L'arch. Pasquale Pollara: "Ecco la mia proposta per la zona falcata, frammento irrisolto di Messina"

L’arch. Pasquale Pollara: “Ecco la mia proposta per la zona falcata, frammento irrisolto di Messina”

L’arch. Pasquale Pollara: “Ecco la mia proposta per la zona falcata, frammento irrisolto di Messina”

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domenica 24 Gennaio 2016 - 23:03

In questi giorni il dibattito si sta focalizzando sul futuro della zona falcata e sul rapporto della città con il mare. "Abbiamo perso la forza di rinascere ma non mi astengo dall'avanzare una soluzione, nel mio piccolo". L'architetto Pasquale Pollara attraverso Tempostretto propone una soluzione di ricomposizione urbana per quell'area che chiama "frammento irrisolto della città".

L’identità negata

Ogni città sparsa per il mondo gode di una sua caratteristica che la rende unica e irripetibile. Spesso sono le risorse naturali a qualificare il suo paesaggio: sia esso montuoso o costiero, gli elementi primari configurano quei punti di forza che una comunità virtuosa ha il dovere di preservare e valorizzare.

Messina ha una propria identità derivante dal suo stretto legame con il mare, che, sin dalla fondazione della città, è stato il principale traino per l’economia e la società. Nel corso dei millenni, la favorevole collocazione geografica è stata colta strategicamente dalle popolazioni, locali e straniere, che intorno alla “Falce” hanno costituito le basi per la loro civiltà.

Zancle, Messana o Messina, oggi è sempre la stessa: cambia il titolo ma di fatto ha sempre conservato la sua peculiarità. Cosa allora è cambiato? Certamente le catastrofi naturali hanno sottratto qualcosa alla città, ma quella costa, articolata come porto naturale, ha sempre mantenuto la sua configurazione.

Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una gestione del territorio che ha dato per scontata l’identità di Messina, prediligendo aspetti di espansione urbanistica che hanno violentato le catene collinari, le cui cime stanno sparendo dietro le cortine dei palazzi.

Tante sono le emergenze che fanno soffrire Messina e forse riconquistare il suo rapporto con il mare ha assunto l’ultimo posto nell’ordine gerarchico degli aspetti da gestire.

Sin dalla mia infanzia, quelle onde che si infrangono sulla costa hanno fatto crescere in me la “necessità del mare”: qualsiasi concittadino prova un senso di smarrimento lontano dalle acque del Mediterraneo e, quando ci si allontana, fa sempre i conti con un vuoto che non può essere colmato da null’altro.

Durante la mia carriera di giovane architetto messinese, ho maturato l’idea che la chiave per la crescita della mia città è immensamente palese agli occhi di tutti e sono certo di trovare il consenso popolare se affermo che questa identità ci è stata negata.

Durante i miei viaggi e nel corso dei miei studi, ho scoperto città “marinare” che hanno reso il loro potenziale un motore di sviluppo urbano: Barcellona, Marsiglia, Genova, hanno costruito il loro impero dalle acque che bagnano la loro terra; gli altri aspetti territoriali sono cresciuti in conseguenza alla priorità delegata al mare.

Cosa ha di diverso la nostra città, che è stata capace di risollevarsi dai terremoti? Dove è finita quella forza di rinascere dalle macerie? Senz’altro gli aspetti politici hanno contribuito ad affondare sempre più la sorte di Messina. Sarà pur forte ciò che affermo ma, come ogni critica costruttiva, non mi astengo dall’avanzare le mie soluzioni, seppur nel mio piccolo.

Da quando ho cominciato a frequentare la Facoltà di Architettura, mi sono imposto di apprendere più nozioni possibili affinché la mia sensibilità si potesse trasformare in progettualità. Così, nel 2009, ho discusso la mia tesi di laurea dal titolo “Ricomposizioni urbane. La Zona Falcata, frammento irrisolto della città di Messina”. In sintesi, la mia proposta mirava ad un progetto che riqualificasse quella porzione di terra identificativa e dalla curiosa forma che sembra abbracciare chiunque approdi in Sicilia. Lì ho riscoperto la storia messinese, delle sue fortificazioni che hanno difeso i cittadini dalle dominazioni straniere. Mi sono ritrovato in un luogo denso di aspetti storici ma frammentati e mi sono imposto l’obiettivo di ricucire quei tasselli per ridonare un disegno unitario alla Falcata. Passando per i poli storici della Real Cittadella, della Lanterna del Montorsoli e del Forte San Salvatore, ho voluto costituire un fil rouge che abbracciasse queste preesistenze, attraverso un percorso che intercetta un Parco Archeologico, un Centro Culturale e una Promenade che si conclude al culmine della Stele riportante la celebre “Madonna dello Stretto”. Tutto il progetto è stato pensato secondo la realizzazione di punti di vista privilegiati verso la città e il mare in un'unica operazione compositiva.

Al lettore voglio fare dono di una visione, nata forse dall’ingenuità e dall’entusiasmo di uno studente, che oggi, da professionista, sente ancora di dover tanto alla città che lo ha reso instancabile difensore del proprio territorio.

Pasquale Pollara

Per prendere visione dell’intero progetto dell’Architetto Pasquale Pollara, clicca qui http://pasqualepollar4.wix.com/pasqualepollaraarch#!portraits/c199t.

2 commenti

  1. Questo giovane valente ed “appassionato” architetto messinese sembra possedere tutte le caratteristiche per “dialogare” con una delle più grandi “archistar” viventi: Daniel Libeskind. Pochi sanno infatti che Libeskind, progettista dell’entusiasmante centro direzionale polifunzionale di V.San Giovanni ha rivolto un “generoso” appello alla comunità degli architetti per “avvalersi delle competenze locali” al fine di riqualificare entrambe le splendide coste per “interpretare al meglio la cultura e la storia dello stretto”. Lo stretto come” epicentro della cultura e della storia dell’Europa e del mondo”.I’infernale paradosso messinese è però che quasi tutti i “giovani architetti”sono contrari al Ponte. Non ci resta che morire?

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  2. Questo giovane valente ed “appassionato” architetto messinese sembra possedere tutte le caratteristiche per “dialogare” con una delle più grandi “archistar” viventi: Daniel Libeskind. Pochi sanno infatti che Libeskind, progettista dell’entusiasmante centro direzionale polifunzionale di V.San Giovanni ha rivolto un “generoso” appello alla comunità degli architetti per “avvalersi delle competenze locali” al fine di riqualificare entrambe le splendide coste per “interpretare al meglio la cultura e la storia dello stretto”. Lo stretto come” epicentro della cultura e della storia dell’Europa e del mondo”.I’infernale paradosso messinese è però che quasi tutti i “giovani architetti”sono contrari al Ponte. Non ci resta che morire?

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