e/o immigrazionista, dello psicologismo da circolo simil alcolisti anonimi e dello strategismo politico posto in essere per ottenere risultati nel brevissimo periodo o a sostegno di interessi particolari quando non personali. L’avvenimento di Cristo e l’attualità della sua presenza nel mondo non è più il punto di partenza per giudicare le circostanze e tutto quel che accade nella realtà.

Un tempo ai bisogni delle persone i cattolici rispondevano costruendo ospedali, scuole, monti di pietà, ruote della vita, monasteri, cattedrali, banche di credito cooperativo, opere dei congressi, case editrici, radio e altro, oggi buona parte dei cattolici sono impegnati nella spasmodica ricerca del posto fisso rigorosamente statale. O bene che vada, come le sinistre, l’obiettivo di buona parte del cattolicesimo è mantenere il proprio status quo mentre i problemi che davvero interessano le persone sono divenuti un corollario utile solo a imbastire noiose quanto insignificanti discussioni sui massimi sistemi. Il cattolicesimo in chiave occidentale è in declino per lo stesso motivo per cui lo sono le sinistre, per la stessa propensione a occuparsi di questioni che poco riguardano la vita reale.

Fortunatamente il declino dei cattolici non è, a differenza di quello delle sinistre, un processo irreversibile. La presenza dei cattolici nella società, pur se notevolmente ridotta, c’è ancora ed è testimoniata dall’azione di alcune minoranze creative. Si può ripartire con una rinnovata presenza dei cattolici? La risposta è sì, a patto che i cattolici alla liquidità sociale smettano di rispondere con altrettanta liquidità e ricomincino a mettere nuovamente le mani in pasta a partire da un giudizio chiaro sulla realtà. In un contesto storico dove le evidenze di un tempo sono crollate continuare a proporre vecchi modi di fare e agire significa non rendersi conto della vera posta in palio che non è appena una presenza per una presenza quanto dare la possibilità al popolo di incontrare l’unico fattore in grado di dare un motivo valido per vivere senza lasciarsi andare all’angoscia per il futuro.

In un società che tende sempre più a liquefarsi, nella quale ogni legame tende a dissolversi per lasciare l’uomo sempre più in balia di se stesso e del potere, urge una presa di coscienza, la stessa che ha spinto Papa Francesco a dichiarare a gran voce che ci troviamo di fronte non a un’epoca di cambiamento, bensì a un cambiamento d’epoca. L’uomo, oggi come ieri, ha necessità di trovare e vivere un luogo affettivo dove essere aiutato e sostenuto ad affrontare i problemi che lo interessano. L’uomo è sempre alla ricerca del significato del vivere, ma a questa ricerca sarebbe presuntuoso e fuori luogo rispondere con strumenti che andavano bene venti o trent’anni fa. Bisogna trovare nuove forme di comunicazione dell’avvenimento di Cristo. La vera sfida dei cattolici e dei cristiani in generale oggi è ritornare ad essere come i primi cristiani che condividevano ogni aspetto della vita e si aiutavano ad affrontarlo con gli strumenti che la realtà offriva loro. Non è un caso che tre grandi del nostro tempo, Papa Francesco, Zygmunt Bauman e Pankaj Mishra convergono su una stessa convinzione: i cristiani oggi hanno il compito di creare comunità dove a partire dalla fede in Cristo ci si aiuta ad affrontare le sfide e i problemi quotidiani. Comunità che però devono avere come orizzonte il mondo intero e non una visione autoreferenziale del vivere.

Nicola Curro’

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007